Un biglietto, poi, sarebbe apparso fuori da alcune scuole elementari e medie di Roma con impresso un numero telefonico da digitare per giocare alle competizioni di “Squid Game“: molti ragazzini hanno provato a chiamare, nonostante il parere contrario di genitori ed insegnanti. A questo proposito la petizione online “Fermiamo lo Squid Game: giochi mortali emulati dai bambini”. della fondazione “Carolina Onlus“, nata in memoria di Carolina Picchio, l’adolescente che si tolse la vita qualche anno fa perché vittima di cyberbullismo, ha già raccolto quasi 10.000 firme mentre i pedagogisti sconsigliano i genitori di guardarla con i figli e raccomandano di non farla proprio visionare dai più piccoli.
Qualcosa che in parte era già accaduto con altre serie tv, tipo “Romanzo Criminale”, “Gomorra”, “Baby”, “Game of Thrones”, i cui contenuti hanno spesso avuto un pessimo effetto sui telespettatori più giovani con molti di loro spinti a copiare le gesta di quelli che sono diventati i loro eroi. Perché i personaggi negativi, i cosiddetti “villain“ hanno una presa maggiore, soprattutto in un’età dove la ribellione è fondamentale e ovvia per la crescita e la formazione dello spirito critico.
Il problema è che ultimamente si punta più su questi che sui modelli positivi. Anzi, anche i supereroi vengono dipinti nel loro lato oscuro, peggiore, negativo, e per fare un esempio la differenza fra Batman e Joker non è così netta.
Questo piace al pubblico e i produttori, che devono guadagnare da un prodotto, sono ben felici di seguire questo filone ma con quali effetti? Quando i modelli sono Harley Quinn, il Joker o i boss mafiosi allora cambia tutto. Gli adulti (alcuni, non tutti) possono capire le frasi di registi e sceneggiatori come “mostriamo l’umanità dei cattivi“ ma i più giovani hanno questa forza? È vero che la tv e il cinema non devono educare, quello spetta alla scuola e soprattutto alle famiglie, ma ha un potere emulativo enorme e ha un maggiore effetto una serie come “Squid game“ a tanti insegnamenti familiari che a quell’età vengono presi come imposizioni del potere. Insomma, non si può invocare il ritorno alla censura, ovvio, l’arte deve essere libera di esprimersi ma servirebbe anche un investimento educativo più importante del parental control o del pallino rosso perché, per dire, “Squid Game” è vietato ai minori di 14 anni eppure Silvia Svanera, preside di una scuola di Rignano sull’Arno, vicino a Firenze, ha denunciato in una circolare che «I bambini più piccoli giocano a “Squid Game” e diventano violenti ». E non è l’unica.
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