Un amico e un maestro: Franco è stato per me molto più di un collega. I tre anni trascorsi al suo fianco a Unomattina, dal 2014 al 2017, sono stati i più formativi della mia carriera in Rai. Prima di iniziare quel programma, ero terrorizzata: la mia esperienza era limitata e sapevo bene il peso della carriera di Franco. Temevo di fare brutte figure. Ma fin dal primo giorno, lui è stato incredibilmente disponibile, protettivo e rispettoso. Mi ha voluto accanto in ogni momento, immergendomi completamente nella professione giornalistica. “Rilassati e chiedimi se non sai”, ripeteva spesso. Così, giorno dopo giorno, ho imparato da lui a essere sempre curiosa, attenta e chiara. Per Franco, farsi capire da tutti era fondamentale: “Entriamo nelle case degli italiani e dobbiamo fare in modo di non escludere nessuno”, diceva.
Abbiamo vissuto momenti indimenticabili: dirette interminabili a causa di attentati, la guerra in Siria e altre emergenze di quel periodo. E poi quella telefonata con Papa Francesco che, per la prima volta durante il suo pontificato, si rivolgeva ai telespettatori italiani poco prima di Natale, celebrando con noi i trent’anni di Unomattina. Andare in onda con Franco in quei momenti era non solo emozionante ma anche un privilegio.
Franco era simpatico e ironico, con una costante voglia di scherzare. Ci prendevamo in giro senza freni per le nostre squadre del cuore, il suo Napoli e la mia Juve. Ricordo che alle otto in punto, prima della pubblicità e del Tg1, ci divertivamo a creare siparietti improvvisati stile Sandra e Raimondo. Era un maestro scanzonato, sempre pronto a farci ridere a crepapelle.
Franco era anche un narratore straordinario. Poteva raccontare qualsiasi cosa in modo affascinante e coinvolgente: a pranzo, sempre in un buon ristorante, riusciva a passare da un aneddoto gioioso a uno drammatico, facendoti desiderare di essere nei luoghi tormentati dei suoi reportage. Parlava spesso di sua figlia adottiva Stella, “la persona che ha dato senso e scopo alla mia vita”, incontrata in un orfanotrofio di Sarajevo nel 1992 e oggi una splendida trentenne. Da questa storia d’amore è nata la fiction di Rai1 “Non chiedere perché”, tratta dal suo libro autobiografico del 2011, con Beppe Fiorello, trasmessa con grande successo nel 2015.
Durante la pandemia, lo invitai nel mio programma “A ruota libera” e, anche in quell’occasione, riuscì a informare con rigore, immediatezza e passione.
Sapevo che negli ultimi due anni non stava bene e ogni tanto gli mandavo qualche messaggio. Era sereno con la sua Giulia, conosciuta a Saxa Rubra. Quando la notizia della sua malattia si diffuse, gli inviai solo dei cuoricini rossi, senza parole. Lui rispose allo stesso modo. Mi mancherà profondamente. Ciao Franco, grazie per tutto quello che mi hai insegnato e per il percorso fatto insieme.
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