Controcopertina

Stefano Accorsi è un giudice nella fiction “Vostro onore”: «Nelle scene più dolorose pensavo ai miei figli, per tirare fuori le emozioni»



In questa fiction interpreto un uomo che per salvare la vita al figlio è disposto a scendere a pericolosi compromessi. Avevo davanti un giovane attore, Matteo Oscar Giuggioli, che interpretava mio figlio. Ma dentro di me pensavo ai miei veri figli, e infatti quelle scene così dolorose sono state le più toccanti, perché ho lasciato uscire fuori le mie autentiche emozioni di padre…».
È un fiume in piena l’attore Stefano Accorsi quando ci parla di Vostro onore, la fiction in



quattro puntate in onda su Raiuno da lunedì 28 febbraio: è la serie che segna il suo ritorno in Rai, venti anni dopo la serie Le ragioni del cuore: «Sì, ci tenevo a tornare con un grande progetto. E Vostro onore è una fiction intensa, bellissima, basata su una serie israeliana, Kvot do, che ha avuto successo in tutto il mondo: è la storia di un giudice integerrimo che quando scopre che suo figlio ha investito accidentalmente il membro di una feroce famiglia criminale depista le indagini per paura che i parenti della vittima si vendichino uccidendo suo figlio».

E Accorsi, che è padre di quattro figli, Orlando e Athena, i più grandi, nati dall’unione con la diva francese Laetitia Casta, e Lorenzo e Alberto, avuti con la sua attuale compagna Bianca Vitali, dice: «Guardando Vostro onore, la prima domanda che ognuno si pone è: “Che cosa arriverei a fare pur di salvare i miei figli?”. E

io ho cercato di immaginare che cosa farei se mi trovassi con i miei figli in una situazione così al limite… Senza riuscire a darmi una vera risposta, perché per fortuna non mi sono mai trovato in una situazione simile. Ma questo personaggio mi ha dato tanto, spero davvero che questa storia tocchi il cuore dei telespettatori».

Come si è preparato a questo ruolo?

«La serie originale, quella israeliana, l’ho vista. Ma i nostri sceneggiatori hanno dato molto più calore al rapporto tra padre e figlio. Poi c’è anche l’aspetto dell’indagine molto avvincente, perché la nostra è anche una serie d’azione: è stata realizzata tra Milano, dove abbiamo girato gran parte delle scene esterne perché è lì che è ambientata la vicenda, e Roma. Le riprese sono durate tre mesi è mezzo con ritmi molto serrati: il regista Alessandro Casale è meticoloso, ama fare tante inquadrature per arricchire la fiction. E sono certo che Vostro onore piacerà ai telespettatori… Intanto a me darà l’opportunità di festeggiare un traguardo importante».

Quale, Stefano?

«I primi trenta anni di carriera. Era il 1992 quando, al primo provino della mia vita, Pupi Avati mi scelse tra centinaia di ragazzi per un piccolo ruolo in Fratelli e sorelle».

Se si guarda indietro e ripensa al ragazzo che era allora, che cosa pensa?

«Di essere stato fortunato, di avere avuto tanto. Ero un ragazzo di appena venti anni, oggi sono un uomo di cinquanta e sono molto felice di quello che ho. Non mi guardo indietro, sono sempre proiettato su quello che mi aspetta…».

Le dispiace fare un’eccezione? Qual è il film, tra i tanti che ha girato, che considera più importante nella sua carriera?

«Non me ne faccia scegliere solo uno: Jack Frusciante è uscito dal gruppo, Radiofreccia… e poi L’ultimo bacio e Le fate ignoranti sono stati tutti film cruciali. E, guardi, se parliamo di popolarità, devo moltissimo anzitutto a uno spot».

Quale?

«Quello di un gelato, a metà anni Novanta. All’epoca ero in una compagnia teatrale, girai lo spot in mezza giornata e da un giorno all’altro ebbi una popolarità incredibile, dicendo una semplice battuta in inglese maccheronico: appena uscivo di casa, mi fermavano per la strada i ragazzi per chiedermi di ripeterla. Oggi saranno diventati padri come me: spero che Vostro onore tocchi il loro cuore come ha toccato il mio».



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