Piccoli retroscena che meritano di essere raccontati. L’ultimo scatto di questo servizio fotografico è stato accompagnato dalla frase: «È stato bello, anzi, di più, è stato terapeutico». Elisa Isoardi ha riassunto così la giornata, con un pensiero intenso, sincero, potente e lieve insieme. In che senso terapeutico? «Perché mi ha fatto bene al cuore, è stata una terapia d’amore. Era da tempo che io e mamma non ci abbracciavamo così. Viviamo distanti, lei qui, in Piemonte, io a Roma, e già questo non aiuta.
Veniamo da anni di distacchi forzati, per il Covid, per esempio. Inoltre, lei di indole non è tanto fisica, il tempo corre veloce, e spesso alcune frasi, certi gesti li rimandiamo senza dargli peso. E commettiamo un errore». Come si può rimediare all’errore? «Dobbiamo riabituarci a dirci “ti voglio bene”, ad abbracciarci, a guardarci negli occhi. Un piccolo gesto può fare tanto. Non ricordo negli ultimi anni di essere stata tanto vicina a mamma, di respirare il suo profumo come quando ero piccola come è accaduto per queste foto».
Parlaci di lei, che donna è? «Vulcanica, piena di valori, forte, severa con se stessa e con gli altri, ma di una generosità unica. I miei genitori si sono separati quando avevo tre anni e io sono cresciuta con lei in un paesino di montagna nel Cuneese. Si occupava di me, aveva due lavori – una lavanderia e faceva la cuoca in un ristorante – e trovava anche il tempo di fare volontariato alla Croce Rossa. È sempre riuscita a portare avanti tutto da sola e, nonostante i sacrifici, a non farmi mancare nulla: né il contatto con mio padre, seppur vivesse in un paesino vicino, né le scuole private, dalle suore, per garantirmi gli studi migliori».
Ti rendevi conto dei suoi sacrifici? «Mamma è una donna di montagna. È riservata, si apre poco, non è un tipo loquace: l’insegnamento lo ricavi guardandola, dai suoi gesti, dal suo comportamento. È il mio esempio di impegno e rettitudine. Anche da piccola lo pensavo». La domenica pomeriggio, su Raidue, conduci Vorrei dirti che, il programma itinerante nel quale la gente racconta la sua storia e trova il coraggio di dire cose mai pronunciate finora. Tu cosa diresti a tua mamma? «Che sono orgogliosa di essere sua figlia, che è il mio punto di riferimento e che se sono la donna di oggi è anche merito suo.
Che vorrei somigliarle, avere la sua forza. E che mi impegno a donarle in termini di amore e dedizione tutto ciò che lei ha fatto per me. Anche lasciandomi libera da ragazza di inseguire i miei sogni». È lei che ti ha iscritta a Miss Italia, nel 2000? «Sì, ma non per vanità. Non mi ha mai spinto a ostentare la bellezza. Quello era un modo per farmi uscire dall’alveo, farmi fare il salto. È pragmatica, sapeva che quel concorso poteva rappresentare un’opportunità, anche di lavoro. Per lei era fondamentale che mi impegnassi per perseguire gli obiettivi, che diventassi una donna indipendente e libera di scegliere. Mi ha sempre spronata a livello lavorativo, affinché raggiungessi una realizzazione personale».
Oggi è fiera che tu faccia Tv? «È felice se io sono felice. Non ha il complimento facile, mamma. Da piccola mi diceva che ero tanto buona, crescendo, talvolta, mi ha detto che ero brava nella professione. Ultimamente mi ha commossa: “Bimba mia, sono contenta di vederti stare bene, finalmente”». Bimba mia? «Sì, mi chiama così. Ma quando bisticciamo – e capita perché abbiamo caratteri che si infiammano subito, ma poi tutto passa – fioccano parole in piemontese stretto. Più lei si arrabbia, più io rido per il suo atteggiamento e poi va a finire che ridiamo insieme. Mamma è anche molto ironica e divertente».
Elisa, ora sei serena, ma ti lasci alle spalle un periodo difficile? «La lontananza dal lavoro per un anno e mezzo non mi aveva fatto bene. Mi aveva molto rattristata, mi sentivo smarrita: noi siamo quello che facciamo e io sono stata ferma, quindi ero un pochino spenta.
Mamma è sensibile, lo captava, anche se eravamo in due città diverse e io non rimarcavo il mio stato d’animo. Ora che tutto è ripartito, che sono tornata con un programma che amo e che pian piano stiamo facendo conoscere al pubblico, mi vede soddisfatta e, di riflesso, lo è anche lei. Lo capisco perché quando me lo dice le si illuminano gli occhi». In Vorrei dirti che parlate di ricordi ed esprimete emozioni anche attraverso i piatti del cuore.
Voi ne avete? «Eccome! Mamma cucina benissimo. Quando siamo insieme le chiedo di prepararmi gnocchi al castelmagno, peperoni con la bagna càuda, flan con topinambur e, soprattutto, le carote abbrustolite sulla stufa che mi riportano ai sapori di quando ero bambina.
Mi piace sentirmi ancora figlia quando salgo da lei, farmi coccolare. Anche se oggi il nostro è un confrontarsi adulto, da donna a donna». Donna fa rima con nonna: non ti chiede mai di diventarlo? «Mai chiesto. Io non ritengo che un figlio rappresenti per forza l’esaltazione massima di una donna. Se ci sono le condizione, se c’è una coppia, se c’è l’amore, ben venga, altrimenti va bene lo stesso».
E le condizioni ora ci sono per te? «Sono single e sono serena. Mi dedico a me stessa, al mio benessere e sono concentratissima sul lavoro». Da poche settimane è mancata tua nonna, Lucrezia. «Era la mamma di mamma, una roccia. È venuto a mancare un anello generazionale importante per la nostra famiglia. Mamma era distrutta, non voleva nemmeno salissi in Piemonte per aiutarla. Alla fine ho preso un volo, sono andata. Ho stretto la mano di nonna per l’ultima volta e ho cercato di dare un supporto a mia madre che, forte e orgogliosa, non l’ho mai sentita chiedere aiuto. Diventare grandi significa anche capire che i ruoli si ribaltano e il supporto che una madre ti ha dato lo devi saper restituire, anche se non ti chiede nulla. È il cerchio della vita, il cerchio dell’amore. Io ci credo».
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