Manca pochissimo Fra pochi minuti scenderà in campo il derby d’Italia ossia Inter contro Juventus. Saranno milioni di telespettatori in tutto il mondo che vorranno Seguire la partita. Per tutti coloro che non possiedono un abbonamento Premium esistono numerosi siti web che danno la disponibilità di seguire una radiocronaca. Ricordiamo a tutti che vedere partite su siti web non autorizzati a trasmettere l’evento si può rischiare di ricevere una denuncia penale con una multa salatissima.
Dove e come vedere Inter Juventus
L’anticipo serale della nona giornata di Serie A sarà trasmessa in diretta streaming da Dazn e sarà visibile agli utenti della piattaforma sulle Smart TV di ultima generazione che siano compatibili con l’app. Grazie all’applicazione poi si potrà assistere al match su tutti i televisori collegati ad una console PlayStation 4 o 5 o XBox ed ancora alle tim vision box oppure a un dispositivo Google Chromecast o Amazon Fire TV stick. Sarà possibile assistere a match anche su Sky e nello specifico su Sky Sport 1 al numero 201 del satellite numero 472 e 482 del digitale terrestre. Si potrà assistere al match anche su Sky sport calcio al numero 202 e 249 del satellite oppure a 473 e 483 del digitale terrestre. Si potrà ancora assistere a Inter Juventus su Sky Sport al numero 251 del satellite. I tifosi potranno anche guardare la partita in diretta streaming, ovviamente su dispositivi quali smartphone e tablet iPhone e iPad scaricando le relative applicazioni da Dazn e SkyGo per sistemi Android e iOS.
Un pari (con l’Atalanta) e due sconfitte (con Real a San Siro e Lazio all’olimpico). Il bilancio dell’ìnter negli scontri diretti è finora piuttosto deprimente. Stasera, in un San Siro strapieno (almeno per quanto consentiscono i regolamenti in tempi di post-pandemia), c’è la Juve e Simone Inzaghi sa bene che per la sua creatura può essere la notte della svolta pure in campionato dopo che il 3-1 sullo Sheriff ha un po’ riaggiustato la classifica del gironcino di Champions. «tanno scorso, quella con la Juve a San Siro fu la partita della svolta ( 17 gennaio, 2-0 finnato da Vidal e Barella, ndr) e penso possa esserlo anche stavolta, dato che il risultato peserà al di là dei tre punti.
Dopo Roma abbiamo parlato tanto e martedì, in Coppa, abbiamo reso semplice una gara che non lo era. Quella con la Juve è una partita importantissima e, anche se il campionato è appena cominciato, sarebbe difficile riprendersi se la si perde: la squadra è pienamente consapevole di cosa rappresenta questa sfida per società e tifosi e quindi servirà una grandissima prova in cui dovremo essere bravi a esprimere il nostro calcio mantenendo l’equilibrio. La Juventus ha recuperato tutti e viene da buonissimi risultati, per questo, ripeto, dovremo fare molta attenzione». Una gara che, come sottolineato da quel volpone di Massimiliano Allegri, l’Inter gioca da favorita in quanto campione d’Italia: «Mi fa piacere che Allegri dica questo – la risposta di Inzaghi -, chiaramente potrei dire la stessa cosa del Napoli, del Milan, della Roma, della Lazio. Il campionato sarà avvincente e noi vogliamo essere protagonisti».
Un anno fa l’Inter prese il volo proprio di questi tempi perché Antonio Conte, dopo aver perso a San Siro con il Reai, decise di abbandonare l’esperimento trequartista abbassando il baricentro per dare sostanza alla fase difensiva. Anche Inzaghi negli ultimi giorni ha parlato molto con la squadra, come dimostra una mezza ammissione riguardo a quanto studiato in vista della gara con la Juve («Attacchiamo con tanti uomini, è una cosa su cui abbiamo lavorato perché domenica sappiamo chi affrontiamo»). Come già sottolineato in più di una occasione, è però impensabile che l’Inter ritorni al passato non avendo più Romelu Lukaku – ovvero un centravanti abilissimo nell’assaltare gli spazi a campo aperto – bensì Edin Dzeko che, al contrario, va accompagnato dai compagni nel gioco. «A me però lascia sereno il vedere in modo in cui i ragazzi stanno in campo. La sconfitta di Roma ha rallentato la nostra classifica ma questa è un’Inter consapevole: è normale che bisogna migliorare ed essere squadra in ogni momento della partita. Gli scontri diretti poi sono importantissimi perché vincerli può darci una grande spinta». L’unico assente, sarà Correa che pine ieri ha lavorato con i motori al minimo («Cercheremo di portarlo a Empoli»), mentre – rientrando Bastoni sul centro sinistra per contrastare la fisicità del reparto offensivo bianconero – il grande dubbio resta tra Calhanogki e Vidal («Con lo Sheriff ha fatto la partita che mi aspettavo, ottima come quella dei suoi compagni») con il cileno – che già ha segnato un campionato fa alla Juve a San Siro – favorito di una incollatura sul collega.
Il biglietto da visita, a Chiellini l’ha consegnato il 30 agosto 2015 nella prima gara di campionato giocata all’olimpico, quando trasformò fi “campanile” di Iago Falque in uno splendido gol, quello del 2-0 per la Roma (a completare i marcatori sarebbe arrivata poi la rete della bandiera firmata da Dybala).
A Edin Dzeko bastò pochissimo per conquistare la Sud giallorossa. Ancor meno ha impiegato a prendersi la Milano nerazzurra che, orfana di Romelu Lukaku, aveva disperatamente bisogno di aggrapparsi a un nuovo idolo pagano.
E il bosniaco, che Antonio Conte avrebbe voluto con sé all’inter proprio insieme a Big Rom (ma il budget di Surfing fu prosciugato dall’acquisto del belga), ha impiegato una partita -la prima giocata a San Siro – per indossare la corona lasciata libera dal collega. Gol contro il Genoa, doppietta al Bologna partendo dalla panchina e gol all’Atalanta: quando l’Inter ha giocato in casa, il nome di Dzeko è sempre comparso sul tabellone alla voce marcatori. In totale, gare in trasferta e Champions comprese, in 11 presenze nerazzurre il centravanti ha segnato 7 gol regalando 3 assist ai compagni. Stessi numeri di Lukaku a Londra, a fronte però di 4 gol e un solo assist.
Visto quanto fatto dai due finora, Marotta e Ausilio possono appuntarsi una bella medaglia al petto per aver preso gratis (alla Roma andrà un bonus di circa 2 milioni a qualificazione Champions raggiunta) il sostituto del belga. Dzeko all’In ter ci è arrivato quando ormai probabilmente non ci sperava più e ora è guidato dalla formidabile motivazione data dall’idea di poter arricchire il suo palmares con lo scudetto dopo aver vinto Bun-desliga (a Wolfsburg) e Premier (due volte con il Manchester City).
Il passaggio tra Lukaku e il centravanti bosniaco non è comunque stato indolore almeno a livello di gioco: perché -come ormai è chiaro a tutti – la presenza del belga permetteva all’Inter di restare arroccata in difesa e ripartire, arma che probabilmente stasera utilizzerà Massimiliano Allegri per dare scacco a Simone Inzaghi che invece ha la necessità di accompagnare il bosniaco per renderlo mortifero in zona gol. Non è un caso, in tal senso, che Dzeko abbia un rendimento formidabile a San Siro (splendida pure la rete segnata allo Sheriff con un sinistro al volo da urlo, non male per un destro). Tra l’altro, in carriera, il numero 9 ha realizzato soltanto un altro gol alla Juve e, anche quel caso arrivò una vittoria (2-0, il 12 maggio 2019). Inzaghi e San Siro nerazzurro si augurano che la tradizione possa rinnovarsi pure stasera.
La festa in famiglia, con moglie, figli e papà, per il 29° compleanno, celebrato ieri, potrebbe avere un epilogo stasera a San Siro: dopo aver scartato i pacchi e soffiato sulle candeline della torta, Alvaro Morata vorrebbe farsi lui un regalo, da condividere con compagni, club e tifosi. Un gol contro l’Inter nel tempio del calcio – davanti a oltre 50 mila spettatori dopo due anni di cancelli chiusi o di ingressi limitati – coronerebbe il week end, tanto più se la rete servisse per la vittoria finale e per l’aggancio ai nerazzurri in classifica.
Senza Moise Kean (non convocato per un affaticamento) e con un Paulo Dybala che rientra dopo un mese, tocca al centravanti spagnolo la responsabilità di guidare l’attacco bianco nero: Alvaro non si è mai tirato indietro, mettendosi sempre al servizio della squadra, punto di riferimento imprescindibile che gode della fiducia di Max Allegri e della società. Adesso però il compito è più gravoso perché deve dare una svolta alla stagione e dimostrare di meritarsi la Juventus. Nel presente, ma pure nel futuro, visto che a giugno la dirigenza dovrà decidere se riscattarlo dall Atletico Madrid oppure salutarlo.
Finora in campionato Alvarito ha segnato sempre nei big match, un gol contro il Milan e uno contro il Napoli (il terzo stagionale, in Champions Le-ague, a Malmoe), ma purtroppo i suoi gol hanno portato soltanto un punto. Poi la lesione al bicipite della coscia destra lo ha costretto a fermare la sua corsa, saltando il Chelsea e il derby, ed è rientrato nei minuti finali contro la Roma.
L’Inter diventa l’occasione per ribadire la sua indole di bomber “dai gol pesanti” e riannodare il filo con le reti visto che non segna da oltre un mese: senza Cristiano Ronaldo, Morata ha più libertà di andare al tiro, ma deve anche incidere di più per non rimpiangere il bottino che garantiva il fuoriclasse portoghese. Alvaro è arrivato a cifra tonda, 50 reti in bianconero, e con l’Inter ha un conto aperto perché è una delle sue vittime preferite in carriera: ai nerazzurri ha segnato quattro gol, due in campionato e una doppietta in Coppa Italia. Nel maggio 2015, con la luventus già scudettata, lo spagnolo decise il derby d’Italia proprio a San Siro ed esultò in maniera particolare, sfoggiando un paio di occhiali da sole, caduti a un tifoso nerazzurro: «Fernando Fiorente li prese, me li passò e io li indossai» raccontò Alvarito. Un gesto da replicare: i tifosi sono avvertiti…
Le cessioni di Lukaku e Ronaldo non hanno lasciato tracce. Ok, più o meno, nel senso che fare a meno di 165 reti in un colpo solo (64 complessive del Romelu nerazzurro e 101 del Cristiano bianconero) non è semplice, però poniamoci un quesito: stasera a San Siro – e davanti ai teleschermi – c’è qualcuno che rimpiangerà l’assenza dei due giganti? Non è mancanza di rispetto, piuttosto la presa d’atto di situazioni die non si potevano gestire: la maxi-offerta del Chelsea per il belga era irrifiutabi-le e alla voglia irrefrenabile di cambiare la propria comfort zone da parte del portoghese non esistevano alternative. E chissà se per la prima serata odierna i due hanno preso impegni oppure se daranno un’occhiata al primo derby d’Italia orfano di un mostro di bravura chiamato LukAldo, come da definizione in voga tra chi vive di social: di sicuro Romelu è libero da incombenze (il Chelsea ha giocato ieri in Premier seppellendo di reti il povero Norwich e il belga è pure infortunato), mentre Cristiano andrà sotto la doccia di Old Trafford intorno alle 18.30 inglesi (le 19.30 italiane). Teoricamente può farcela, anche se trastullarsi in famiglia è priorità praticamente assoluta per CR7.
Il fatto che Lukaku e Ronaldo si godano Inter-Juve è quasi un dettaglio di fronte all’imponenza di spunti che ogni volta questa partita riserva. E così pare naturale che nelle chiacchiere che precedono una sfida così sentita e che faranno comunque discutere s’inserisca pure la risposta dell’ex bianconero a chi non prende esattamente le sue posizioni. Leonardo Bonucci e Giorgio Chiellini nei giorni scorsi avevano parlato delle differenze tra il prima e il dopo: «Adesso giochiamo più da squadra», il sunto delle parole del difensore; «Se Cristiano fosse andato via prima, ci saremmo preparati meglio», parola del capitano. Ronaldo, che ad ogni modo non fa riferimento ai due ex compagni, ha risposto così agli inglesi di Sky Spor-ts che sono andati a trovarlo a Manche-sten «Quello che dicono le persone non mi fa paura. Se qualcuno non vuole vedere quello che faccio per la squadra, non è un problema mio. Non ho paura di dii parla male di me, ho vinto tutto. Se c’è chi dice cose cattive su di me, io non mi preoccupo: la notte donno bene lo stesso. Chiuderò la bocca a chi mi critica». E ancora: «Vincere premi di squadra è più facile che conquistare tro -fei individuali. Tutti dovrebbero conoscere il proprio molo: io al primo posto metto il collettivo. Il mio compito è segnare e aiutare la squadra a vincere. Se tutti si sacrificano, potremo migliorare. Anche la difesa fa parte del mio lavoro. Io sono fatto così, non cambierò mai».
Massimiliano Allegri vuole godersi lo spettacolo, gli era mancato per due anni. I due anni in cui è rimasto fermo, in attesa della chiamata che lo rimettesse in gioco. Lo spettacolo è quello di Inter-Juventus, la classica tra le classiche della Serie A.
Quella che l’immaginario collettivo ama indicar e come il derby d’Italia e quella che negli ultimi anni – tra vicende calcistiche e non – è stata una partita caricata di troppi significati, che spesso esulavano dalla rivalità sul campo, Il tecnico bianconero è pronto a riassaporare un clima unico, reso ancor più tale da una progressiva riapertura degli impianti: «Mi aspetto una bellissima serata, ancor più bella se vinceremo noi. Con 60.000 persone a San Siro si torna a vivere un certo tipo di partite, con certe aspettative. E penso che sarà una partita da godere, con due squadre importanti per la Serie A, insieme con il Milan.
L’Inter resta per me la favorita allo scudetto, per noisarà un test importante davanti a una avversaria forte. Penne sarà emozionante dopo due anni di stop, allenatori e giocatori vivono per questo tipo di sfide. Sono stimolanti, affascinanti da vivere e con il vantaggio che si preparano da sole rispetto ad altre, in cui devi spingere la squadra». Partita importante, ma non decisiva: quante volte lo abbiamo sentito ripetere nel corso degli anni? Allegri non si sottrae: «Ai fini della classifica era molto più fondamentale quella contro la Roma. Questa è importante, ma non decisiva, che però ci permetterebbe di fare lui salto in avanti e di allungare la striscia di quattro vittorie consecutive in campionato: ci sono tante giornate da disputare, c’è il tempo per recuperare».
Una Juventus che, ancora una volta, non riesce a presentarsi con gli effettivi al completo all’appuntamento. Moise Kean resta a casa per un affaticamento muscolare, restringendo il ventaglio delle scelte in prima linea, mentre Adrien Rabiot si è sì negativizzato, senza però essersi mai allenato: anche il francese rimane fuori dalla lista dei convocati. Una lista in cui si rivede Paulo Dybala, su cui il tecnico non si sbottona: «È a disposizione, sta bene, ha fatto due allenamenti con la squadra. Allo stesso modo sta bene Chiellini Non ho ancora deciso la formazione, siamo tornati giovedì pomeriggio». Niente fonnazione, ma una indicazione per il futuro.
Magari anche immediato: «Ho quattro centrali e stanno bene, farò una scelta. Quando De Ligt sarà pronto a mettersi nel centrodestra potremo giocare a tre, è un molo che può tranquillamente ricoprire». C’è però un aspetto che piace al tecnico, ed è la crescita di chi è chiamato in causa a partita in corso: «Chi entra dà un contributo importante. Giochiamo ogni tre giorni, è decisivo mettersi a disposizione. Cinque cambi al 60,’ poi, rendono diverse le partite: chi subentra deve farlo con la testa giusta, deve vivere la panchina come se giocasse. All’inizio li conoscevo meno, ora sono più agevolato ma è merito dei giocatori, che offrono un contributo importante. Arthur, per esempio, è cresciuto molto, ci dà qualità nella velocità del passaggio. Ha fatto due spezzoni, ha bisogno di riprendere la condizione, di trovare il minutaggio perché diventi uno dei titolari».
In questi giorni Cristiano Ronaldo è stato il convitato di pietra bianconero. Citato nelle intervista da Giorgio Chiellini e Leonardo Bonucci, con parole che indicano una Juventus oggi nettamente diversa rispetto a quella che ospitava il portoghese. E da cui dipendeva: «Quando hai uno come Ronaldo, che fa 30 gol a stagione, è normale che la squadra si appoggi su di lui. Partito lui, ognuno ha più responsabilità: occorre cercare il gol con più gente possibile. E occorre limitare gli errori. Non è che noi andiamo m difficoltà quando dobbiamo fare la partita, ma in certi momenti commettiamo errori tecnici e singoli da evitare. Il calcio è controllo della palla, precisione nel passaggio e capacità di smarcarsi. In certe situazioni sbagliamo questo, sono momenti in cui devi attivare la testa. In allenamento tutti devono lavorare per non sbagliare una palla, anche se nel calcio di oggi è impossibile. Raccontano che San Siro applaudì Liedholm quando fallì un passaggio: era il primo dopo tanto tempo. Oggi è impossibile non sbagliare: il calcio è più fisico, più di contatto».
Ciò che Allegri si attende questa sera: «Con l’Inter c’è bisogno di grande attenzione difensiva, loro sono forti fisicamente e tecnicamente, inoltre giochiamo in uno stadio che spingerà molto. Dobbiamo essere lucidi, dei killer quando abbiamo palla e, all’inizio, battagliare anche sul piano fisico. Dzeko sa giocare a calcio, fa gol e rifinisce, con Lautaro forma una bella coppia. Barella è cresciuto tantissimo, Brozovic è diventato un giocatore serio, è migliorato tanto. Ripeto: l’Inter è ancora la più forte del campionato, non perché lo dico io. Sono comunque certo che non ci possano ammazzare, in caso di una loro vittoria, vista la classifica. La stagione si decide a fine febbraio, negli ultimi tre mesi. Certo, bisogna però essere lì…». Inter che avrebbe potuto essere la squadra di Allegri, con Simone Inza-ghi su quella bianconera: «In due anni di acqua sotto i ponti ne è passata, alla fine ho scelto la Juventus e sono molto contento».
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