Negli ultimi due anni della sua vita Diego Armando Maradona, morto il 25 novembre 2020 a Tigre, città della provincia di Buenos Aires, sarebbe stato prigioniero e vittima di una banda di approfittatori guidati dal suo avvocato, Matias Morla. Lo hanno affermato, in un comunicato, quattro figli di Maradona, Dalma, Gianina, Diego Junior e Diego Fernando, mentre al documento manca la firma di un’altra figlia, Jana, nata dal rapporto tra il campione e Valeria Sabalain. Il documento è firmato anche dell’ex moglie di Diego, Claudia Villafane.
Secondo Adrian Baglietto, l’amministratore che si sta occupando dell’eredità, Jana sarebbe stata d’accordo con la stesura del comunicato. Però non l’ha firmato. Il comunicato è stato scritto basandosi sull’apertura di un’inchiesta della procura di Mar del Plata, che vuole accertare cosa accadesse nella casa di Maradona nei mesi che precedettero la sua morte. È la seconda inchiesta aperta sulla fine di Diego: la prima è invece sulle cure prestategli nelle ultime settimane di vita.
In quella prima inchiesta gli indagati sono otto e sono sotto accusa per omicidio colposo con dolo eventuale, reato che in Argentina prevede una pena da otto a venticinque anni. Ciò che sta emergendo è che Maradona ha vissuto gli ultimi mesi, e forse anni, in uno stato di quasi totale reclusione. Il suo avvocato, Morla, con l’aiuto del segretario Max Pomargo e di altre quattro persone, controllava chi l’ex campione potesse vedere e, addirittura, sentire al telefono.
Inoltre, a tutti gli incontri Morla o uno dei suoi sodali dovevano essere sempre presenti. Lo scopo del gruppo, secondo le accuse, era quello, in parte pare riuscito, di impossessarsi gradualmente degli introiti che Maradona riceveva dai marchi commercializzati con il suo nome o con il suo volto. Morla e i suoi, inoltre, sempre secondo ciò che hanno scritto i figli di Diego, procurando al padre alcol, marijuana e farmaci, lo avevano ridotto in uno stato di totale dipendenza, anche psicologica.
Certo è che gli ultimi anni di vita di Diego sono stati tristi e terribili: il giocatore più forte della storia del calcio è rimasto in balia di persone che volevano solo approfittarsi di lui, lontano dagli affetti e dalle amicizie vere e lontano anche dai familiari. Nel luglio 2020, Maradona venne ricoverato d’urgenza e operato per un ematoma al cervello che non è ancora chiaro come si procurò. Tornato nella casa di Tigre, al controllo di Morla si sostituì quello del chirurgo Leopoldo Luque e della psichiatra Agustina Cosachov.
Anche loro, come prima Morla, avrebbero tentato in ogni modo di approfittarsi di Diego, isolandolo dal resto del mondo. Inoltre, Luque, Cosachov, e con loro lo psicologo Carlos Diaz, gli infermieri Dahiana Madrid e Ricardo Almiron, Nancy Forlini (dirigente della compagnia assicurativa che si occupava dell’assistenza domiciliare del campione) e Mariano Perroni (coordinatore degli infermieri che assistevano Diego nella casa di Tigre), secondo l’accusa non avrebbero fatto nulla per impedire la morte di Maradona.
Nella casa dove avrebbe dovuto essere curato mancavano, oltre alle bombole d’ossigeno e a un defibrillatore, anche i farmaci indispensabili per l’assistenza di un cardiopatico grave. La perizia effettuata sul corpo di Maradona e l’indagine sui suoi ultimi giorni di vita hanno portato la procura a ipotizzare che il campione fu abbandonato dal team sanitario e che alla fine gli furono somministrate «cure inadeguate, carenti e spericolate». Secondo il giornale argentino La Nación, inoltre, Luque è accusato di “uso di documento privato falso” per avere contraffatto la firma di Maradona. Le indagini hanno avuto il potere di riavvicinare i figli di Diego.
Ha detto Diego junior, nato dalla relazione del campione con Cristiana Sinagra, parlando a radio Kiss Kiss Napoli: «Dobbiamo sapere cosa è successo a nostro padre, perché lui merita giustizia e l’avrà. Avevamo tante paure e, purtroppo, si stanno rivelando vere: temiamo che abbiano somministrato droghe e alcol a papà prima della morte… Lo hanno lasciato morire». In ballo c’è la ricerca della verità ma anche la necessità, da parte degli eredi, di capire quanto denaro sia stato sottratto in modo illecito a una persona che negli ultimi due anni di vita non era del tutto presente a se stessa ed esposta a manipolazioni.
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