Serena Rossi e Davide Devenuto

Serena Rossi, il suo compagno Davide Devenuto avrebbe fatto marcia indietro sulle nozze



Per adesso le nozze non sono in programma e ho pure smesso di chiedermi se e quando ci saranno. Ma non mi lamento: Davide e io stiamo bene così»: Serena Rossi va a nozze solo in Tv. L’attrice napoletana veste i panni di Maria una donna del Sud determinata e coraggiosa ne La sposa, fiction ora in onda su Raiuno.



Per salvare la famiglia dall’indigenza Maria decide di accettare un matrimonio per procura stilando un accordo grazie al quale saldare i debiti della sua famiglia. Ma deve fare i conti con una realtà totalmente ostile, dovuta al suo essere donna e calabrese in Veneto.

E soprattutto deve misurarsi con il rifiuto del marito, interpretato da Giorgio Marchesi. Ma il suo carattere forte la porterà a cambiare il mondo che la circonda, non senza difficoltà. «Mi sono rivista in Maria e mi sono rivista in mia nonna, che purtroppo è mancata proprio mentre giravamo la serie, dedicata a lei.

Questa è una storia che parla di emancipazione femminile e accoglienza. Maria arriva in una realtà diversa ed è una diversa. Io come lei credo molto nel buono delle persone e non a caso spesso vengo rimproverata: “Sei troppo buona” mi dicono spesso.

Ma non mi importa: voglio mantenere il candore nel mio sguardo. Lei fa molta fatica ma non lo fa mai pensare. Soffre con dignità e sopporta le resistenze, il maschilismo, il razzismo nei suoi confronti in silenzio. Ma non perché è debole. Perché in realtà è più forte di tutto questo e vede oltre». Quali aspetti caratteriali in particolare apprezza di Maria e in quali si riconosce maggiormente? «La pazienza, anche la resilienza. E la capacità di ascoltare gli altri. Poi apprezzo la sua voglia di lavorare e mi piace il suo grande senso della famiglia».

È stato difficile calarsi nel ruolo di Maria, al netto delle similitudini che vi accomunano? «Fisicamente tantissimo: non ci siamo mai risparmiati. Mi sono tuffata nel fiume Dora, di notte, con la pioggia finta. Avevo una muta, ma dentro entravano acqua e zanzare, tantissime.

Poi ho munto una mucca: volevo farlo io. Ho falciato il grano e il giorno dopo avevo le braccia piene di graffi. Ecco: io, a differenza di Maria, non sono molto fisica. Ho guidato il trattore e ho voluto sporcarmi, andando fino in fondo.

Personalmente, se devo affrontare una cosa difficile non mi tiro mai indietro. Emotivamente, poi, ci sono state parecchie scene che mi hanno commosso». Come ha accolto la sceneggiatura? «Quando mi hanno proposto questo progetto ho accettato subito. Di Maria ho amato l’inclinazione a rendere migliori le persone che le stanno intorno. Mi hanno contattato quando ero nel pieno delle riprese di Mina Settembre e di solito quando lavoro a un film, a una serie o a un programma televisivo non considero altro perché ci entro dentro fino in fondo.

Così, quando mi hanno invitato a leggere la storia ho accettato con riserva, ma appena ho iniziato la lettura ho iniziato a piangere e ho detto che avrei voluto farlo assolutamente. Per me, per le donne e per gli uomini del domani. Anche per mio figlio Diego: sono molto legata alle tradizioni e vorrei che anche lui crescesse sentendo il legame con le proprie radici». Come sceglie generalmente un copione da accettare? «Da un po’ di tempo a questa parte avverto una responsabilità maggiore rispetto al passato.

Sento che le persone che mi seguono si aspettano dame qualcosa di importante e di valido dal punto di vista sociale. Quindi i personaggi che scelgo tendenzialmente hanno sempre qualcosa da raccontare ma soprattutto qualcosa da insegnare. E con La sposa è andata così». Si sente femminista? E secondo lei le quote rosa sono un traguardo o una sconfitta per le donne? «Dire che sono femminista forse è troppo. Io sono una donna, fiera di esserlo e fiera di crescere un bimbo, maschio, che da grande amerà le donne e le rispetterà.

Penso che tanta strada è stata fatta ma ce n’è ancora tanta da fare. Non considero le quote rosa una sconfitta ma, come dicevo prima, cerco sempre di vedere il buono in tutto. Recentemente parlavo anche della possibilità di avere un Presidente della Repubblica donna: perché no? Ci sono ancora alcuni aspetti per cui dobbiamo lottare, ma sono fiduciosa».

In che modo insegna a un bambino a diventare un brav’uomo domani? «Io credo che un genitore insegni ai propri figli non tanto con le parole, ma con l’esempio. Il mio è quello di una mamma che lavora. Il suo imprinting è quello di rispettare una donna nella sua complessità. Lui mi ama tanto, noi ci amiamo tanto e lo dico con orgoglio, per quello che sono. E poi fa tanto anche l’insegnamento del papà, che gli dà un esempio di rispetto».



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