Controcopertina

Yusupha Joof è bruciato vivo nella baracca per tre pomodori, ed erano i nostri



Un incendio ha distrutto il campo per lavoratori migranti di Torretta Antonacci, uccidendo Yusupha Joof, vicino a San Severo, Foggia, e Rignano Garganico, nella campagna del sud Italia.

Qualcuno viene sotto pagato per produrre questi ottimi pomodori, ed è per questo che costano così poco. Questo è il mio modo di vedere la cosa, e questo è il mio modo divedere me stesso. La schiavitù è implicita quando qualcuno è sottopagato, perché implica sfruttamento. Per descrivere le persone che vivono in capanne di fortuna ai margini dei campi, non ho altre parole.



L’incendio che ha ucciso Yusupha non sarebbe potuto scoppiare nelle nostre case, perché le nostre strutture sono costruite con materiali di qualità superiore, che sono ignifughi o più durevoli, e abbiamo spine ignifughe nelle prese elettriche, che possiamo usare per innaffiare l’acqua in un frigorifero che si trova sul bancone della cucina, non in una stanza con spazio limitato e scarse vie di evacuazione, come quella in cui si trovava Yusupha.

Purtroppo, il termine “ghetto” viene utilizzato dagli stessi individui che vi risiedono per identificare questi accampamenti. Sappiamo, dalla storia, che l’espressione “ghetto” si riferiva originariamente ai reparti delle fabbriche dove venivano confinati i sindacalisti, così come ai ghetti ebraici, che erano aree in cui venivano ristretti i poveri e i malati, a cui attualmente si riferisce la parola “ghetto”.

Il tetto è sempre costruito con cartone e plastica, poiché il sole brucia ma la pioggia è un avversario più letale. Spesso vengono utilizzate lamiere di recupero o salvate dall’incendio di una baracca, poiché non offrono alcuna protezione in quanto scoperte. Per questo motivo, le baracche diventano forni in estate e trappole per il freddo all’aperto in inverno, poiché le lamiere scoperte intrappolano ma non proteggono.


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