Un principe generoso, che sa commuoversi. Umano e vero. William, che un giorno sarà re d’Inghilterra, ha raccontato gli aneddoti più cari (e anche divertenti) della sua vita familiare e pubblica in un podcast realizzato per la serie di Apple Music Time to Walk: si tratta di appuntamenti che durano una quarantina di minuti in cui alcune star globali si svelano senza filtri e intervallano i ricordi con i brani musicali più amati. Parole e note che gli utenti possono ascoltare mentre passeggiano.
Il fine è nobile: incentivare le attività motorie come strumento per preservare la salute mentale. Il duca di Cambridge ha registrato il contributo percorrendo una delle strade più simboliche della sua vita, quella che unisce Anmer Hall, la residenza di campagna dove vive stabilmente con Kate e i bambini, nel Norfolk, e la Chiesa di St. Mary Magdalene, che ogni Natale vede celebrarsi la messa frequentata dagli Windsor.
Il flusso di ricordi che William affida al podcast ha a che fare soprattutto con la musica. Ascoltata, interpretata, ballata. «Da piccoli, io e Harry andavamo in collegio», ha spiegato il primogenito del principe Carlo. «Così, quando arrivava il momento in cui venivamo riaccompagnati a scuola (dopo la pausa natalizia, per esempio, o le vacanze estive, ndr) mamma suonava in auto ogni sorta di canzone per scacciare la tristezza della separazione.
Uno dei brani che più ricordo e che ancora oggi mi capita di cantare è The Best di Tina Turner. Mamma, guidando, la cantava a squarciagola. E c’era sempre un poliziotto con noi (Ken Wharfe, oggi 73 anni e in pensione, ndr) che alla fine, tale era il coinvolgimento, intonava anche lui il ritornello. Ascoltare questo brano mi riporta alla mente molti ricordi di mia madre ». Tutto ciò che riguarda Diana, soprattutto se si tratta di frammenti di memoria resi pubblici dai suoi figli, ha il potere di scaldare i cuori di chi li ascolta o li legge, e sarebbe già stata sufficiente questa chicca per giustificare l’assegno a parecchi zeri che Apple ha staccato a favore di alcuni enti di beneficenza patrocinati da William, tutti connessi alla salvaguardia della salute mentale, in cambio del podcast. E invece le sorprese non finiscono qui.
Il principe ricorda anche un evento del 2013 a sostegno dell’associazione Centrepoint che sostiene i giovani senza un tetto sulla testa. «Era una di quelle serate, e a volta capita, in cui ero stanco. Sono entrato, ho stretto qualche mano, ho incontrato i super ospiti Jon Bon Jovi e Taylor Swift, mi sono seduto in platea e mi sono detto: “Ok, adesso ascolto il concerto, poi scambio qualche convenevole, stuzzico qualcosa e finalmente sarò fuori servizio”. Ma a volte le situazioni imboccano una strada inaspettata. Taylor Swift era seduta accanto a me. A un certo punto mi mette una mano sul braccio, mi guarda negli occhi e dice: “Dai, William, andiamo a cantare”.
Ancora oggi non so cosa mi sia preso. Ma, francamente, se Taylor Swift ti guarda negli occhi, come fai a dirle di no? Mi sono alzato e, come un cucciolo rassegnato, le ho risposto: “Mi sembra un’ottima idea”. Sono salito sul palco quasi in trance e poi a metà della canzone Livin’ On A Prayer di Bon Jovi ho cominciato a cantare con loro». Ci si aspetta che un principe reale diventi anche un animale da palcoscenico, quando le circostanze lo richiedono? William non ha badato più di tanto alle apparenze, al protocollo. «Vedendo tutte le persone dell’associazione che facevano il tifo, mi sono detto: “Questa notte è per loro”. E quanto mi sono divertito».
Imbarazzi a parte, che ha superato brillantemente, William si è anche soffermato sulle abitudini musicali dei figli. «È incredibile quanto i bambini abbiano assorbito il mio amore per la melodia», ha detto il duca. «La maggior parte delle mattine c’è una bella lotta tra Charlotte e George su quale canzone ascoltare a colazione. L’unica artista che riesce a metterli d’accordo è Shakira, in particolare con la sua Waka Waka. Mia figlia impazzisce letteralmente dalle prime note: corre da una parte all’altra della cucina vestita da ballerina e Louis, che di solito ha una sola passione, quella per i trattori agricoli, la insegue cercando di fare la stessa cosa.
È un momento davvero felice». Nella loro semplicità, queste esternazioni sono straordinarie. Perché William per la prima volta ha superato il vecchio adagio coniato della sua bisnonna, la regina Mary: “Mai spiegare, mai scusarsi”. Tradotto: siamo la famiglia reale, mantenere il mistero sulle nostre abitudini contribuisce a conservare intatto il nostro lustro. I tempi sono evidentemente cambiati. E William sta cavalcando la rivoluzione mediatica con una pacatezza e una naturalezza che, ha osservato Sarah Wine sul Daily Mail, «lo mostrano come un essere umano che incarna (più che indossa) il mantello della regalità e possiede una connessione sincera con le persone».
Anche e soprattutto, quando si espone sulle proprie fragilità. Lunghi minuti del podcast sono infatti dedicati al suo incontro con Bobby Hughes, il bimbo che nel 2017, quando aveva appena 5 anni, fu investito da un’auto mentre giocava fuori casa, nell’Essex. Il principe, che allora prestava servizio nelle eliambulanze, era nella squadra che accorse sul posto. «Quel bambino (William non lo chiama per nome, sono stati poi i genitori di Bobby a completare il racconto, ndr) ha solo pochi anni più di George.
Quando ho visto la gravità della situazione mi sono sentito impotente, come se il mondo intero stesse sprofondando ». In realtà la prontezza della squadra ha fatto sì che Bobby, pur in condizioni disperate, avesse accesso immediato alle cure necessarie che, ancora oggi, lo stanno aiutando a riprendersi completamente. «William non ci ha mai lasciati soli», ha poi raccontato la mamma di Bobby, Carly Hughes. «Persino alla vigilia del matrimonio di suo fratello, nel 2018, ha voluto incontrarci. È stato affabile, amorevole. Mai ho mai, nemmeno per un istante, avuto l’impressione di parlare con un futuro re».
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