Alla fine degli anni Sessanta, in Italia erano ancora diffuse pratiche arcaiche come i matrimoni per procura, in cui giovani donne del Sud venivano date in moglie a uomini del Nord, per lo più agricoltori. È questa la premessa de La sposa, in onda su Raiuno dal 16 gennaio per tre serate (coprodotta da Rai Fiction e Endemol Shine Italy).
È una serie ambientata nel passato ma che parla al presente, perché affronta temi ancora attuali come l’emancipazione femminile, la parità di genere e il diritto di essere diversi. Un racconto moderno, che ha per protagonista una figura femminile coraggiosa e forte, interpretata da Serena Rossi, la stessa attrice che in questi giorni è al cinema con Diabolik e che il 1˚ gennaio ha condotto Balla con me, insieme a Roberto Bolle.
Nell’anno che si è appena chiuso Serena ha condotto lo show Canzone segreta, è stata madrina della Mostra del Cinema di Venezia e protagonista della fiction campione d’ascolti Mina Settembre, di cui sta girando la seconda stagione a Napoli.
La tua carriera sta andando a gonfie vele. «Non faccio mai bilanci, però riconosco che il 2021 è stato un anno importante. A me piace fare tutto: cantare, recitare, condurre. Sono a mio agio sul set, come sul palcoscenico, purché siano esperienze nuove, per mettermi alla prova e alzare l’asticella. Cerco di dare ogni volta il massimo, con tutto il cuore».
Conoscevi la vicenda delle spose per procura, ti sei dovuta documentare?
«Ne avevo sentito parlare, ma non conoscevo bene la pratica, così crudele. Ho dovuto prepararmi per entrare in un’altra epoca dov’è tutto diverso: il modo di camminare, muoversi, parlare. Ho lavorato sull’accento calabrese. Ho faticato a non rispondere a tono in certe situazioni. Le donne come Maria dovevano stare sempre un passo indietro e se ribattevano lo facevano come atto di coraggio».
Come lei anche tu sei coraggiosa, ma senza perdere femminilità e dolcezza?
«Sì, io mi sento molto mamma. Se vedo ragazzini sul set penso che potrebbero essere figli miei e m’intenerisco. Con il piccolo Antonio, in scena, ci siamo affezionati tanto, lui mi chiamava “la tosa delle tose”: credo che in veneto significhi la femmina delle femmine. Me lo sono molto coccolato».
Tuo figlio Diego, 5 anni, era geloso?
«Non sembrava. Forse ha voglia di avere un fratellino. Dev’essere per forza maschio però, perché femmina non la vuole e questo è un po’ fuori dal mio potere!».
Ti vedremo presto di nuovo mamma? «E che ne so?
Per ora no, perché sono sul set di Mina Settembre 2 a Napoli fino a maggio. Le persone si sono molto affezionate a questo personaggio che col suo cappottino rosso si riconosce da lontano, mi fanno un sacco di feste, anche i bambini». Mina Settembre è un’assistente sociale, La sposa parla di emancipazione femminile: ti senti una paladina della parità di genere?
«Paladina no, ma la strada per la parità è ancora lunga e se posso fare da megafono per questi concetti lo faccio molto volentieri. Per esempio, durante Balla con me ho cantato Respect, che invoca il rispetto per gli altri, per il diverso da noi. Ma La sposa parla anche di rispetto per la terra.
Un tema che mi ha profondamente coinvolta e riportata ai miei nonni. Ho recitato per loro e mi commuovo a pensarci. Mia nonna è scomparsa durante le riprese, perciò le ho dedicato la serie. Mio padre dice che con il fazzoletto in testa, immersa nei campi di grano, sono uguale a lei».
Che cosa facevano i tuoi nonni?
«Nonno Emilio era un contadino molisano, un pastorello. Nonna Giuseppina l’infermiera che, a Napoli, l’ha salvato dalle ferite di guerra: sono stati insieme 73 anni. Ho ancora i diari della vita di nonno che mi diceva: “devi fare una fiscion con la mia storia”. Mi hanno insegnato i valori fondamentali, che io ora trasmetto a mio figlio Dieghino». Quali? «Il rispetto e la dignità del lavoro».
Mantenere le tradizioni famigliari per te è importante?
«La famiglia è la ricchezza più grande. Se hai una radice solida non vacilli. A casa, anche se i nonni non ci sono più, facciamo ancora il presepe con i pastori comprati da papà quand’era bambino e sembriamo Natale a casa Cupiello: facciamo la processione con le candele, cantiamo Tu scendi dalle stelle e il più piccolo porta il bambin Gesù, quest’anno è toccato a Diego. È importante sapere che appartieni a qualcosa di profondo (si commuove, poi torna subito a sorridere, ndr)». La tua solarità è famosa. Anche Bolle ha detto che ti apprezza per questo. «Sì, anche se non è l’unico aspetto del mio carattere, ho lati più oscuri, fragilità e debolezze come sa chi mi sta vicino. Ho anche io le mie paure».
Quali? «Sono legate soprattutto a mio figlio che comincia le elementari l’anno prossimo e mi auguro possa fare la scuola in presenza, senza essere privato di esperienze fondamentali per la sua crescita. Un’altra paura è di non riuscire sempre a tenere in equilibrio famiglia e lavoro, ma per fortuna con Davide [Devenuto, suo compagno e padre di Diego, ndr] siamo un’ottima squadra».
Sei impegnata anche nel sociale? «Sì, durante il lockdown con Davide abbiamo dato vita a Spesa Sospesa (www.spesasospesa. org) per aiutare chi è in difficoltà in questo periodo: sia le famiglie, sia le piccole aziende agroalimentari.
E poi mi sono dedicata al progetto Car-t: ho registrato una serie di video in cui rassicuro, raccontando una favola – con un linfocita supereroe come protagonista – i bambini malati di tumore che si devono sottoporre a una terapia salvavita». Hai un legame forte con i bambini. «Sì, da quando sono mamma e grazie a Frozen, che mi ha aperto la porta del cuore dei più piccoli: se ti amano loro, hai vinto».
ECCOLA CON IL CAST MASCHILE
Serena Rossi sul set con il regista Giacomo Campiotti, 64 anni, e il cast maschile della fiction La sposa. Da sinistra, Mario Sgueglia, 43, Antonio Nicolai, Matteo Valentini, 18, Maurizio Donadoni e Giorgio Marchesi. «Questa storia mi ha fatto commuovere», ricorda l’attrice, che il 1˚ gennaio ha condotto su Raiuno Balla con me accanto a Roberto Bolle.
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