All’appello non manca nulla, come da tradizione. L’albero con le decorazioni provenienti da tutto il mondo è sempre più ricco, i cagnolini di casa sono arrivati a quota otto, di tutte le taglie, il film delle feste è già su Netflix e si intitola Natale a tutti costi. Ma per Christian De Sica questo è un periodo più speciale del solito. «Tra un paio di mesi diventerò nonno per la prima volta, di una bambina. Sono emozionato, non vedo l’ora di conoscerla e sono contento sia femmina: solitamente sono creature più dolci.
Ma soprattutto sono profondamente felice per mia figlia Maria Rosa. Dopo l’esperienza del matrimonio che non è andata (avvenuto nel 2016, ndr), ha trovato un nuovo compagno, Francesco. Si amano, hanno desiderato di metter su famiglia, la vedo contenta, davvero serena. Per un padre è importante sapere che tutto va per il verso giusto, che c’è armonia. Da piccina lei era un amore, buona, un angelo del paradiso. Ora la vedo donna, sta diventando mamma, ma fino a poco tempo fa era la mia bambina Mariù».
Maria Rosa, hai già deciso come si chiamerà la piccola? «Si chiamerà Bianca. È uno dei nomi che mia mamma avrebbe voluto dare a me. Mi è sempre piaciuto e per questo l’ho scelto per mia figlia, che nascerà tra fine febbraio e inizio marzo. Finora ho avuto una gravidanza meravigliosa, sono ancora più sensibile del solito e vivo amplificata ogni emozione. Sono al settimo mese, il pancione inizia a essere bello pronunciato e mi rendo conto di affaticarmi in fretta. Ma l’entusiasmo per l’esperienza che vivo mi sta facendo affrontare al meglio anche questi ultimi mesi».
Come hai comunicato ai tuoi genitori che stava arrivando la nipotina? «Mamma l’ha saputo subito: l’ho fatta sedere e gliel’ho annunciato. Si è commossa. Qualche giorno dopo, quando eravamo certe che tutto fosse davvero a posto, siamo scese in salotto da papà: “Sai che diventi nonno?”. E lui, spiazzato, mi ha chiesto: “In che senso?”. Poi mi ha abbracciata forte». Christian, sei pronto, quindi, a farti chiamare nonno? «Be’, mi fa un po’ effetto l’idea di diventare un nonnetto, ma è giusto così.
Penso che la mia esistenza e la famiglia, delle quali sono grato e ringrazio il Signore ogni mattina appena apro gli occhi, si stanno arricchendo. Sento che la vita va avanti, che ciò che ho seminato e coltivato continuerà anche attraverso Bianca. Io amo i bambini, sono bravissimo con loro. Lo sono stato anche con Brando e Maria Rosa: ho fatto insieme a loro tutto quello che non ho potuto fare con mio padre Vittorio quando ero piccolo».
Che ricordi hai? «Ricordo papà con i capelli bianchi, perché quando sono nato lui aveva già 50 anni. Era simpatico, buono, generoso, era un grande artista, ma non si vantava, non raccontava ciò che faceva, chi incontrava. Per intrattenere me e mio fratello Manuel si era inventato il gioco del regista, in cui lui stava dietro la macchina da presa e noi dovevamo imparare le parti da recitare. Ricordo la sua voce che mi chiamava “Christiané”.
Quando è venuto a mancare avevo solo 23 anni, ero un ragazzino, e mi è mancato tantissimo». Eri giovane ma già innamorato di Silvia, che dal 1980 è tua moglie. «Silvia è un essere meraviglioso. È una delle persone più candide e oneste che abbia mai incontrato sul mio cammino. Sono molto fortunato ad avere accanto una donna come lei. È una splendida compagna di vita, un’ottima madre e sarà una nonna stupenda».
Silvia, che rapporto senti di avere con tua figlia Maria Rosa? «Siamo molto legate, con gli anni siamo anche diventate amiche, ci confrontiamo e ci confidiamo. Oggi più che mai. Ma mi sto accorgendo di stare vivendo una sensazione strana: la guardo con il suo pancione e sono orgogliosa della donna che è diventata, ma nel cuore mi sembra sempre che sia piccolina. È ancora più forte l’istinto di volerla proteggere».
Da mamma a mamma che cosa vorresti insegnarle? «I valori che Christian e io abbiamo trasmesso ai nostri figli penso siano ben radicati in loro: sono educati, rispettosi, si impegnano in ciò che fanno, lui il regista lei la costumista, hanno un forte senso della famiglia. Penso che Maria Rosa se la caverà bene quando arriverà la bimba. Forse dovrà solo smussare l’indole un pochino ansiosa. Ma sono naturali certe sensazioni, soprattutto col primo figlio».
Maria Rosa, cosa vorresti trasferire a Bianca di ciò che i tuoi genitori hanno insegnato a te? «A volersi bene, ad amarsi, a fare ciò che la renderà autenticamente felice. Quando lo comprendi, capisci anche che la serenità è a portata di mano.
Mamma e papà me lo dicevano sempre». E tu ne hai fatto tesoro? «Ora sì. Prima mi giudicavo troppo, pretendevo molto da me stessa, ero più rigorosa. Ma con il tempo ho iniziato a mettere in pratica i loro insegnamenti: per essere felice come lo sono ora la chiave è stata ascoltarmi, amarmi, fare tutto ciò che mi fa stare serena, che mi appassiona, nel privato e nel lavoro». A proposito di lavoro: Christian, se vai avanti così sarai un nonno sprint e stacanovista… «Ma ci credi che lavoro più ora di quando ero giovane?
Ora c’è il film di Natale, ho appena terminato lo spettacolo teatrale Una serata tra amici, accompagnato dall’orchestra e da Pino Strabioli, ho girato I limoni d’inverno, film drammatico diretto da Caterina Carone, con Teresa Saponangelo. È una storia d’amore platonico, l’incontro di due solitudini, e io interpreto un uomo malato di Alzheimer. Inoltre, dovrei iniziare a girare una serie, una commedia surreale. E ho un desiderio: vorrei fare la regia del film I fannulloni, tratto dal libro di Marco Lodoli. La cosa bella è che dopo tanti anni ho ancora un sacco di sogni, di entusiasmo. E sai perché? Perché faccio il mestiere che amo. Ecco, questo vorrei insegnare a Bianca. A emozionarsi, a cercare la propria strada e a sentirsi libera di percorrerla, lasciandosi sempre guidare dal cuore».
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