Discussione con i genitori per la droga, poi attacca un passante: 34enne in pericolo di vita



Una notte di sangue e follia si è consumata tra Casal Lumbroso e via di Bravetta, terminata con un giovane aggredito e lasciato in una pozza di sangue lungo la strada. Il protagonista di questa tragica vicenda è Daniele Palomba, un 30enne romano con diversi precedenti per droga.



L’allarme è scattato martedì sera in una delle palazzine di via Serafino Beffanti, dove Palomba ha aggredito la madre. All’arrivo delle forze dell’ordine, il giovane era visibilmente alterato e ha dovuto essere trasportato in ospedale. Dopo aver atteso alcuni minuti al pronto soccorso dell’ospedale San Camillo, spazientito, ha deciso di andarsene a piedi verso casa.

La seconda aggressione e il ferimento del 34enne

Durante il tragitto verso casa, Palomba ha incrociato per caso Edoardo M., un 34enne. Un semplice sguardo di troppo avrebbe acceso la miccia: il 30enne si è scagliato contro la vittima, pestandola a sangue con calci, pugni e forse un coccio di bottiglia. Dopo l’aggressione, Palomba è fuggito verso casa. Due agenti delle Volanti hanno notato il corpo del 34enne steso a terra in una pozza di sangue e lo hanno soccorso, trasportandolo in codice rosso all’ospedale San Camillo.

Le indagini e la confessione del 30enne

La polizia scientifica ha eseguito i rilievi sul luogo dell’aggressione, mentre gli agenti del commissariato Monteverde hanno avviato le ricerche per risalire all’identità dell’aggressore. La svolta è arrivata intorno alle sei del mattino, quando Palomba si è scagliato contro il padre, rientrato nella palazzina di via Beffanti, perché si rifiutava di dargli i soldi per comprare la droga. Alla vista degli agenti, il 30enne ha confessato: “Sono uscito dall’ospedale, ho incrociato un ragazzo lungo via di Bravetta. Mi ha guardato male e l’ho picchiato, sono stato io”.

Le conseguenze e i dubbi sull’arma utilizzata

Per Palomba è scattata la denuncia per aggressione e lesioni. La vittima, Edoardo M., resta ricoverata in condizioni gravi nel reparto di terapia intensiva. Secondo i primi esami scientifici, le ferite sul corpo del 30enne non sarebbero compatibili con il coccio di bottiglia trovato sul luogo dell’aggressione, lasciando ancora dubbi sull’arma effettivamente utilizzata.Questa tragica vicenda mette in luce i pericoli legati all’abuso di droga e alla violenza, che possono portare a conseguenze devastanti per le vittime e per gli stessi aggressori. È fondamentale sensibilizzare la popolazione su questi temi e promuovere iniziative di prevenzione e supporto per le persone in difficoltà.



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