Un’analisi del declino di una generazione di attori action in un film che tenta di evocare nostalgia, ma che fallisce nel compito.
Secondo recenti ricerche condotte dalla Boston Massachusetts University of Useless Issue and Bambatrons, un campione di quasi trentamila volontari di entrambi i sessi, tra i venti e i trenta anni, ha rivelato una verità innegabile: il 100% della popolazione mondiale invecchia nel corso del tempo. Questa scoperta, consistente e rivoluzionaria, porta con sé significative conseguenze: il declino delle capacità fisiche e intellettuali, e in molti casi, la morte.
Un aspetto interessante è come una fetta di questa popolazione, in percentuali non trascurabili, fino al 100% tra attori di Hollywood che hanno brillato nei film d’azione degli anni ’80, rifiuti di accettare questa inevitabile realtà dell’invecchiamento.
I Mercenari 3 – The Expendables rappresenta uno dei tentativi di affrontare questo tema, ma purtroppo con risultati deludenti.
Negli anni ’80, il panorama cinematografico era caratterizzato da eroi d’azione solitari, spesso rappresentati in contesti estremi, dove emergevano come salvatori del mondo spaccando nemici a destra e a manca. Tuttavia, il pubblico si evolve, richiedendo narrazioni più complesse piuttosto che le fantasie di un solo “eroe” muscoloso e solitario. Gli studios di Hollywood, consapevoli del cambiamento, iniziarono a mescolare ironia e un numero crescente di protagonisti in queste storie d’azione.
I Mercenari
La prima volta è per simpatia
Gli attori protagonisti, ben consapevoli della loro decadenza, tentano di restare rilevanti. Sylvester Stallone, rimanendo all’apice della crew, ha avuto l’idea di riunire questi titani del genere in una serie di film intitolata I Mercenari – The Expendables. L’idea iniziale di un film corale, che mettesse insieme tutti i beniamini d’azione, ha attratto un pubblico nostalgico, anche se il risultato finale si è rivelato insufficiente a soddisfare le aspettative.
La nostalgia, infatti, può essere un potente alleato, ma in questo caso, ha messo in evidenza la fragilità di attori un tempo celeberrimi, ora piegati dall’età e dal tempo. Non sorprende che il primo film, pur avendo riscosso successo, non possa competere con la perizia fisica e attoriale mostrata nei loro giorni migliori.
Durante le riprese del primo film, Stallone ha rischiato persino la vita, subendo un infortunio che l’ha tenuto in coma per tre giorni. Segno di una passione inossidabile, ma anche della reale fragilità di questi eroi.
I Mercenari 2
La seconda volta è quella buona
Il secondo capitolo, I Mercenari 2, ha confermato l’affetto per il cast originale, con un’ulteriore dose di celebrity che ha riempito la pellicola, creando momenti divertenti, ma continuando a rimanere un’operazione d’amore per i fan.
Nonostante il gradimento da parte del pubblico, la verità è che la formula della nostalgia ha iniziato a mostrare segni di stanchezza. Gli “eroi” di un tempo, combattendo con il declino fisico, non potevano restituire il vigore di un tempo.
In questo contesto, Stallone ha insistito per un terzo episodio, I Mercenari 3 – The Expendables, nella convinzione che gli spettatori fossero pronti per un altro tuffo nel passato.
I Mercenari 3
La terza volta è patetica
Tuttavia, al momento dell’uscita, il pubblico ha reagito negativamente. La frustrazione è palpabile: in molti hanno sentito di aver visto troppo di queste vecchie glorie, incapaci di impersonare le figure forti a cui eravamo abituati. Si cercava di incolpare le piraterie online, ma la realtà è che, al di là dei download illegali, I Mercenari 3 è un film scadente.
Il terzo capitolo non riesce a tenere il passo, e nemmeno il gioco della nostalgia può salvare un prodotto così privo di sostanza. I dialoghi, da tempo divenuti materia da parodia, sono imbarazzanti, e alcune scene portano con sé un’aura di tristezza. L’apoteosi del patetico si raggiunge quando i mercenari vengono licenziati per far spazio a una nuova generazione, e si ritrovano a contemplare il loro destino in solitudine.
SPOILER
Il finale, con i giovani che ballano in un karaoke, rappresenta un tentativo disperato di richiamare un’atmosfera spensierata, ma finisce per risultare solo triste e imbarazzante.
FINE SPOILER
In aggiunta ai dialoghi ridicoli, un altro grave difetto è la scarsa caratterizzazione dei personaggi. Anche i nuovi introduzioni, pur di provare ad attualizzare il racconto, non riescono ad aggiungere alcun valore. L’unico elemento con una parvenza di personalità è il personaggio di Antonio Banderas, che finisce per risultare eccessivamente un caricaturale.
Il regista Patrick Hughes non offre alcun spessore visivo al film, riducendo l’azione a sequenze poco coinvolgenti e carenti di originalità. Non ha senso utilizzare talenti come Ronda Rousey senza dare loro spazio per brillare o mettere in luce le loro abilità.
I Mercenari 3 – Una triste realtà
La rassegnazione che il film trasmette è straziante: il tempo non perdona, e nemmeno l’industria cinematografica è esente da questo. Con incassi deludenti, ci si può chiedere se un quarto capitolo verrà mai realizzato. La nostalgia ha i suoi limiti, e il pubblico ha bisogno di contenuti autentici, non di passerelle per divi che non possono più convincere.
Uscendo dalla sala in compagnia di alcuni amici, ci si sente sopraffatti dalla nostalgia mista a tristezza e infelicità. Nemmeno le performances di attori come Mel Gibson, pur se pregevoli, riescono a risollevare le sorti di un film che rappresenta, di fatto, un’evidente fine di un’era. I Mercenari 3 è un triste epilogo, il definitivo declino dei protagonisti d’azione che hanno segnato un’epoca. Ed è con un sospiro che ci si allontana da queste storie, rassegnandosi a comprendere che:
l’età avanza, e con essa, il tempo degli eroi è giunto al termine.
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