Freddezza spaventosa». Due sole parole, pronunciate dal gip di Catania, Daniela Monaco Crea, bastano per descrivere la tragedia di Elena Del Pozzo, 5 anni, la bimba uccisa dalla mamma 24enne Martina Patti in un campo di Mascalucia (Catania) il 13 giugno. Una donna, Martina, che per gli inquirenti ha agito nel pieno delle facoltà mentali, tanto da non aver ottenuto quella perizia psichiatrica invocata dai suoi difensori.
Una madre che, ammettendo di aver compiuto il terribile gesto, durante l’interrogatorio non avrebbe “manifestato alcun segno di pentimento o di dolore, come se avesse rubato un chilo di arance al supermercato”. Anzi, sarebbe apparsa fin troppo lucida, tanto che per il gip potrebbe tornare a uccidere, inquinare le prove o fuggire. E che quindi deve rimanere in carcere, sorvegliata a vista nella sua cella della casa circondariale di Piazza Lanza, a Catania.
Ma quella di Elena è una tragedia ancora tutta da chiarire, nonostante le ammissioni di Martina, alternate a pesantissimi «non ricordo». E più passano i giorni, più emergono dettagli agghiaccianti. Un catalogo dell’orrore sul quale alcuni media hanno speculato in modo assai discutibile.
Tuttavia impossibile non raccontare di quelle undici coltellate inferte sulla piccola (una sola quella mortale), che la madre aveva chiuso in un sacco, forse per non vederne gli occhi mentre la colpiva. Troppo orrore, pure per lei. E dell’agonia durata oltre un’ora, come ha spiegato il procuratore Carmelo Zuccaro.
Né si può nascondere che Martina quel delitto lo aveva premeditato, portando nel campo il coltello da cucina e i sacchi per nascondere il corpo. Né, ancora, che fin dai primi momenti ha tentato di depistare le indagini, raccontando di quel rapimento da parte di tre uomini incappucciati, al quale non aveva creduto nessuno. A partire degli inquirenti, che subito lo avevano definito “anomalo”. E non si possono celare i troppi buchi neri nella ricostruzione dei fatti.
Ha agito da sola Martina? È stata aiutata da qualcuno nel folle piano? Cosa può aver scatenato una tale furia? Davvero l’odio nei confronti del suo ex, Alessandro, e il timore che la piccola si affezionasse alla nuova compagna del padre, possono aver fatto dimenticare l’amore di una madre per la propria bimba? Lo si chiarirà solo in un’aula di tribunale. Per adesso rimangono soltanto le parole strazianti del papà Alessandro, affidate a una lettera che ha scritto all’adorata Elena: “Amo mia figlia più di ogni altra cosa al mondo.
Era uguale a me in tutto e per tutto! Me l’ha uccisa! Me l’ha portata via… Non perché non volesse che legasse con la mia compagna, ma perché voleva mettermela contro… Le parlava male di me ogni giorno ed Elena me lo veniva a raccontare. Non ci sarebbe potuta riuscire, perché io ed Elena siamo una cosa sola e lei la odiava per questo! Ha tentato tanto di parlare male di me fino al giorno che ha capito che non ci sarebbe riuscita e ha studiato come ammazzarla. Distruggendo la sua innocente vita…”.
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