Controcopertina

Ana Cristina Duarte Correia, uccisa a 38 anni con un pugnale dal marito di fronte ai tre figli. «Aveva parlato di abusi ma non ha fatto denuncia»



Sotto l’ombra di una tragica violenza domestica, si è consumato un delitto orrendo a Saltara, nella provincia di Pesaro e Urbino. La vittima, Ana Cristina Duarte Correia, una donna di 38 anni di origini brasiliane, è stata brutalmente uccisa con un coltello all’interno della propria abitazione, mentre i suoi tre figli assistevano inerme alla scena. L’episodio è avvenuto nella notte, intorno alle 2, e nonostante i tentativi di soccorso lanciati dai vicini e l’arrivo dell’eliambulanza, le ferite riportate erano troppo gravi e la donna è deceduta poco dopo il suo arrivo all’ospedale di Torrette.



L’allerta per l’incidente è stata data dai vicini, che hanno sentito le urla e il trambusto provenienti dall’abitazione della coppia. Il marito, un italiano di 54 anni, è attualmente in stato di fermo e sta subendo un intenso interrogatorio da parte dei carabinieri, che stanno indagando su quanto accaduto.

L’aggressione davanti ai tre figli

La scena raccapricciante è stata testimoniata dai tre figli, che si sono trovati a vivere un trauma atroce, assistendo all’aggressione della madre durante le prime ore del mattino. Nonostante i tentativi disperati di rianimarla, Ana Cristina è morta durante il trasporto in eliambulanza verso l’ospedale. Secondo le informazioni riportate, il marito è stato subito portato nella caserma dei carabinieri, dove è sottoposto a fermo con l’accusa di omicidio volontario.

«La donna parlò di violenze ma non denunciò»

Non è la prima volta che la donna affrontava situazioni di violenza domestica; infatti, Ana Cristina aveva già avuto in passato delle esperienze drammatiche legate al comportamento violento del marito. Aveva decisamente preso la decisione di lasciare la casa per sfuggire alle violenze, ma non aveva mai proceduto a presentare una denuncia formale. Ieri sera, in un atto di speranza o di disperazione, era tornata a casa senza informare le autorità. Il marito aveva in precedenza denunciato la sua assenza, segnalando il suo abbandono del tetto coniugale il 2 settembre scorso.

Dopo averla rintracciata, i carabinieri erano riusciti a parlare con lei. Ana Cristina, pur ammettendo le violenze subite, si era però rifiutata di formalizzare una querela. A seguito di queste segnalazioni, la Procura della Repubblica di Pesaro aveva attivato il Codice Rosso, una misura di sicurezza per proteggere le vittime di violenza domestica.

Questa atroce vicenda non solo mette in luce l’emergenza legata alla violenza di genere in Italia, ma solleva domande provocatorie riguardo al sistema di protezione e alla tempestività delle misure di intervento. La morte di Ana Cristina è un triste monito alla società, che deve confrontarsi con la realtà di tante donne intrappolate in relazioni tossiche e pericolose, spesso senza la forza o il supporto necessari per chiedere aiuto. L’eco di questo delitto rimarrà nell’animo della comunità, invitando tutti a riflettere sull’urgenza di intervenire contro ogni forma di violenza.



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