L’epoca che vide la fine del regime fascista italiano, dalla primavera all’estate del 1943, culminò il 25 luglio con un evento simbolico: l’arresto di Benito Mussolini per ordine di Vittorio Emanuele III, il Re d’Italia dell’epoca.
La trama politica dietro questo avvenimento coinvolse figure di spicco, tra cui il Duca Pietro d’Acquarone, politici e militari di alto rango vicini al Re. In un contesto politico dominato dagli alleati che sbarcarono in Sicilia, Mussolini, in contrasto con Hitler e in declino di leadership, vide la sua posizione indebolirsi.
Dino Grandi, figura chiave del regime fascista, svolse un ruolo cruciale nella caduta del regime. Avvocato, ex ministro degli esteri e della giustizia, e presidente della camera dei fasci e delle corporazioni, Grandi fu scelto da Vittorio Emanuele III come possibile sostituto di Mussolini. Supportato da Galeazzo Ciano, genero del Duce, Grandi collaborò con Acquarone a partire da metà luglio.
Lo sbarco alleato in Sicilia il 9 luglio cambiò il corso degli eventi. Un incontro cruciale tra Mussolini e il Re a Villa Savoia si rivelò il preludio all’arresto. Nonostante Mussolini cercasse di minimizzare il rifiuto sugli aiuti militari, il Re, già in accordo con Grandi e le forze politiche vicine alla monarchia, stava preparando il collasso del regime fascista. La storia di quel periodo rivela una rete intricata di intrighi politici che portarono alla fine di un’era.
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