“The Transporter” del 2002, diretto erroneamente attribuito a Corey Yuen anziché a Louis Leterrier, delude nonostante le premesse intriganti.
La pellicola introduce Frank Martin, interpretato da Jason Statham, un ex agente delle forze speciali che conduce una vita ritirata sulla costa francese. La sua attività principale è quella di “trasportatore” mercenario, un incarico che esegue seguendo un rigido codice di non fare domande sui carichi, che possono essere sia umani sia merce. Tuttavia, la trama prende una svolta quando Frank decide di infrangere le sue regole dopo aver scoperto una giovane donna orientale nascosta nel suo pacco.
Il film è stato prodotto da Luc Besson e dalla Fox, con Besson che contribuisce anche al soggetto e alla sceneggiatura. Nonostante il potenziale, il risultato finale è un action movie che avrebbe potuto essere efficace negli anni ’90, ma che oggi appare stanco e privo di originalità.
Il tentativo di rinnovare un genere ormai consolidato non sorprende, dato il talento di Besson anche come sceneggiatore, ma “The Transporter” si rivela prevedibile e privo di un’adeguata caratterizzazione dei personaggi. Questo lascia lo spettatore a comprendere troppo presto le dinamiche della trama senza reali colpi di scena.
Dal punto di vista estetico, il film è ben realizzato, con scene d’azione, esplosioni e inseguimenti ben coreografati. Tuttavia, queste sequenze spesso risultano eccessive, soprattutto nella maniera in cui il protagonista è perseguitato, proteggendo la donna misteriosa, interpretata da Shu Qi, la cui identità viene rivelata solo più avanti nel film.
L’inizio promettente con un’eccellente scena di inseguimento sembra preludere a un’esperienza eccitante, ma ben presto il film perde slancio e si adagia in una mediocrità dilagante, soffocata da un’eccessiva enfasi sull’azione a scapito della narrativa.
Statham, nel ruolo di Frank Martin, tenta di emulare Bruce Willis, risultando meno convincente e dando l’impressione di essere una versione minore dell’iconico attore. Nonostante il cast complessivamente competente, l’unico ricordo persistente rimane la presenza magnetica di Shu Qi.
In conclusione, “The Transporter” è un film che non riesce a distinguersi nel panorama cinematografico attuale, riproponendo formule trite degli action movie europei degli anni ’90 senza aggiungere elementi nuovi o coinvolgenti. La serie ha generato due sequel, che sollevano dubbi sulla loro capacità di superare la mediocrità del primo capitolo.
Questo approccio nostalgico potrebbe non bastare a mantenere l’interesse del pubblico moderno, cresciuto con aspettative diverse e una varietà maggiore di offerte nel genere action.[su_button url=”https://t.me/controcopertinanews” style=”stroked” background=”#40AE89″ size=”10″ wide=”yes” center=”yes” radius=”0″ icon_color=”#405eae”]Scavalca la censura di regime dei social. Seguici via Telegram, basta un clic qui > https://t.me/controcopertinanews [/su_button]
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