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Luca Delfino presto libero, condannato a 16 anni di carcere per l’omicidio di Antonella Multari



Luca Delfino, che è stato condannato a 16 anni e 8 mesi di reclusione per l’omicidio della 32enne Antonella Multari avvenuto a Sanremo nel 2007, potrebbe presto essere liberato. Questa notizia ha causato una grande angoscia e molti interrogativi nella madre della vittima, Rosa Tripodi, soprattutto dopo le minacce che ha ricevuto da Delfino durante il processo per la morte della figlia. “Ho paura – ha dichiarato Rosa davanti alle telecamere di TgCom24 – perché lui esce e potrebbe ancora fare del male”.



Antonella è stata assassinata con 40 coltellate 16 anni fa, dopo essere stata respinta. Durante il processo, Delfino è stato processato con la formula del rito abbreviato e ha quindi ottenuto uno sconto di pena. Potrebbe lasciare la prigione già a partire dal prossimo giugno. “Sono 16 anni che non vivo più – ha detto la madre di Antonella -, mia figlia non c’è più, lui l’ha uccisa, meritava l’ergastolo. Mi metto nelle vostre mani, giudici, avvocati e magistrati. Ho ancora un po’ di fiducia nella giustizia”.

Prima del processo per l’omicidio di Antonella, Delfino era sospettato di aver ucciso un’altra giovane donna, Luciana Biggi, la sua ex fidanzata, che è stata uccisa a coltellate a Genova. Per questo omicidio, è stato assolto senza essere mai arrestato. Adesso, Delfino potrebbe essere scarcerato tra pochi mesi, come riportato dal Secolo XIX, dopo aver ricevuto la condanna per l’omicidio di Antonella.

La madre di Antonella ha paura che Delfino possa farle del male o che possa ripetere la stessa furia con cui avrebbe ucciso sua figlia. Nonostante la sua delusione per la sentenza che sembra essere troppo lieve rispetto all’orrore del crimine – Antonella è stata uccisa con decine di coltellate -, Rosa Tripodi continua a confidare nella giustizia, ma teme per la propria incolumità e chiede ai giudici di non lasciare Delfino libero.

La condanna a carico di Delfino prevedeva, oltre alla reclusione, 5 anni di trattamento psichiatrico in caso di pericolosità sociale riconosciuta. Tuttavia, questo scenario sembra al momento improbabile data la mancanza di strutture adeguate. “Mettetevi una mano sulla coscienza – ha continuato.



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