Le islandesi, inclusa la premier Jakobsdóttir, hanno scelto di alzare la voce contro il gender pay gap, il divario retributivo tra i sessi, attraverso un potente gesto di protesta: uno sciopero generale che coinvolge sia il lavoro retribuito che le faccende domestiche e la cura dei figli. In questo articolo esploreremo il significato di questa azione e rifletteremo su cosa potrebbe accadere se un simile sciopero si organizzasse in Italia.
Un gesto di unità e solidarietà
La compattezza e la risolutezza delle islandesi che sfilano insieme nel giorno dello sciopero generale suscitano ammirazione. Nonostante il gender gap in termini di stipendi, ferie e servizi sia minimo in Islanda, non possiamo ignorare che anche un solo caso di discriminazione è troppo. Questo sciopero è un modo per farci vedere come si combatte per i propri diritti.
Un’immagine da imitare?
Ma come potremmo organizzare una giornata simile in Italia? Ho posto questa domanda alla mia estetista mentre mi metteva lo smalto. Lei ha risposto: “Sì, sarei molto disposta a partecipare, ma dovrei preparare tutti i biberon in anticipo, perché anche le mamme scioperano, giusto?”. È vero, ma anticipare il lavoro vanificherebbe lo scopo dello sciopero. E non è solo quello, dovrei anche preparare il sugo per il pranzo”.
Un’immagine folkloristica o un collasso?
Quindi, l’immagine più probabile sarebbe quella di 30 milioni di italiane che il giorno prima si organizzano per garantire che tutto funzioni senza di loro per 24 ore. Ma cosa accadrebbe davvero in quel giorno? Il paese collasserebbe su se stesso. Guardatevi intorno per un momento e immaginate.
L’esempio delle islandesi ci mostra l’importanza dell’unità e della determinazione nel combattere le disuguaglianze di genere. Mentre riflettiamo su questa poderosa azione di protesta, dobbiamo chiederci come possiamo contribuire a ridurre il gender pay gap nella nostra società e sostenere una maggiore equità nell’ambito lavorativo.
Add comment