Se vi chiedete come Lorella Cuccarini alimenti l’inesauribile energia, da dove nascano la sua voglia e la forza di sorridere sempre, la risposta è una sola: la famiglia. Il marito Silvio Capitta, sposato trentuno anni fa, e i loro figli: Sara, Giovanni, e i gemelli Chiara e Giorgio, quattro splendidi ragazzi che posano con lei per Gente.
Foto eccezionali, testimoni di armonia e di una condivisione che va oltre i ruoli familiari. Lorella, immaginavi che avresti costruito una famiglia così? «Quando pensavo al futuro sognavo di creare una famiglia, bella, numerosa, ma soprattutto unita. Quella che non ho avuto io, perché papà era la figura che mancava nel mio puzzle affettivo. I miei si sono separati quando avevo 10 anni, sono stata cresciuta da mia madre insieme a mia sorella e a mio fratello.
Se ci pensi avrei potuto perdere la fiducia nella famiglia, la speranza di poterne avere una mia, ma in me si è verificato l’opposto. Si è rafforzato il desiderio. Ma anche quando sognavo a occhi aperti non arrivavo a immaginarne una così, la reputavo irraggiungibile. Mi sento appagata, grata, fortunata». La fortuna non viaggia da sola. Svela gli ingredienti della vostra unione. «Non penso esista un cocktail d’amore né per le coppie né per la famiglia, ma credo nella volontà: di costruire giorno dopo giorno un legame, di camminare insieme e accorgersi che lo si fa anche quando il terreno non è piano e semplice. Bisogna volere far funzionare un rapporto, nulla è regalato, nella vita come nell’amore.
Senza impegno e progetto non si va lontano». Tu e Silvio state andando lontano: il 3 agosto saranno trentuno anni di nozze… «Lui è sempre stato un punto di riferimento, un uomo solido, riservato, rispettoso, sul quale poter contare. Quel giorno ci siamo fatti una promessa che tutt’oggi onoriamo, alimentandola con l’amore tra noi, rispettando ognuno gli spazi dell’altro quando necessari per scrivere, per pensare; con l’amore per i ragazzi, con sogni condivisi. La famiglia per me è come fosse un giardino con piante e germogli che meritano cure e attenzioni quotidiane. Allora sì che si vedono i frutti». Parliamo dei vostri quattro frutti. «Ora sono grandi, ma ogni tanto ritrovo ancora nei loro sguardi le espressioni, e quindi i volti, di quando erano piccoli.
Ma poi penso al percorso, a quanta strada abbiamo fatto insieme, e mi emoziono». Che ragazzi sono diventati? «Sara ha quasi 28 anni, è molto esigente, tenace, precisa, riservata ma curiosa, ha mille interessi. Mi ritrovo molto in lei quando avevo la sua età. Ha studiato Hospitality management (l’ospitalità nel settore alberghiero, ndr) all’università, ma forse non è quella la sua strada. Ha lavorato con il padre nel backstage delle trasmissioni Tv: è bravissima nella programmazione. Giovanni ha 26 anni: è un leader, socievole, empatico, ha studiato in una facoltà che mixa Economia e Filosofia, ha fatto un master, si cimenta in tante cose e sogna di creare, lavorare in proprio». I gemelli? «Si sono laureati in Business Administration.
Chiara è indirizzata verso il social media marketing e sta iniziando a lavorare per conto suo. Giorgio per carattere e attitudini somiglia molto al padre: è riservato, timido, creativo, adora la musica e lavora nella produzione musicale. Ho aperto un mio canale YouTube, uno spazio libero, con incontri, interviste e un piccolo palinsesto di contenuti: le musiche le sta curando lui. Chiara è diventata la mia social media manager. È bello con frontarmi e condividere le esperienze lavorative con loro». I figli sono mai stati gelosi del tuo lavoro pubblico o, le femmine, della tua bellezza? «Mai! Anzi sono molto orgogliosi del lavoro che faccio. Certo, quando ho iniziato a fare la coach, prima di ballo poi di canto, ad Amici mi stuzzicavano: “Eh, ora hai altri figli di cui occuparti”, riferendosi ai ragazzi della mia squadra, perché vedevano quando mi ci dedicavo. L’altra sera eravamo al concerto di Alessandra Amoroso allo stadio di San Siro e, d’un tratto, si è levata un’ovazione per me.
Mi sono davvero emozionata e anche loro lo erano. Quanto alle ragazze, non c’è mai stato antagonismo, tantomeno sull’aspetto fisico. Chiara è quella che mi somiglia di più, Sara si è fatta un caschetto strepitoso e ha un fisico scolpito dalla pole dance. Non sono la mamma che si mette in mostra, con minigonne e look improbabili, alla soglia dei 57 anni. E loro sono bellissime: non esiste e non può esserci competizione». Qual è il cardine sul quale si fonda il tuo essere madre? «Non essere una mamma amica, ma una mamma e punto.
Con regole da rispettare, con dei no detti per il loro bene, soprattutto quando erano piccolini, seguendoli in ogni passaggio. La presenza è importante e con Silvio ci siamo sempre stati, anche se con il lavoro e quattro figli ti direi una bugia se affermassi che è stato semplice stare dietro a tutto. Inoltre penso che l’esempio sia fondamentale: i ragazzi imparano più da quello dei genitori che dalle chiacchierate sui vari concetti. Con loro ho fatto tesoro degli insegnamenti di mia madre, seria, rigorosa, equilibrata, ferma, ma ho aggiunto un po’ di abbracci, che per me non sono stati tanto frequenti». È bello vedervi scherzare, ridere insieme, mentre posate per noi. «Mi danno una spinta, uno slancio unici. Con loro torno ragazza: è come se ogni mattina facessi un pieno di benzina ed energia e fossi pronta a decollare. Alla fine, però, la meta del cuore sarebbe sempre la stessa: esattamente qui, a casa, con la mia famiglia».
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