Come finisce Era mio padre: trama e spiegazione finale



Come finisce “Era mio padre”: dal fumetto al grande schermo, una storia di mafia, vendetta e redenzione



La pellicola, basata sul fumetto di Max Allan Collins, racconta la drammatica vicenda di Michael Sullivan, un gangster irlandese nella Chicago della Grande Depressione. Il film esplora temi di paternità, vendetta e la dura realtà della vita mafiosa, spostando l’ambientazione negli Stati Uniti e tessendo una trama ricca di emozioni e colpi di scena.

La trama

Ambientata nell’Illinois durante la Grande Depressione del 1931, la storia segue la vita di Michael Sullivan, noto come l’Angelo della Morte, un sicario al servizio del potente boss mafioso John Rooney. Nonostante il suo oscuro mestiere, Michael riesce a condurre una vita apparentemente serena con sua moglie Annie e i loro due figli. Il legame tra Michael e Rooney è profondo, tanto che il boss lo considera più di un figlio rispetto al suo vero erede, Connor.

La pace della famiglia Sullivan viene distrutta quando Michael Jr., il figlio maggiore, assiste accidentalmente a un omicidio commesso da Connor. Temendo di essere scoperto, Connor decide di eliminare tutti i testimoni, incluso Michael Sr. Quella stessa notte, Connor attacca la famiglia di Michael, uccidendo Annie e il figlio minore Peter.

La fuga e la vendetta

Sconvolto dalla perdita e consapevole del pericolo imminente, Michael fugge con Michael Jr. alla volta di Chicago per cercare l’aiuto di Al Capone. Sperando di trovare protezione, si rivolge al vice di Capone, Frank Nitti, che però rifiuta di aiutarlo. Anzi, Nitti avverte Rooney, il quale assolda il letale sicario e fotografo Maguire per eliminare Michael e suo figlio.

Disperato, Michael inizia a rapinare le banche che custodiscono il denaro di Capone, sperando di forzare uno scambio: il denaro per la vita di Connor. In una di queste rapine, Michael riesce a ottenere i libri contabili di Alexander Rance, il contabile di Rooney. Durante l’incontro con Rance, viene teso un agguato a Michael, orchestrato da Maguire. Rance muore, Maguire viene ferito e Michael riesce a fuggire con i libri contabili, anche se gravemente ferito al braccio.

Michael e Michael Jr. trovano rifugio presso una coppia di anziani in una fattoria. Qui, il giovane Michael inizia a capire la complessità del mondo del crimine in cui è cresciuto, mentre suo padre guarisce dalle ferite.

Il confronto finale

Esaminando i libri contabili, Michael scopre che Connor ha sottratto ingenti somme di denaro a suo padre. Deciso a vendicarsi, Michael incontra Rooney durante una messa, rivelandogli la verità su Connor. Rooney, pur consapevole dei crimini del figlio, esprime riluttanza a intervenire direttamente. Consiglia a Michael di fuggire con suo figlio e di lasciare tutto alle spalle.

Non vedendo altra soluzione, Michael tende un’imboscata a Rooney e lo uccide, non senza esitazioni. Rooney, consapevole della sua sorte, accetta la sua morte con dignità. Dopo aver eliminato Connor, la cui posizione è stata rivelata da Nitti, Michael si prepara all’ultimo confronto con Maguire.

Il duello finale avviene in una casa sul lago Michigan, dove Michael e suo figlio si erano nascosti. Maguire colpisce a morte Michael, ma anche lui subisce ferite letali. Michael muore tra le braccia di suo figlio, lasciandolo unico superstite. Michael Jr. trova una nuova casa presso la coppia di anziani che aveva aiutato suo padre, riflettendo sulla vita e le scelte del padre.

Il finale del film

Il finale del film differisce dal fumetto originale. Nel fumetto, Michael Jr. prendeva una pistola e premeva il grilletto, diventando poi sacerdote per espiare il suo senso di colpa. Nel film, Michael Sr. compie azioni immorali giustificandole con l’intento di preparare al figlio una vita migliore. Tuttavia, la verità che emerge è che le colpe dei padri ricadono sui figli. Michael Jr., pur non avendo scelto la vita criminale del padre, è costretto a confrontarsi con la sua eredità e la realtà della sua esistenza.

Il monologo finale

Nel monologo finale, Michael Jr. riflette sulla natura umana e sulla figura di suo padre. “A chi mi chiede se Michael Sullivan era una brava persona o solo un poco di buono, io do sempre la stessa risposta: era mio padre.” Questo passaggio enfatizza la complessità dei legami familiari e la percezione del bene e del male attraverso gli occhi di un figlio.



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