C’è una parola che brilla al petto di Simona Ventura. Cinque lettere, amore, e ben riassume l’aria che si respira quando si trascorre del tempo accanto a lei e al compagno Giovanni Terzi. Ma volendo aggiungerne un’altra, forse meno poetica ma altrettanto forte, la parola sarebbe dialogo. Continuo.
Su tutto. Voglia di condivisione profonda. Sbaglio, Simona, o è così? «È proprio così. Io ho sempre creduto nell’amore, ma non avevo mai trovato una persona tanto complementare e affine. Quando ci siamo incontrati, tre anni e mezzo fa, eravamo un po’ due lupi solitari, due che si erano un po’ chiusi.
Io pensavo che probabilmente avrei avuto tante cose nella vita, ma non l’amore, che sarei rimasta da sola, con i miei figli, e già mi ritenevo fortunata. Ma è bastato parlare con lui, confidarmi, per stravolgere tutto. Per ripartire, appoggiandosi l’uno all’altra, migliorandosi. Mi sono sentita da subito molto protetta ed è stato spontaneo iniziare a scrivere insieme il nostro progetto di vita. Che include tutti». Tutti chi? «Noi due e i nostri cinque ragazzi.
Per me la famiglia è essenziale, per Giovanni anche: noi non siamo più due, siamo uno. E questo uno ha cinque satelliti, i miei tre figli e i suoi due. Siamo felici e loro lo sono altrettanto nel vederci così». In cosa pensi ti abbia migliorato Giovanni? «In tante cose. Nell’essere più sensibile, più dolce. Nella mia vita sentimentale ho avuto tanto, ma anche molta sofferenza. Di riflesso ero diventata più dura, più chiusa, non ero più io.
Il nostro amore, così consapevole e sorprendente, che ci ha travolti quando meno ce lo aspettavamo, è una terapia. Mi ha restituito entusiasmo, energia, forza, serenità ed equilibrio. E poi la voglia di condividere ogni piccola cosa, dal menu del pranzo al lavoro, al rapporto con i ragazzi. Mi ha anche insegnato il valore del dialogo sia all’interno della coppia sia della famiglia». Sembra una novità per te… «In effetti prima di conoscerlo parlavo poco, evitavo di affrontare le cose che funzionavano meno.
Me ne stavo zitta e poi, però, a un certo punto esplodevo. Ora non è più così: ho imparato che il linguaggio dell’amore passa attraverso il dialogo, che parlarsi è fondamentale nei rapporti. L’ho capito anche nel programma Ultima Fermata, quattro prime serate andate in onda su Canale 5 fino alla scorsa settimana, in cui sono stata voce narrante».
Un dialogo in extremis, in quel caso: coppie che cercano di ritrovarsi, confrontandosi. «È stato un programma nuovo per la Tv, dedicato all’amore, alle verità e ai non detti nei sentimenti. Abbiamo offerto alle coppie una nuova possibilità: quella di fermarsi un attimo, di trovare il modo di riconciliarsi.
Abbiamo tentato di riunirle attraverso il dialogo, con il supporto di terapeuti. Le coppie sono state coraggiose a mettersi in gioco, a svelarsi come mai prima d’ora nel tentativo di ritrovare un binario comune. Questo programma, che essendo nuovo necessita di un naturale rodaggio, rappresenta un’altra frontiera del reality, e mi appassiona. Come mi diverte moltissimo Citofonare Rai2, che conduco la domenica a mezzogiorno con la mia amica Paola Perego.
Ci troviamo molto bene a lavorare insieme, c’è sintonia, siamo complementari. È una soddisfazione sapere che lo show è stato confermato in autunno». Quanto influisce il lavoro nella tua vita privata? «Sto vivendo un momento molto bello, di serenità, anche dal punto di vista professionale. E se il lavoro va bene tutto ne beneficia, e si guarda al futuro con occhi più limpidi». Nel vostro futuro ci sono sempre le nozze? «Ci sono, certo, ma ogni volta che ne parliamo succede qualcosa che ci impedisce di organizzarle come vorremmo: prima è scoppiata la pandemia, ora la guerra. Vorremmo una festa senza rischi, godercela con accanto le persone del cuore.
Lo dico sommessamente, ma sono certa che ce la faremo. Il nostro amore è forte, si esprime ogni giorno: insieme siamo in grado di superare qualsiasi avversità. Noi ci sentiamo già profondamente legati, ci sentiamo già una famiglia: mancano soltanto le fedi (Giovanni guarda Simona così intensamente che non servirebbe aggiungere parole, ndr)». Giovanni, qual è l’aspetto che più ami di Simona? «Tutto, e non lo dico tanto per dire. Simona è una donna splendida, perfetta così come è.
Dal primo giorno della nostra relazione ha acceso quella fiammata che continua ad ardere. È presente, accudente, generosa, per le persone che ama si dà senza risparmiarsi. Il nostro amore per me non è stata una terapia, ma la salvezza assoluta. Voglio vivere con lei, invecchiare con lei». In che senso salvezza? «Prima di lei negli affetti io ho fallito due volte, per colpa mia, con le mamme dei miei figli, che sono sempre stati il centro e il timone della mia vita.
Seguirli mi ha permesso di mantenere una rotta, di non “sbarellare”, di concentrarmi su qualcosa di bello, di prezioso. Incontrare Simona è stato come ritrovare con naturalezza una nuova prospettiva e una forza pazzesca. Ci sosteniamo, ci siamo l’uno per l’altra e non abbiamo paura di rivelarci, confidandoci tutto, sconforti, paure, sogni, progetti. Più passa il tempo più il nostro amore diventa grande». Questo ti piace o ti spaventa? «Mi piace e mi sorprende. Io devo conquistare Simona ogni giorno, per farle vedere chi sono e quello che sento. Mia madre mi diceva sempre che amare davvero è uno stato di grazia. Aveva ragione».
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