Bracciante agricolo morto abbandonato in strada: “Il braccio di Satnam Singh lasciato vicino alla spazzatura”



I testimoni raccontano a Fanpage.it i drammatici momenti del soccorso a Satnam Singh, l’operaio agricolo lasciato senza soccorsi dopo un terribile incidente.



“Eravamo in giardino quando abbiamo sentito le urla disperate della moglie. Sono uscito ed ho visto scappare l’imprenditore, mentre diceva che il bracciante aveva solo un taglio”. Così iniziano a raccontare Ilario Pepe e Noemi Grifo, i due testimoni che per primi hanno prestato soccorso a Satnam Singh, il bracciante indiano vittima di un incidente sul lavoro.

Satnam Singh è stato abbandonato in strada dopo che un macchinario agricolo gli ha tranciato di netto il braccio. La cassetta della frutta contenente il suo arto è stata lasciata vicino ai secchioni dell’immondizia. “Continuava a urlare ‘marito tagliato’. Non abbiamo capito subito cosa volesse dire, ma abbiamo comunque chiamato il 118. Soltanto dopo ho visto che gli mancava tutto un braccio. Neanche lui sapeva dove fosse. La cassetta per la frutta con il braccio è stata lasciata accanto ai secchioni dell’immondizia”, raccontano i residenti della zona.

La fuga dell’imprenditore

Dopo l’incidente, Satnam Singh è stato trasportato su un furgoncino bianco insieme alla moglie e abbandonato lungo la strada. È stata la donna a cercare aiuto, citofonando alle abitazioni della zona. “Diceva ‘marito tagliato’. Abbiamo pensato servisse qualche punto, non abbiamo capito subito la gravità della situazione. Ma non che gli mancasse un intero arto. È stata una scena spaventosa”, continua Ilario Pepe, che per primo ha chiamato il 118 ed è riuscito a intercettare l’imprenditore che aveva abbandonato il corpo di Satnam Singh.

L’orrore abbandonato tra i rifiuti

“La cassetta per la frutta con il braccio di Satnam Singh era stata lasciata qui, in mezzo ai secchioni dell’immondizia. Lui lo hanno lasciato un po’ più distante”, racconta una testimone che ha prestato soccorso al bracciante agricolo. Satnam Singh è morto all’ospedale San Camillo di Roma, dopo essere stato trasportato d’urgenza il giorno prima. “Eravamo in giardino con le bambine, quando sono arrivate le urla. Abbiamo cercato fino all’ultimo di aiutarlo. All’inizio pensavo fosse morto. Siamo scioccati, la storia è talmente crudele che non ci sono parole”, aggiunge Noemi Grifo, un’altra residente. “Chiediamo giustizia. E che il responsabile paghi”.

“Che vuol dire ‘marito tagliato’? Non capivo. Ma lei si buttava per terra disperata”, continua Ilario Pepe. “Mi sono affacciato e ho visto un uomo che lo portava dietro alle case, sorreggendolo. Pensavo lo aiutasse. Non avevo capito che lo stesse abbandonando”.

Uscito di casa, Pepe ha notato la presenza del furgone. “Gli sono corso dietro e gli ho detto di chiamare subito il 118. Gli ho chiesto cosa stesse succedendo. Mi ha risposto mentre chiudeva gli sportelloni. Mi ha detto che si era tagliato. Ma me lo ha detto come se bastassero pochi punti per farlo riprendere. Gli ho chiesto perché lo avesse portato lì, anziché in ospedale. Mi ha risposto che non era in regola. Ed è scappato”.

La chiamata al 118: “Gli manca tutto il braccio”

“Non avevo ancora visto il corpo. Loro nel frattempo si erano messi in contatto con il 118, mi hanno passato il telefono”, racconta Pepe. “C’è un ragazzo, lo hanno portato qua dal lavoro, si è tagliato. Quando mi hanno chiesto maggiori informazioni, ho raggiunto il bracciante dietro casa. E mi sono dovuto correggere. Gli mancava tutto l’arto, non era un semplice taglio. Mi ha detto che lo avevano portato insieme al braccio, ma che non sapeva dove fosse. Soltanto dopo è stato trovato un pezzo di mano in mezzo alla spazzatura”.



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