Un giovane romano arrestato per aggressione sessuale su un treno: il giudice dispone il carcere dopo il rifiuto del padre di accoglierlo ai domiciliari
Un 23enne romano, Denis Fozzi, è stato arrestato per aggressione sessuale in un treno diretto a Balduina, dopo che una ragazza di 23 anni è riuscita a chiedere aiuto in lacrime. Solo una settimana fa, Fozzi era stato già arrestato per resistenza a pubblico ufficiale, ma il giudice non aveva ritenuto necessario applicare alcuna misura cautelare.
Il giovane ha cercato di difendersi davanti ai magistrati, sostenendo di non conoscere la vittima e affermando che, essendo fidanzato con più ragazze, non avrebbe mai intrapreso un comportamento del genere. Durante l’interrogatorio, ha avviato un monologo confuso e incoerente, interrompendo frequentemente i giudici. Secondo la ricostruzione, la ragazza era seduta da sola e sarebbe stata avvicinata e immobilizzata da Fozzi, che ha provato a baciarla e successivamente l’ha palpeggiata. Dopo un gesto disperato, la giovane è riuscita a liberarsi e a contattare le forze dell’ordine, che hanno subito intervenuto.
Di fronte alla fragilità emotiva espressa dal giovane, il pubblico ministero Vittoria Bonfanti ha sollecitato la convalida dell’arresto, segnalando la rischiosa instabilità del ragazzo. Il magistrato ha ritenuto opportuno disporre gli arresti domiciliari presso la residenza dei genitori, affinché potessero tenerlo sotto controllo. Il suo avvocato ha presentato una perizia psichiatrica, menzionando che il ragazzo aveva già precedenti per furto, resistenza a pubblico ufficiale e rissa. Avendo già avuto contatti con la giustizia, Fozzi era noto ai magistrati, dato che pochi giorni fa era stato coinvolto in un altro arresto.
Durante l’attesa per la sentenza, il giovane ha continuato a parlare senza freni, attaccando le forze dell’ordine e deridendo la vittima, dicendo frasi offensive sulla sua apparenza. Addirittura, ha tentato di esibirsi cantando al microfono del banco degli imputati, dimostrando un atteggiamento provocatorio.
Quando i giudici hanno accettato l’istanza del pubblico ministero, il padre di Fozzi ha espresso il suo disaccordo riguardo alla sua accoglienza in casa, affermando che non poteva essere ospitato. Questo ha portato i magistrati a riunirsi nuovamente e decidere per la custodia cautelare in carcere. La reazione del giovane è stata esplosiva: ha cominciato a gridare e a bestemmiare furiosamente nel corridoio, mostrando poco rispetto per la situazione.
Nonostante le difficoltà, il padre, che attendeva al di fuori dell’aula, ha espresso il suo dispiacere pubblicamente, definendo il figlio un “ragazzo buono”, pur riconoscendo il suo comportamento scorretto. Fozzi ha raccontato di un’infanzia segnata da un periodo di otto anni in una comunità e da esperienze traumatiche, come una sparatoria a Tor Bella Monaca. Attualmente vive con alcuni coinquilini nell’appartamento di proprietà dei genitori, avendo perso il lavoro a causa di un incidente che lo ha colpito alla gamba.
Questo episodio solleva interrogativi sul sistema giudiziario e sulla gestione di individui con problematiche comportamentali e psicologiche, evidenziando la necessità di una maggiore attenzione verso la prevenzione di crimini simili.
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