Semper Fi – Fratelli in armi: quando la giustizia si scontra con la lealtà
Sottotitolo: Un dramma ad alta tensione su due fratellastri divisi da un crimine, in onda stasera su RAI4. Recensione del film del 2019 diretto da Henry Alex Rubin.Cal, ufficiale di polizia e riservista dei marines, si trova a dover scegliere tra il suo dovere di far rispettare la legge e la lealtà verso il fratellastro Oyster, quando quest’ultimo viene coinvolto in un incidente mortale. Mentre Oyster affronta le conseguenze della sua azione, finendo in carcere vittima di angherie, Cal parte per una missione in Iraq. Al suo ritorno, deciderà di organizzare una disperata missione di salvataggio con i suoi commilitoni, mettendo a repentaglio la sua carriera e i suoi principi.
I fratelli d’armi
Il titolo del film si riferisce non tanto ai due protagonisti, ma al gruppo di marines di cui Cal fa parte. “Semper fidelis” è infatti il motto che esprime la fedeltà a un corpo militare e il senso di fratellanza che nasce tra commilitoni. Questa lealtà viene messa alla prova quando il gruppo decide di intraprendere un’impresa eticamente discutibile per salvare uno di loro.
Scelte controverse
La sceneggiatura offre un ritratto monodimensionale dei personaggi, con un machismo tipicamente americano che rischia di allontanare il pubblico. Le dinamiche familiari tra Cal e Oyster non sono approfondite in modo credibile, rimanendo ancorate a una superficialità di fondo.
Un finale action
Nella parte finale, la storia innesca la sua anima action, con la messa in atto di un piano folle da parte dei marines. Jai Courtney e Nat Wolff interpretano i protagonisti, ma le mancanze dello script non permettono loro di infondere personalità ai rispettivi personaggi. La regia di Henry Alex Rubin, pur essendo al suo secondo lavoro di finzione, risulta troppo spenta sia nelle fasi melodrammatiche che in quelle di genere.
Per una storia che parte dalla premessa di dover parteggiare per qualcuno che infrange la legge, la caratterizzazione dei personaggi è troppo anonima per far sì che il pubblico si affezioni alla loro discutibile missione. Semper Fi – Fratelli in armi mette troppa carne al fuoco, con una sceneggiatura forzata e una messa in scena anonima, che spreca i potenziali spunti offerti dalla trama.
Influenza della regia sulle performance degli attori
- La recensione afferma che la regia di Henry Alex Rubin è “troppo spenta” sia nelle fasi melodrammatiche che in quelle di genere, risultando anonima se confrontata ad altre produzioni simili.
- Nonostante gli sforzi di Jai Courtney e Nat Wolff, le mancanze della sceneggiatura non permettono loro di infondere una vera personalità ai rispettivi personaggi.
- La caratterizzazione dei protagonisti risulta troppo anonima, impedendo al pubblico di affezionarsi alla loro missione.
Quindi, secondo la critica, la regia di Rubin non è riuscita a valorizzare appieno le performance degli attori, che rimangono limitate dalle debolezze della sceneggiatura. La messa in scena anonima e poco ispirata non riesce a esaltare i punti di forza delle interpretazioni.
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