Efferato omicidio di Thomas Luciani: le ferite mortali e il selfie dei 16enni dopo il massacro



Choc per la foto di uno dei presunti assassini di Cristopher Thomas Luciani, scattata al mare poco dopo l’efferato delitto. Indagini in corso. L’omicidio di Cristopher Thomas Luciani, un ragazzo di 16 anni ucciso a coltellate al Parco Baden Powell di Pescara, ha sconvolto l’intera città. La foto di uno dei presunti assassini, scattata al mare poco dopo il delitto, ha lasciato esterrefatti tutti coloro che l’hanno vista.



Secondo l’accusa, alle 17:10 di domenica scorsa, il ragazzo – insieme a un compagno – si è scagliato come una furia contro la vittima, uccidendola con 25 coltellate. Solo alle 21, il corpo senza vita di Cristopher è stato ritrovato a faccia in giù, in una pozza di sangue nell’erba.

La foto al mare, scattata intorno alle 18:30, mostra il volto del presunto killer senza scrupoli – chiamato Marco per motivi di privacy – che sembra quello di un ragazzo di 16 anni desideroso di godersi l’estate. Tuttavia, guardando più attentamente, si nota che Marco è circondato dagli amici della comitiva, alcuni dei quali erano con lui al parco e consapevoli del terribile fatto di sangue appena avvenuto.

Lo sguardo fiero di Marco, i muscoli in mostra e il pugno chiuso sul petto, suggeriscono l’atteggiamento dell’eroe negativo che si impone sugli altri e manda un messaggio di morte ai nemici: con lui chi sbaglia paga. E Cristopher ha pagato, colpevole di non aver onorato un debito di appena 250 euro legato alla droga. Una questione di “rispetto”, secondo la personalissima legge del più forte di Marco.

L’esito dell’autopsia, condotta dal medico legale Cristian D’Ovidio, ha rivelato che le coltellate hanno trafitto entrambi i polmoni di Cristopher, causando uno choc emorragico irreversibile e un decesso quasi istantaneo. Ora il consulente della Procura dovrà accertare se i fendenti sono stati inferti da un soggetto destrorso o mancino, per stabilire le responsabilità degli accusati.
Un altro dettaglio inquietante emerso dalle indagini è che Marco indossava la canottiera che aveva addosso al parco subito dopo il delitto, facendo ipotizzare l’aggravante della premeditazione. Gli abiti, recuperati dalla polizia nell’appartamento della nonna del ragazzo, erano sporchi di sangue e sono stati posti sotto sequestro.

I due indagati per l’omicidio di Cristopher hanno offerto versioni diverse al primo interrogatorio in questura: uno ha negato le accuse, l’altro ha fatto qualche ammissione. All’udienza di convalida degli arresti, entrambi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Marco è stato trasferito in un centro minorile di Roma, mentre l’altro indagato, chiamato Carlo, è all’Aquila.
Il gip del Tribunale minorile dell’Aquila, Roberto Ferrari, ha convalidato il fermo sulla base di un convincimento che fa rabbrividire: “L’unico vero intento è quello di cagionare sofferenza e morte”. Ad animarli, cioè, “è l’impulso lesivo, quello di provocare sofferenza e uccidere un essere umano, sino quasi a integrare il motivo futile”.

L’omicidio di Cristopher Thomas Luciani ha sconvolto l’intera comunità di Pescara, che si stringe attorno alla famiglia della vittima. Le indagini proseguono per fare luce su questo efferato delitto e assicurare alla giustizia i responsabili.



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