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Dimesso da un’operazione, Riccardo Marini muore due giorni dopo su una barella al Pertini: aperta un’indagine



Un nuovo tragico episodio di malasanità si è verificato a Roma: Riccardo Marini, un uomo di 78 anni, è deceduto il 3 agosto mentre si trovava su una barella all’ospedale Pertini. La sua morte arriva dopo essere stato dimesso il 1 agosto dal Policlinico Umberto I, dove era stato sottoposto a un’operazione. Nonostante manifestasse una febbre persistente e valori vitali anomali, i medici hanno deciso di rimandarlo a casa contro il volere dei familiari, che hanno successivamente presentato una denuncia.



Il caso di Riccardo Marini si è rivelato drammatico. Dimesso dall’ospedale nonostante un decorso post-operatorio complesso, Marini mostrava segni evidenti di un’infezione grave, come una febbre alta. Sebbene i familiari avessero espresso forte preoccupazione per la salute dell’uomo durante la dimissione, i medici non hanno ritenuto necessario ulteriori accertamenti e lo hanno rimandato a casa. Dopo soli due giorni, Marini è stato ricoverato al pronto soccorso dell’ospedale Sandro Pertini, dove purtroppo è deceduto poche ore dopo il ricovero. Gli eredi dell’uomo accusano i medici di non aver riconosciuto la gravità della situazione, una denuncia che ora sarà oggetto di indagine.

Il pubblico ministero Silvia Sereni ha aperto un’inchiesta per colpa medica dopo la denuncia dei familiari, e ha disposto il sequestro della cartella clinica dell’appena scomparso e un’autopsia per fare chiarezza sulle cause del decesso. Al momento non sono stati registrati nomi nel registro degli indagati.

La vicenda di Riccardo Marini emergere come un caso emblematico di errore medico. Anni fa, a Marini era stato diagnosticato un tumore cerebrale. Sebbene riuscisse a sottoporsi con successo a un intervento chirurgico per rimuovere la massa tumorale, la malattia anche premuto sull’esofago, rendendo necessario l’uso di una sonda gastrica per l’alimentazione. Con il passare del tempo, durante un controllo a giugno all’Umberto I, i medici propongono di effettuare un nuovo intervento per ripristinare l’alimentazione orale.

Accettando il rischio, Marini è tornato in sala operatoria il 26 giugno. Tuttavia, qualcosa è andato storto: l’intervento presenta complicazioni e, tre settimane dopo, il paziente è costretto a un ulteriore operazione. Le sue condizioni di salute continuano a destare preoccupazione, mostrando febbre e difficoltà a deglutire, ma nonostante tutto, i medici affermano che non ci siano gravi problemi. Viene consigliata la logopedia e Marini viene comunque dimesso.

Il ritorno a casa è segnato da una tragica escalation. I familiari notano un deterioramento della salute di Marini e, dopo poco, si ritrovano nuovamente al pronto soccorso del Pertini, dove il quadro clinico si aggrava drasticamente. La diagnosi finale dell’autopsia è stata di polmonite, e l’esame ha rivelato la presenza di tracce di cibo nei polmoni, suggerendo che l’alimentazione potrebbe essere stata gestita in modo inadeguato, aggravando la situazione.

La storia di Riccardo Marini mette in luce una situazione inquietante e solleva interrogativi sulla qualità dell’assistenza sanitaria e sull’importanza di monitorare adeguatamente i pazienti dopo le operazioni, in particolare per coloro che presentano condizioni mediche complesse. I familiari, nel lutto per la perdita, lottano ora affinché venga fatta giustizia e che casi simili non si ripetano in futuro.



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