In campo lo ricordavamo portiere dalle ottime qualità, espresse fin dagli anni trascorsi nella “cantera” della Fiorentina alla fine dei Settanta. Landucci, che ora di anni ne ha 57, a Firenze cominciò anche a lavorare dopo aver smesso: allenava i portieri delle giovanili. Poi arrivò Grosseto dove Allegri lavorò per pochi mesi in due periodi distinti, mentre lui non cambiava mestiere. Nel 2008 ecco il Cagliari dove nello stesso molo ritrova Max. Tra Livorno e Lucca corre una cinquantina di chilometri, tra toscanacci veri ci s’intende bene e allora l’intesa si affina, tanto che pure al Milan la coppia
lavora insieme. E senza modificarei rispettivi moli vince scudetto e Supercoppa. Finché nell’estate 2014, quella del burrascoso addio ad Antonio Conte, i due si trovano a condividere l’esperienza più bella dellaloio carriera. La più soddisfacente, perché è la più vincente. Solo che nella Torino juventina il buon Landucci diventa vice allenatore, vista la presenza dell’intoccabile (ancora oggi) Claudio Filippi.
Allegri e Landucci in cinque anni vincono di tutto e di più in Italia, sfiorando per due volte la Champions League. Il feeling tra i due è a prova di bomba e man inano emerge la straordinaria bravura del vice diMaxnel consigliare mosse tattiche o sostituzioni, nel prendere decisioni complicate e/o coraggiose, nel partecipare alle riflessioni dell’amico di mille battaglie per il bene della Juventus. Oggi sulla panchina dell’Olimpico e nelle interviste del postpartita ci sarà Landucci. Allegri due battute a Dazn le regalava anche prima del match. Al buon vice l’occasione servirà magari per rompere il ghiaccio.
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