Controcopertina

Acqua Guizza richiamata per rischio contaminazione da Stafilococco



Il richiamo del prodotto riguarda lotti di acqua Guizza causa di un possibile rischio di problemi relativi a stafilococco.



Il Ministero della Salute ha ordinato il ritiro di Acqua Guizza dagli scaffali dei supermercati a causa di un possibile rischio microbiologico per i consumatori dovuto alla causa da Staphylococcus. Il richiamo è stato disposto dal produttore dopo che le analisi a campione dello stato di produzione hanno rilevato la presenza di stabilimento da Staphylococcus aureus in alcuni prodotti finiti.

Come spiega l’avviso pubblicato il 2 agosto, il richiamo riguarda l’acqua minerale naturale oligominerale Fonte Valle Reale con il marchio Guizza confezioni in sei bottiglie in PET da 1,5 litri. L’acqua minerale richiamata è stata prodotta da Gran Guizza Spa nello stabilimento di Popoli, in provincia di Pescara.

I lotti interessati dal richiamo sono due: i numeri 10LB2202A (produzione 21/07) e 08LB2208A (produzione 27/07) con  termini minimi di conservazione fissati al 20/01/2024 e 26/01/2024.

Come fa sapere la stessa azienda dell’acqua Guizza, “la decisione di ritirare il prodotto è arrivato dopo che i campionamenti effettuati dall’Arta Abruzzo per conto della Sian Srl hanno rilevato tracce dell’indicatore di presenza di stafilococco nello stabilimento di imbottigliamento di Popoli “.

L’azienda ha dichiarato di aver ritirato il prodotto finito confezionato cheva la presenta confezionato, nonostante le analisi interne non hanno presentato anomalie. L’azienda sta collaborando con le autorità competenti per accertare le possibili cause e risolvere il problema. Si precisa che gli impianti di Gran Guizza sono progettati, costruiti, testati e controllati in conformità agli standard industriali e ai più severi requisiti di sicurezza. Infine, l’azienda dichiara di aver messo in atto tutte le azioni volte a tutelare la salute dei consumatori, come il ritiro precauzionale dei prodotti finiti e la contestuale comunicazione alle autorità sanitarie.”



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