La chiarezza una volta per tutte, llaria D’Amico. E racconta la sua verità sulla crisi con Gigi Buffon, ex portierone della Nazionale oltre che padre del suo secondogenito Leopoldo Mattia. «Ma quale crisi! E una grossa sorpresa per me e pér lui sentire che circolano voci del genere, visto che siamo una coppia di persone molto armoniose e in una fase della nostra vita assolutamente serena», spiega a Nuovo la giornalista, che non ha alcun dubbio sull’amore per il compagno. In più fa anche capire che tra loro due non andrà a finire come è successo con i loro rispettivi ex, Rocco Attisani e Alena Seredova.
«Ci chiediamo tutti i giorni perché ci vedono in crisi e non lo abbiamo ancora capito…». Certo, è un amore a distanza quello tra Gigi e llaria. Ma non per questo meno solido: lei vive a Milano coi figli; lui, invece, gioca nel Parma e, appena può, raggiunge la famiglia nel capoluogo lombardo. llaria, queste voci di crisi vi hanno turbato molto? «Io e Gigi non seguiamo la cronaca rosa. Però i nostri genitori ci hanno chiamato e ci hanno chiesto per quale motivo scrivono certe cose di noi».
«La condivisione è fondamentale» E che cosa avete risposto? «Che è una ruota che gira, un meccanismo che forse colpisce tanti altri che fanno mestieri come il nostro: prima il grande amore, poi lei è incinta dodici volte, quindi il matrimonio e la crisi. E alla fine di nuovo il grande amore…». Parliamo di Gigi: quando si ritirerà dal calcio?
«Mi sa che fino a quando non conquista la serie A con il Parma lo vedrete in porta…».
Per lui l’età non conta «Continuo a parlare con i suoi tecnici e con i preparatori atletici. E tutti dicono che i test di Gigi, al di là di piccoli infortuni, sono ancora incredibili. Se io gli dicessi “Fermati!”, farei un torto all’atleta. E poi mi diverte vedere la sua passione. Il pubblico lo ama infinitamente e lui ricambia questo grande affetto».
Senti che il tuo compito è di appoggiare il campione? «Quando si è compagni nella vita, bisogna essere compagni in tutto. Sposare i progetti professionali e sposare le passioni, condividerle e supportarle. Che si faccia il calciatore oppure la giornalista, lo spirito deve essere quello». «Ho avuto bisogno di fermarmi» La tua passione per io sport c’è sempre?
«Si, ma io ho avuto bisogno di fermarmi.
Era arrivato un momento emotivo per la mia famiglia e per me in particolare in cui ho sentito il bisogno di staccare. Non perché non amassi più il racconto del calcio. Se fossi una persona senza figli, avrei potuto dedicarmi forse ancora al calcio e anche all’informazione. Ma, avendo una vita molto complicata, in diverse città, ho dovuto fare una scelta. Ora sono pronta a ricominciare con l’informazione che non riguarderà più il mondo del pallone: tanto di quello posso parlare con Gigi».
Quindi ti occuperai di informazione sulle reti Rai? «Sto lavorando a un nuovo progetto televisivo. E devo dire che il racconto sociale e politico coinvolge un’altra parte di me stessa, più emotiva, più di pancia. È come se facesse parte della mia personalità ma in una torma diversa. Io dico sempre che occuparmi di sport per me è stato un divertimento, una specie di regalo».
Passiamo dal tema del lavoro alla famiglia: che voto ti daresti come madre? «Sono una mamma imperfetta, come tante altre.
E sono molto fisica e anche molto tenera. Spesso persino troppo. Insomma, non sono una madre-tigre che dà punizioni. Dai miei figli ho bisogno di farmi raccontare gran parte delle cose che vivono, quel che passa loro per la testa. Comprese le stupidaggini: io partecipo con loro ai tornei, vedo insieme a loro video sciocchi che riguardano però i bambini e il momento che stanno vivendo, perché fanno parte della loro età. Poi, magari, mi perdo in alcune cose…».
Per esempio? «Dico un no e poi lo ritratto, che è un errore gigantesco! Mi rendo conto di concedere loro tanto, certe volte troppo. Però i miei ragazzi hanno capito anche quali sono i miei paletti, le cose sulle quali non c’è alcun margine di discussione e su cui proprio non transigo».E Gigi come se la cava in versione papà? «Lui è coinvolgente, la passione sportiva lo unisce ai figli. E dallo sport s’impara tanto. Gigi non vuole che a fine partita ci si lamenti dell’allenatore oppure dell’arbitro. Dice spesso: “Le scelte del mister vanno comunque rispettate e l’arbitro non può essere giudicato da te”. Prendere per mano un figlio nella quotidianità mentre fa sport è un modo per indicargli la strada e aiutarlo a crescere. Bisognerebbe farlo sempre».
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