Dove e come vedere la partita in Streaming Sampdoria Inter
Sampdoria Inter, sarà quindi valida per la seconda giornata di campionato e scenderanno in campo tra pochi minuti allo stadio Luigi Ferraris di Genova. Rappresenta il 50% degli spettatori rispetto alla capienza massima dello stadio. Il calcio d’inizio è fissato per le ore 12:30. Il match sarà trasmesso in diretta TV ed in esclusiva da Dazn. Di conseguenza sarà visibile a tutti gli abbonati su Smart TV compatibile con l’apposita App o in alternativa su tutte le tipologie di televisori che sono collegati ad una console PlayStation 4 o 5 o XBox. Sarà possibile anche collegare il vostro televisore ad un dispositivo Amazon Fire TV stick oppure Google Chromecast o ancora al timvision box. La telecronaca sarà affidata a Stefano Borghi mentre il commento tecnico Curato da Dario Marcolin.
Dai blocchi, è abituato a scattare come Jacobs . Tra le molte virtù di Simone Inzaghi c’è pure la capacità di ripartire forte dalle soste di campionato: da quando allena (stagione 2016/17), è il tecnico italiano che ha ottenuto più punti di tutti, 37, frutto di 11 vittorie, 4 pareggi e appena 3 sconfitte. Dopo l’uno-due agostano rifilato a Genoa e Verona, sarebbe fondamentale per l’Inter dare continuità ai risultati un po’ perché un campionato fa (era il 6 gennaio) a Marassi contro la Samp i futuri campioni d’Italia hanno perso; un po’ per acquisire ancora più autostima; un po’ per l’assist che dà il calendario con altre due sfide sulla carta abbordabili (a San Siro contro il Bologna e a Firenze) prima del big match con l’Atalanta.
Inzaghi – che vincendo può spedire la Juve a -8 – è perfettamente consapevole dell’importanza del momento e, per ora, ha eliminato dal suo vocabolario la parola turnover: «La mia testa è alla Sampdoria e non alle prossime partite. Il salto di qualità che ancora mi attendo è proprio nella capacità di recuperare al meglio le energie in poco tempo. Le motivazioni, in questo, fanno la differenza: sono sicuro che ne avremo e ci aiuteranno a superare prima la fatica». In tal senso aiuta il fatto di scendere in campo con lo scudetto cucito sul petto, sentirsi campioni può dare quella spinta emotiva che aiuta a trovare energie anche in serbatoi molto prosciugati dal tour de force con le varie Nazionali.
L’idea di ripartire la corsa da uno stadio dove nell’ultima stagione l’Inter ci ha lasciato le penne può essere sicuramente di ulteriore aiuto: «Incontreremo una squadra con qualità e un allenatore, D’Aversa , che dà organizzazione alle sue squadre. La Samp si è rinforzata sul mercato anche con Caputo , sappiamo che sarà difficile ma cercheremo di fare una partita da vera Inter». Vincere, quasi superfluo sottolinearlo, sarebbe anche un ottimo biglietto da visita per presentarsi alla notte di gala con il Real: «Sarà una sfida affascinante, la vivrò con i ragazzi nel migliore dei modi. Ora la nostra testa però, ripeto, è alla Samp: al Real penseremo dopo», taglia corto Inzaghi che ha ritrovato tra i convocati Alexis Sanchez . «Da quando ci siamo trovati l’8 luglio la prima volta che l’ho visto è stato mercoledì. Ha fatto solo 4 allenamenti ma è un ragazzo disponibile e le sue qualità non le scopro io.
Viene da un infortunio in Coppa America con una ricaduta importante e il mio augurio è che possa stare bene e aiutarci da qui alla fine, oggi è ancora indietro come condizione fisica ma ho trovato un ragazzo con grande disponibilità che vuol mettersi alla pari con gli altri».
Riaverlo al top, potrebbe dare a Inzaghi una situazione tattica in più da utilizzare: «All’occorrenza, non vedo perché non si possa inserire Sanchez alle spalle dei due attaccanti: in determinate partite sicuramente sarà un’arma in più (che peraltro aveva utilizzato pure Conte, ndr)», il tutto senza dimenticare che in rosa c’è Satriano «lo abbiamo tenuto perché mi ha dimostrato dall’inizio di poter stare nel gruppo. Ha una forza incredibile, è volenteroso. Gli altri quattro attaccanti hanno una storia diversa, Satriano deve essere bravo e lavorare. L’esordio col Genoa non gliel’ho regalato, se l’è meritato. E d’ora in poi con tante partite deciderò come e se utilizzarlo». Facile pensare però che nella seconda parte della stagione l’uruguaiano, chiesto all’Inter da mezza Serie A, possa andare a giocare in prestito.
Tra le certezze c’è invece Denzel Dumfries ma, se l’olandese non è ancora in trampolino di lancio è per un problema soprattutto tattico, considerato che deve ancora assimilare i precetti della fase difensiva necessari per fare al meglio l’esterno nel 3-5-2. In tal senso, non vanno dimenticate le difficoltà difensive del primo Hakimi : «Dumfries è un grandissimo giocatore che arriva da un altro campionato. Sta imparando pian, piano la lingua, è andato in Nazionale e ha giocato due buone partite. Ieri si è allenato bene. Diventerà un giocatore molto importante per l’Inter, ora avremo 7 partite in 21 giorni e ci sarà sicuramente spazio per lui». Magari già a Genova, ma a partita in corso. «L’errore da non fare? Non dobbiamo pensare alla partita successiva». Chiude Inzaghi. Ecco perché l’Inter ripartirà da tutte le sue certezze.
Tentazione Lautaro Martinez ? Probabilmente ieri mattina, prima di parlare con l’attaccante argentino e vederlo in allenamento dopo l’arrivo a Milano nella serata di venerdì, perché poi Simone Inzaghi non ha avuto dubbi: oggi al fianco di Edin Dzeko a Marassi contro la Sampdoria ci sarà il “Toro”.
Inzaghi nei giorni scorsi aveva pensato a Sensi da trequartista come contro il Genoa alla prima stagionale e magari durante la sosta nei giorni ad Appiano con pochissimi giocatori a disposizione si era fatto stuzzicare anche dalla garra del giovane Satriano , l’unico attaccante rimasto alla Pinetina, protagonista di una grande estate. Alla fine però la scelta del tecnico nerazzurro, che oggi ritroverà fra i disponibili anche Sanchez , cadrà proprio su Lautaro, con Correa pronto al ruolo di spaccapartita come accaduto prima della sosta a Verona. E’ vero che Lautaro ha giocato più del “Tucu” con l’Argentina – 150 minuti, compresi i 6 “farsa” col Brasile, contro 57 dell’ex laziale -, ma il numero 10 si è presentato in buone condizioni e il tecnico vuole andare con tutte le certezze possibili contro la Sampdoria, visto che la gara dell’Italia con la Lituania gli ha già tolto in difesa Bastoni . Sì, mercoledì c’è la prima in Champions con il Real Madrid, ma l’Inter vuole arrivarci con l’entusiasmo che le darebbe una vittoria oggi a Genova. E la carica del “Toro”.
Martinez prima di partire per l’Argentina aveva segnato a inizio ripresa il fondamentale gol di testa al Bentegodi, rete che aveva rimesso sui binari l’Inter dopo il primo tempo chiuso in svantaggio col Verona. Partita che poi, come noto, aveva deciso Correa con una pazzesca doppietta all’esordio in nerazzurro a poche ore dal suo sbarco a Milano. Anche Lautaro era alla prima stagionale, dopo aver saltato l’esordio col Genoa per squalifica, e aveva iniziato a capirsi con Dzeko. La sosta in questo senso non ha aiutato, ritardando il lavoro di Inzaghi sul feeling fra i due, ma il fatto di voler puntare oggi su loro due, fa capire come il tecnico voglia che la coppia cresca di partita in partita, arrivando così già più rodata al Real, quando – a meno di situazioni fisiche da valutare dopo la Samp -, toccherà ancora a Dzeko e Martinez affrontare gli uomini di Ancelotti .
Real che la scorsa estate, soprattutto fra giugno e inizio luglio, era stato fra i club che più si erano interessati alla sua situazione. Anzi, in quel momento del mercato, con la trattativa di Hakimi col Psg ancora da decollare e senza i sentori dell’addio di Lukaku , in molti pensavano che sarebbe stato proprio Lautaro con la sua partenza a sanare i conti del club. C’era il Real, ma anche l’Atletico del suo estimatore Simeone . I sondaggi non si erano spinti oltre i 40-45 milioni e ovviamente l’Inter non si era neanche seduta a parlarne, rifiutando poi nella seconda metà di agosto, una volta ceduto Lukaku, proposte ben più importanti in arrivo dall’Inghilterra. L’Inter ha deciso di tamponare con Dzeko la partenza del belga e di scommettere sul talento di Correa, ma è chiaro che il nuovo uomo simbolo dei nerazzurri sia proprio Lautaro. E il rinnovo di contratto ormai definito fra la dirigenza e il suo agente, è lì a dimostrarlo. Arrivato 21enne nel 2018 grazie al blitz in Argentina del ds Ausilio e rimasto per diversi mesi a studiare dalla panchina il calcio italiano nell’abito stretto da vice- Icardi , Lautaro è sensibilmente cresciuto col passare delle stagioni, diventando un big con Antonio Conte . Contro il Verona ha raggiunto quota 50 gol con l’Inter, eguagliando Ruben Sosa e adesso vede davanti a sé miti della storia del club come Cambiasso (51), Matthaus (53), Eto’o (53) e Suarez (54). Con l’Argentina ha segnato contro il Venezuela e poi ha assistito allo show di Messi contro la Bolivia, anche se sull’1-0 il Var gli ha annullato una bellissima rete di sinistro. Lautaro è caldo, non è stanco e Inzaghi non ha dubbi: oggi in campo va lui.
Nel legame tra Genova e l’Argentina sono pieni i libri di storia, qualcuno per la verità pure sul calcio. Vorrai mica perderti la possibilità di ballare un tango all’ora di pranzo? Non ditelo a Si-mone Inzaghi. Che ieri s’è mosso così: a mezzogiorno ha riabbracciato Lautaro e Correa, nel pomeriggio li ha visti muoversi in campo. Poi ha parlato con entrambi: noi ci siamo, mister, è stata la risposta ottenuta. E allora avanti a testa bassa: l’Inter che vuole agganciare in vetta il Napoli e prendere il largo sulla Juventus, è anche la squadra che oggi vicino a Dzeko piazzerà uno dei suoi due attaccanti argentini, con Lautaro avanti rispetto al connazionale.
Segnale Non è solo una scelta di formazione. È un segnale vero e proprio alla squadra: la mente è a Genova, il Real Madrid non esiste. Meglio: non deve esistere. Inzaghi se la gioca al massimo, senza calcoli, nel pieno rispetto di quel che pure pubblicamente ha dichiarato: «Con il Real sarà una sfida affascinante che vivremo nel migliore dei modi, ma la ora la testa dev’essere alla Samp». Meglio ancora: «Dove mi aspetto un salto in avanti della squadra? Nel prepararci e nel recuperare le energie in poco tempo, in questo periodo di tante partite. Serviranno le motivazioni, faranno la differenza perché ci aiuteranno a superare prima la fatica». Parole non casuali: i nazionali dell’Inter, complessivamente, in questa sosta hanno giocato per 2.534 minuti, il numero più alto tra i club italiani. Buon per Inzaghi che Lautaro a Correa hanno di fatto disputato una partita in meno a testa, considerato il caos della sfida contro il Brasile che avuto il pregio – letta con gli occhi nerazzurri – almeno di far risparmiare energie ai due attaccanti.
Oltre Antonio Genova allora vale un tango vicino a Dzeko. Ma vale pure per la caccia alla terza vittoria consecutiva in campionato: Antonio Conte, un anno fa, si fermò a quota sette dopo 270 minuti, bloccato dalla Lazio. Di più: l’Inter perse in casa della Samp il 6 gennaio, ultima sconfitta prima di prendere il volo scudetto. Dove non è riuscito Antonio, oggi ci prova Simone. Il calendario chiama, l’occasione è ghiotta e racconta di una possibilità importante ai piani alti. Perché prendere tre punti oggi vorrebbe dire allungare a +8 sulla Juventus: siamo alla terza giornata, troppo presto per ragionare sulla classifica, ma sarebbe comunque un bell’andare per i nerazzurri. Comunque vada, poi, la vittoria consentirebbe a Inzaghi di guadagnare terreno su almeno una tra Milan e Lazio, altre due delle famose sette sorelle. È per questo che Inzaghi rimanda tutti i discorsi di turnover: il cambio in difesa è dovuto semplicemente al k.o. di Bastoni, di cui parliamo qui a fianco. Per il resto è l’Inter titolare: serve accelerare, non è il tempo della gestione questo. «La mia testa è alla Samp, non alle prossime partite, sarebbe un errore pensare al Real Madrid», ripete il tecnico.
Esame È la panchina numero 200 per Inzaghi: solo Conte nell’era dei tre punti ha vinto più partite delle 110 di Simone. Che prova a sfatare anche un piccolo tabù: mai ha vinto le prime tre partite consecutive di campionato. All’Inter sta scoprendo un altro mondo: è uscito da un ambiente di cui conosceva pure le virgole, ma il tecnico ci ha messo poco per entrare in sintonia con Appiano e dintorni. La Samp vale un piccolo esame di maturità: l’Inter di un anno fa è stata praticamente perfetta in campionato. Ma se un difetto va sottolineato, è stato quello della difficile gestione del doppio impegno con la Champions. A Inzaghi l’Inter ha chiesto di centrare la qualificazione agli ottavi nella massima competizione europea. Allo stesso tempo c’è un gruppo di giocatori che ha lo stimolo di confermarsi, di rivincere: non è la seconda stella ad attirare, quanto la voglia di dimostrare che il gruppo era vincente anche al netto degli addii di Conte, Lukaku e Hakimi. Ecco: se Inzaghi riuscirà a far coesistere le ambizioni europee con quelle nazionali, avrà fatto tanto. Meglio: avrà fatto tutto. Si parte oggi, con il tango di Genova.
Debutto da fuoriclasse e seconda uscita piena di ombre. Il popolo nerazzurro si chiede quale sia la vera faccia di Hakan Calhanoglu, l’uomo scelto da Simone Inzaghi e la dirigenza interista per tamponare all’emergenza tecnica in mezzo al campo arrivato dopo il dramma di Eriksen. Un blitz improvviso, diventato in fretta colpo di mercato. E i motivi li ha spiegati bene il tecnico alla prima occasione utile: «Era da tempo nella mia testa, ha qualità e quantità. E poi su calci piazzati è fenomenale». Sintesi ineccepibile, specie sotto l’ultimo aspetta. Avere Calhanoglu in squadra significa poter contare su un numero di potenziali occasioni da rete ogni partita, specialmente avere un’arma di distruzione di massa nelle partite più complicate, quando serve un’invenzione da fermo per sbloccare il risultato. Ed è una delle cose che chiede all’In-ter al suo numero 20. La carriera di Hakan è stata segnata sin dall’inizio dalle giocate su palla inattiva: nelle giovanili era una sentenza, lo è diventato anche al primo anno in Bundesliga con l’Amburgo: 11 reti in campionato, una su rigore e quattro da calcio di punizione. E da lì l’ascesa è stata costante: era la stagione 2013-14, da quell’anno ad oggi nei top cinque campionati europei soltanto un giocatore ha fatto meglio di Calhanoglu, un certo Leo Messi.
Che numeri Chiaro, l’Inter ha preso Calha per tantissimi motivi e perché era il profilo perfetto da inserire nel credo calcistico di Inzaghi: un po’ Luis Alberto – leader tecnico della Lazio di Simone – e un po’ Eriksen, giocatore intorno a cui il nuovo allenatore pensava di poter costruire la sua nuova fase offensiva. Ma i numeri che il turco può garantire sui calci piazzati – anche in termini di assist da calcio d’angolo o punizioni laterali -sono davvero impressionanti: 14 trasformazioni vincenti nelle ultime sette stagioni bastano per mettersi alle spalle specialisti del ruolo che hanno segnato tanto anche in Italia come Pja-nic (13) o Dybala (10), che con le loro prodezze hanno messo un marchio fondamentale nella lunga serie scudetti della Juve. Ma anche Cristiano Ronaldo è lontano (8), un gol sotto a Eriksen, che l’Inter prese dal Tot-tenham anche per sfata il tabù punizioni, cancellato a inizio anno con una perla allo scadere per decidere il derby di Coppa Italia proprio contro il Milan di Calha.
Non solo Calha Inoltre, nell’ultima stagione, Calhanoglu è stato il migliore d’Europa per occasioni create: 98, tre più di Bruno Fernandes e quattro più di Depay. Molte, ovviamente, partite da angoli o punizioni: Hakan ha chiuso l’ultimo campionato con 9 assist realizzati ed è stato uno dei segreti del Milan di Pioli. Ora punta a confermarsi dall’altra parte del naviglio, dove ha trovato nello spogliatoio altri grandi specialisti. Nella lista dei migliori dieci marcatori d’Europa citata prima, spicca al quinto posto Aleksandar Kola-rov (10), oggi all’Inter con un ruolo più marginale rispetto al passato ma ancora in possesso di un sinistro magico. Come Federico Dimarco, altra nuova arma offensiva per Inzaghi: il prodotto del vivaio ha già conquistato Simone per la duttilità e la voglia di imporsi finalmente anche con la maglia della squadra per cui ha sempre tifato, e nelle amichevoli estive ha stupito il tecnico col suo sinistro telecomandato. Angoli e cross sempre con i giri giusti, tagliati e velenosi. Con tutta questa abbondanza di specialisti, Inza-ghi ha potuto sbizzarrirsi alla ricerca di nuovi schemi per sorprendere gli avversari. Non è un caso che il primo gol della stagione sia arrivato proprio da azione d’angolo, su pennellata di Calha. E non sarà l’ultima: l’Inter ha trovato un nuovo tesoro nella missione “scudetto bis”.
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