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Dichiarato defunto negli USA, si sveglia mentre stanno per prelevare gli organi: “Si contorceva e piangeva”



I funzionari del sistema che gestisce l’espianto e la donazione degli organi negli Stati Uniti affermano di avere già misure di sicurezza per prevenire simili eventi, ma la famiglia di Hoover sostiene, basandosi sulla propria esperienza, che è necessaria una riforma.



La sorella dell’uomo, Donna Rhorer, ha raccontato un episodio dell’ottobre 2021, di recente reso noto. Hoover era stato portato al Baptist Health Hospital di Richmond, in Kentucky, dopo un’overdose. I medici hanno detto subito ai familiari che era privo di riflessi e attività cerebrale, e alla fine hanno deciso di staccarlo dal supporto vitale.

Il personale dell’ospedale ha poi comunicato ai familiari che Hoover aveva dato il consenso per donare i suoi organi in caso di morte. Per rispettare i suoi desideri, l’ospedale ha verificato quali organi fossero idonei alla donazione e ha persino organizzato una cerimonia in suo onore.

Rhorer ha notato che gli occhi del fratello si aprivano e sembravano seguire i suoi movimenti. “Ci è stato detto che erano solo riflessi, una cosa normale – ha detto – Chi siamo noi per mettere in discussione il sistema medico?”.

Circa un’ora dopo, l’uomo è stato portato in sala operatoria per l’espianto degli organi, ma un medico è uscito spiegando che “non era pronto”. “Si era svegliato”, ha aggiunto la sorella. Rhorer ha ricordato di aver ricevuto istruzioni per riportare a casa il fratello.

Secondo i media locali, Rhorer ha appreso i dettagli dell’operazione del fratello solo a gennaio dal Baptist e dalla Kentucky Organ Donor Affiliates (Koda). Un ex dipendente della Koda l’ha contattata e poi ha inviato una lettera a un comitato del Congresso che nel mese di settembre ha tenuto un’udienza per esaminare il lavoro di chi gestisce la donazione di organi.

L’autore della lettera ha riferito di aver visto Hoover iniziare a “dimenarsi” sul tavolo operatorio e anche a “piangere”. In risposta ai racconti di Rhorer, Baptist Health ha dichiarato che la sicurezza dei pazienti è la sua “massima priorità”. “Lavoriamo a stretto contatto con i nostri pazienti e le loro famiglie per garantire che i desideri dei nostri pazienti in merito alla donazione degli organi siano rispettati”, ha affermato l’ospedale.

Koda ha emesso una propria dichiarazione sostenendo che il caso di Hoover “non è stato rappresentato correttamente”, che l’organizzazione non ha mai raccolto organi da pazienti vivi e che nessuno è stato mai costretto a farlo. Tuttavia, l’ufficio del Procuratore generale dello Stato e un’agenzia federale che supervisiona la gestione della donazione degli organi stanno indagando sul caso di Hoover.

Rhorer ha difeso la sua decisione di rendere pubblica la storia del fratello, dicendo di voler dare “courage a un’altra famiglia per parlare” o “salvare un’altra vita”. “Mio fratello ha cercato di dire: ‘Ehi, sono qui’, ma è stato ignorato – ha spiegato Rhorer – Alla fine hanno interrotto la procedura perché stava mostrando troppi segni di vita”.



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