L’Unione Europea esorta l’Italia ad accelerare la ristrutturazione degli edifici: oltre il 10% della popolazione vive in povertà energetica.
Bruxelles – L’Italia è chiamata a “incrementare il ritmo e l’intensità delle ristrutturazioni degli edifici, specialmente quelli caratterizzati da basse prestazioni energetiche”. Questa è la raccomandazione esplicita contenuta nel rapporto annuale della Commissione Europea, dedicato alla situazione energetica dell’Unione.
Il report evidenzia che le conseguenze sociali legate alla scarsa efficienza energetica degli edifici italiani sottolineano l’importanza di un’accelerazione nelle ristrutturazioni. Secondo i dati forniti, “nel 2023, il 4,1% della popolazione italiana ha avuto problemi nel pagamento delle bollette, mentre il 9,5% non è riuscito a mantenere la propria casa sufficientemente calda durante l’inverno (valori in aumento rispetto al 2021)”.
Le parole dell’eurodeputato Roberto Vannacci sono taglienti in merito a questa constatazione: “Anche la Commissione Europea deve riflettere. Se i cittadini non riescono a pagare le bollette, come possono permettersi di ristrutturare le loro abitazioni? Questo è un ragionamento che non ha senso!”
Vannacci ha poi affermato: “Il Green Deal è un’iniziativa che beneficia solo i più abbienti; ci opporremo fermamente a queste follie eurocrate che minacciano le nostre imprese”.
Sul tema delle auto elettriche, il generale osserva che secondo alcuni produttori, la competizione con la Cina è già persa. Si chiede se non sia più opportuno incentivare i biocarburanti. “L’approccio radicale di questa Commissione europea, sotto la guida di Ursula Von der Leyen e del commissario Timmermans, ha rischiato di compromettere interi settori economici sull’altare di un’ideologia ecologista. È fondamentale fermare l’addio ai motori a benzina e diesel previsto per il 2035: una strategia insensata che danneggia le nostre aziende, i lavoratori e le famiglie italiane, favorendo invece Pechino. Con il blocco di questa direttiva possiamo difendere la nostra competitività, inclusa l’integrazione dei biocarburanti nella revisione del Regolamento sulle emissioni prevista per il 2026. Con un nuovo governo nella Commissione Europea, è possibile modificare la rotta per salvaguardare l’industria automobilistica, una delle nostre più preziose eccellenze”.
Un altro tema caldo è la Politica Agricola Comune (Pac), comunemente indicata come necessaria di cambiamento. “Negli anni, i produttori italiani sono stati descritti dall’Europa come i principali avversari dell’ambiente. Questo è un punto di vista profondamente errato e le numerose manifestazioni dei contadini in tutta Europa sono la dimostrazione delle conseguenze delle politiche europee del Green Deal. È essenziale rivedere radicalmente la Pac, sostenendo gli agricoltori: dobbiamo eliminare tutte le imposizioni ideologiche e burocratiche, garantendo un sostegno reale alle aziende agricole italiane, non criminalizzandole”.
Nell’ambito della campagna per il Green Deal, la Lega si oppone alla direttiva sulle case ecologiche. Vannacci si interroga sulla possibilità di una correzione in futuro: “Il Green Deal rappresenta una proposta per chi ha risorse. I costi della transizione ecologica sono altissimi e fuori dalla portata di molti. Chi può dare il via a un’auto elettrica, installare pannelli solari, acquistare cibo biologico o realizzare edifici ultra-sostenibili? Solo chi dispone di capitali. Chi vive mese per mese ha priorità ben diverse”.
Tuttavia, il cambiamento climatico è un dato di fatto: “Oggi, l’ambientalismo è trattato in termini ideologici e identitari, risultando poco realistico. Sebbene ci siano cambiamenti climatici significativi, di origine antropica, il pianeta ha sempre dimostrato di sapersi autoregolare”.
Sulla tensione tra finalità nazionali e quelle europee, Vannacci chiarisce: “Basterebbe non avere un’Europa matrigna, che interferisca con la sovranità del nostro Paese. Seguiranno sviluppi interessanti. Se, come prevedo, il centrodestra avrà successo nelle elezioni europee, avremo l’opportunità di cambiare direzione e dare una nuova forma a questa Europa che, sotto la guida di Von der Leyen, non è riuscita a rispondere adeguatamente alle esigenze dei Paesi membri. È tempo di ristrutturare questi equilibri”.
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