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Come e dove vedere Milan Udinese in Streaming Gratis

Viaggia per i 22 anni, quindi l’età per l’esame di maturità è passata da tempo, ma senza Zlatan Ibrahimovic questa sera Rafael Leao vivrà una serata da… tesi di laurea. Anzi, le gare in cui il giocatore portoghese dovrà reggere le sorti dell’attacco rossonero e far vedere di essere pronto a farlo, saranno più di una, visto che lo svedese dovrà rimanere fermo una ventina di giorni. Va detto che Leao quando ha giocato da centravanti per l’assenza di Ibra, il suo lo ha fatto.

Tolta la gara scialba della settimana scorsa contro la Stella Rossa, in precedenza, soprattutto a inizio gennaio, Leao era stato quasi sempre decisivo, in gol con Benevento e Torino, assistman per Calabria contro la Juventus. E prima di Natale aveva segnato il gol più veloce della storia delle Seria A contro il Sassuolo, mentre il 4 ottobre, dopo un primo tempo abulico da ala, aveva realizzato una doppietta da “9” contro lo Spezia. Stefano Pioli si aspetta una prestazione simile questa sera contro l’Udinese, partita che il Milan vorrà vincere anche senza l’asso svedese per far vedere, dopo il bel 2-1 di Roma, di aver superato la crisi: «Abbiamo la possibilità di dimostrare che la cosa straordinaria sono state le due settimane precedenti, non la vittoria dell’Olimpico – ha incalzato ieri Pioli -. A me piace tanto quando Zlatan ci fa giocare bene; Leao invece non è un centravanti di riferimento, ma di movimento. I suoi compagni dovranno essere bravi a sfruttarlo. Non dimentichiamoci che fino a qualche settimana fa si parlava di un Leao più determinato e dentro alle partite, con l’Udinese può partire dall’inizio, ma non va coccolato più di tanto perché sta bene e deve aiutare la squadra con le sue qualità».

Il Milan ha già dovuto fare a meno molte volte di Ibrahimovic, ma ogni volta è un nuovo esame: «Zlatan è un’arma in più – ha aggiunto Pioli -, ma il fatto che la squadra abbia fatto bene anche senza di lui significa che abbiamo delle qualità». Pioli – che ieri sera ha guardato Juventus-Spezia e non Sanremo – si aspetta conferme: «Sarà una gara importante, all’andata l’Udinese ci ha messo in difficoltà (la partita la decise Ibra con un’acrobazia a pochi minuti dal termine, ndr). Scudetto? Noi dobbiamo fare la corsa solo su noi stessi. Siamo soddisfatti della partita di Roma, è il momento decisivo della stagione, restiamo concentrati e cerchiamo di ottenere il massimo. Le due settimane difficili ci sono servite per sistemare alcune cose, la squadra è stata brava a non essere depressa e a ritornare a giocare da Milan».

Questa sera Pioli dovrà fare a meno anche di Calhanoglu – ieri a Casa Milan per discutere con la dirigenza del suo futuro (il contratto scade a giugno, rinnovo sempre più vicino) -, Bennacer e Mandzukic, recuperato Rebic. In dubbio anche Calabria (lieve pubalgia, Kalulu più di Dalot), mentre al centro della difesa potrebbe tornare capitan Romagnoli: «Solo voi parlate di bocciature, per me sono semplici scelte – ha sottolineato l’allenatore -. Io ho parlato con lui, non sempre si possono avere le stesse idee, ma l’importante è il rispetto». Potrebbe rimanere fuori l’ottimo Tomori visto a Roma, esaltato proprio da Pioli, ma non al top: «I simboli della vittoria di domenica sono due: la rabbia con cui Rebic ha calciato in occasione del secondo gol e il doppio salvataggio di Tomori e Tonali».

Perché Sanremo è Sanremo e Zlatan Ibrahimovic è Zlatan Ibrahimovic. E’ arrivato per spaccare, per fare altri record. Lo ha chiamato per questo Amadeus. Queste sono le sfide che gli piacciono. Quelle che vuole giocare e naturalmente vincere. «E’ meglio giocare con me che avermi contro…». Un concetto che Ibra conferma anche senza calzoncini e calzettoni ma con un elegante smoking nero indosso. Non uno comune, uno con la scritta Ibra gigante sulla giacca.

Un esordio da applausi. Senza nessuna paura, solo un po’ di sana tensione che Zlatan scioglie dopo un secondo: «Per me è un onore essere qui, ma è un onore anche per te avermi qui». Faccia da duro, da spaccano. Recita se stesso: «A Sanremo ho portato le regole. Le regole del mio Festival». Ama prova a ribattere: «Cominciamo male, sono io il direttore…». Pronta la risposta: «Ti hanno detto così? Il direttore è Zlatan. Ecco le regole: scrivi! Regola numero uno: 22 cantanti. 11 contro 11 sennò non è regolare. E gli altri 4? Li vendiamo al Liverpool! Regola numero 2: la larghezza del palco così non va bene. Serve un palco 105 per 68 come San Siro». Poi invita Amadeus a fargli vedere come conduce, lo invita a gonfiare il petto. La sua prima apparizione finisce così dopo pochi minuti. E’ andata bene. «Sicuramente è più facile fare gol». Ibra non ha paura di niente.

Né di cantare, né di prendersi delle responsabilità. Lo fa sempre. Lo ha fatto scontrandosi con LeBron James, lo fa anche quando si parla di Lukaku. «Se vuol venire, è benvenuto. Quello che succede in campo, finisce in campo, non c’è nessun problema». Il sorriso lo ritrova parlando di Silvio Berlusconi che non avrebbe mai autorizzato la sua partecipazione al Festival della canzone. «Secondo me invece mi avrebbe detto di sì. Ho un bel rapporto con lui, mi vuole troppo bene anche se mi ha mandato a Parigi senza il mio permesso». Non lo disturbano nemmeno quello che possono pensare i suoi tifosi: «Non ci penso.

Quelli che mi conosco sanno che il mio obiettivo col Milan è quello di aiutare». Un aiuto anche economico per chi ne ha più bisogno perché Zlatan ha garantito che il suo cachet (50 mila euro a serata) sarà interamente devoluto in beneficenza. Il Festival di Sanremo è sicuramente un primo passo verso il suo prossimo futuro. Qualcuno lo vede bene al cinema, come attore, tipo Eric Cantona. Lui fa sul serio: «Hollywood mi ha cercato, abbiamo parlato spesso di fare un film, poi sono scappato e ho firmato per il Milan. Ma sono molto curioso perché è un altro mondo. Quando giri un spot pubblicitario un po’ ti senti attore, è un mondo in cui voglio entrare e provare a sfondare come nel mondo del calcio». Intanto vediamo se sa cantare. Lo farà con l’amico Sinisa Mihajlovic: «Spero che non sappia cantare, così saremo allo stesso livello».

Ora l’Udinese, un primo posto da riconquistare. Ma c’è anche il Festival di Sanremo, un derby continuo da giocare per Ibrahimovic con Amadeus e Fiorello. E’ stato così fin da subito, dal loro primo incontro l’estate scorsa. «Lo so che sono interisti, me lo ricordano ogni cinque minuti e mi confermano ogni momento che sono primi in classifica. Ma i primi sei mesi non li ho mai sentiti ma ora intanto ce lo riprendiamo il primo posto…». Ibra non cambia mai. Ride, scherza e lancia la sfida all’Inter. Una sfida che vuole vincere. «Lavoro per il Milan e farò di tutto per far sì che il Milan abbia successo». Dopo l’esordio sul palco dell’Ariston questa sera Zlatan sarà a Milano, a San Siro al fianco dei suoi compagni di squadra. Ci arriverà da Milanello, tra battute e prese in giro dei suoi compagni, anche da infortunato. Il suo programma non è cambiato in niente. L’unica cosa che non potrà fare sarà scendere in campo e fare la differenza. Sarà lì per trascinarli dalla panchina come ha fatto un’altra decina di volte. Una scelta sua, del club e anche di Stefano Pioli che sa che Ibra è un leader. E un leader serve anche quando non gioca…

Può sorridere mister Luca Gotti alla vigilia del match di San Siro contro il Milan, oltre che per la classifica che permette di giocare senza particolari assilli anche per i rientri di Pereyra e Zeegelaar, che hanno scontato il turno di squalifica, e di Ouwejan, Deulofeu e Forestieri, convocati ma difficilmente impiegabili dal primo minuto. I primi due saranno invece ributtati subito nella mischia. L’argentino sembra destinato a dare una mano in avanti a Nestorovski, in vantaggio su Llorente, nel 3-5-1-1 che rivedrà Zeegelaar ritornare sulla fascia sinistra con il ritorno a destra di Larsen. In regia Walace dovrebbe prendere il posto di Makengo con Arlsan, buon ingresso per lui nella gara contro la Fiorentina, interno a sinistra e De Paul interno destro. Difesa senza particolari dubbi, complice un Samir in non perfette condizioni, con il diffidato Musso in porta e linea a 3 formata da Becao, Bonifazi e Nuytinck.

Niente ritorno da ex, almeno dall’inizio, per Deulofeu che aveva giocato la sua prima da titolare in campionato con la maglia bianconera proprio contro i rossoneri nella gara d’andata ben giocata dai padroni di casa usciti con 0 punti per la rete di Ibrahimovic all’83’. Il bilancio delle prime giornate 5 gare del girone di ritorno per i bianconeri dice 10 punti con le vittorie con Spezia, Verona e Fiorentina, il pari di Parma e la deludente sconfitta dell’Olimpico contro la Roma. Contro le “grandi” il cammino dell’Udinese vede la vittoria esterna contro la Lazio e i pari casalinghi contro Atalanta e Inter ma, fatto salvo per la già citata trasferta contro i giallorossi, i bianconeri non hanno mai sfigurato, anche quando il risultato è stato netto come a Torino contro la Juventus.

Tutto su Rebic. E Rafael Leao. Che hanno dimostrato di sapersi gestire senza il capobranco, che sarà comunque con loro stasera a San Siro anche senza poter giocare. E’ un segnale che Zlatan infortunato dà alla squadra, un segnale che significa: «Puntiamo ancora al primo posto». E’ quello che il totem ha dichiarato a Sanremo. Verità o bugia promozionale? Immaginando il pensiero di Zlatan, la risposta è immediata: punta ancora allo scudetto, che in Italia gli è sfuggito raramente (due volte, più una in Olanda). E’ una specie di battaglia fra lui, il resto del mondo e le situazioni che si sono create. Ma ora i riflettori sono tutti sul giovane portoghese e sul croato miracoloso dopo il lockdown e poi fatalmente declinante. Adesso Rebic sembra tornato al top, con cinque gol nelle ultime sette partite. Soprattutto, è stato uno dei migliori a Roma, dove Kessie ha dimostrato ancora una volta di essere praticamente imbattibile sui rigori. Poi c’è il resto, e lì interviene Rebic. L’uomo che non ti aspetti. Quello sempre sotto le righe.

«Non ho mai avuto perplessità su di lui, Rebic è un giocatore importante», dice Pioli. Importante, con o senza Ibrahimovic e con Rafael Leao accanto. «Si scambiano bene di ruolo, fra prima punta ed esterno, ma lo stesso può accadere e accadeva anche con Zlatan in campo. Mi piace quando non diamo punti di riferimento. In ogni caso le caratteristiche di Rebic ci servono molto, non abbiamo dubbi sulle sue qualità». Rebic è stato abbastanza spietato in zona gol nelle ultime giornate, mentre prima aveva alimentato dubbi sul suo reale valore dopo lo straordinario rendimento post lockdown. E’ che Ante è così: grandi partite e qualche passaggio a vuoto. Il Milan si è abituato e non vede l’ora di godere della serie positiva già cominciata. Rebic sembrava destinato al riposo dopo l’infortunio dell’olimpico, invece si è ripreso in fretta. E ora è pronto per ritrovare l’avversaria che lo aveva lanciato nel calcio italiano. Due gol partendo dalla panchina a San Siro contro l’Udinese, nel gennaio scorso. Un cammino luminoso, poi un calo fisiologico, infortuni, gli effetti del Covid che indebolisce e non risparmia nessuno, o quasi. Rebic è sempre rimasto lì, con un carattere fermo e una incrollabile. Contro l’Udinese si scambierà probabilmente il ruolo di prima punta o esterno sinistro con Leao. Una questione di poca importanza secondo il tecnico. «Succede anche quando in campo c’è Ibrahi-movic. Mi piace molto quando si verificano queste situazioni tattiche».

Rebic gioca per il Milan, ma anche un po’ per la Croazia e per se stesso. Così come Ibrahimovic, che senza grandi infortuni dovrebbe ricomparire in nazionale alla fine di marzo, anche Rebic ha un altro obiettivo. Perché certo, sì, lo scudetto (difficile, ma non si sa mai) e l’Europa League da vincere e la Champions League per il futuro, ma non si può dimenticare l’Europeo che arriva prima della prossima ambita coppa e che per Rebic, dopo l’apprendistato ai Mondiali di Russia, rappresenta la meta più ambita. Come per Theo Hernandez, mai convocato dal c.t. francese Deschamps, o come altri che cercano gloria in nazionale. E’ un circolo virtuoso che dovrebbe piacere anche al Milan, visto che Ibrahimovic è tornato nel mirino del c.t. svedese proprio dopo la stagione strabiliante con il club. Quanto a Re-bic e Leao, il futuro è loro. I numeri con il Milan senza Ibrahi-movic in campo non sono fenomenali, ma il futuro è loro. Della loro capacità di segnare, ma soprattutto di adattarsi a posizioni diverse. Sono i camaleonti dell’attacco rossonero e Pioli sa di poter contare su di loro. Perché Ibra è Ibra, ma c’è vita anche senza Ibra. E il Mi-lan lo ha già provato a se stesso.



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