Pierfrancesco Favino è uno degli attori più importanti e sicuramente uno tra i più apprezzati del cinema italiano. Riguardo la sua carriera sappiamo che è stata costellata da tantissimi successi e riconoscimenti. Ma cosa sappiamo invece della sua vita privata? Ad esempio sapete che l’attore da circa 20 anni è legato ad Anna Ferzetti anche lei una grande attrice? Conosciamolo meglio.
Pierfrancesco Favino chi è
L’attore è nato a Roma il 24 agosto 1969 sotto il segno zodiacale della Vergine. Ha avuto da sempre una grande passione per il mondo del teatro e della recitazione. Ben presto si è diplomato Infatti all’accademia nazionale di arte drammatica Silvio D’Amico ed è stato anche uno dei fondatori dell’Actor’s Center di Roma. Ad ogni modo, la sua carriera è iniziata ufficialmente nei primi anni Novanta e e poi si è affermato via via nel mondo del cinema come uno degli attori più importanti di sempre. E’ molto amato dal pubblico e soprattutto in questi ultimi anni ha ottenuto un successo straordinario. Ha lavorato in pellicole e serie tv di un certo calibro come L’Ultimo bacio, Al cuor si comanda, Romanzo Criminale, Saturno Contro, Angeli e Demoni, Baciami ancora, ACAB – All Cops are Bastards, a Casa tutti bene.
Tommaso Buscetta, il primo pentito della mafia siciliana, quasi una leggenda nella storia di Cosa nostra, è morto domenica all’età di 71 anni nel luogo segreto in cui viveva dalla fine degli anni ’80 negli Stati Uniti. La notizia è stata data ieri dal suo avvocato Luigi Ligotti, dopo i funerali. Buscetta, che era stato un cancro sofferto per un paio d’anni, è stato l’uomo che ha rivelato al giudice Giovanni Falcone l’organigramma completo di Cosa nostra.
Il pentito denunciò anche alcuni dei più importanti mafiosi, come i fratelli Salvo e quello che, nel 1992, indicò il sette volte primo ministro italiano, Giulio Andreotti, come il “riferimento politico” della mafia siciliana. La notizia della morte di Buscetta non ha sorpreso l’Italia dove era noto il suo delicato stato di salute. Dagli Stati Uniti, Buscetta ha vissuto in costante contatto con il suo paese d’origine attraverso la televisione e, più recentemente, la posta elettronica. La sua immagine era stata gravemente danneggiata in seguito all’assoluzione di Giulio Andreotti nel processo per associazione mafiosa aperto a Palermo in seguito alle accuse di Buscetta.
Ieri sia il procuratore aggiunto di Palermo Guido Lo Forte che il presidente della Commissione antimafia Ottaviano del Turco hanno avuto parole di riconoscimento per il primo pentito della mafia. “Era un uomo leale”, ha detto Lo Forte. “Falcone è stato quello che lo ha veramente capito”, ha aggiunto Del Turco.
La vita di Tommaso Buscetta, nato a Palermo il 13 luglio 1928, offre abbastanza materiale per diverse sceneggiature cinematografiche. Figlio di un’umile famiglia palermitana, Buscetta simboleggia perfettamente il vecchio stile degli uomini d’onore. Sposato tre volte, il primo all’età di 16 anni, padre di sette figli, tre volte emigrante in America Latina e negli Stati Uniti, iniziò la sua vita criminale trafficando con farina di hatraperlo e carte di razione nella Palermo del dopoguerra. Dopo un tentativo di fare fortuna a Buenos Aires, Buscetta tornò nella sua città nel 1961 in coincidenza con un momento di espansione dell’economia siciliana, dovuto in parte al contrabbando. È un grande momento di business. Tommaso lo capisce e inizia a lavorare nel settore del tabacco per la famiglia mafiosa di Angelo La Barbera. Il padrino di Cosa nostra è Salvatore Greco. Lo scoppio delle prime guerre di mafia lo costringe ad andare in esilio in Messico e poi in Brasile. Nel 1972 la polizia brasiliana lo arrestò e lo restituì in Italia. È il primo processo.
Tommaso Buscetta trascorse diversi anni nel carcere palermitano di Ucciardone fino a quando nel 1980 ottenne la libertà vigilata. Ma per le strade di Palermo è scoppiata una nuova guerra di mafia. Il padrino Stefano Bontade viene ucciso mentre viaggia a bordo della sua auto e Buscetta capisce che la sua vita è in pericolo. L’unica possibilità è fuggire in Brasile, dove riesce a vivere in pace per almeno tre anni. Nel 1983, la polizia lo arrestò di nuovo con l’accusa di traffico di droga. Nel carcere brasiliano riceve per la prima volta la visita del giudice Giovanni Falcone, ma Buscetta si rifiuta di testimoniare. Lo farà un anno dopo, quando le autorità brasiliane decideranno di consegnarlo all’Italia. Tra Falcone e Buscetta si instaura poi una strana e perfetta collaborazione di lavoro che permette al famoso giudice palermitano di innaffiare in modo definitivo Cosa nostra a seguito della quale il padrino Salvatore Riina finirebbe per cadere nelle reti della giustizia, anni dopo, nel 1993.
Buscetta riceve una pensione speciale dallo Stato italiano come pentito e collaboratore di giustizia, e viene estradato negli Stati Uniti, dove per gli stessi motivi ottiene la libertà, un nuovo nome e un domicilio riservato. A quel punto è un uomo rotto. Le sue confessioni sono costate a Buscetta troppi lutto familiare. Due dei suoi figli, un fratello, un cognato e quattro nipoti sono stati uccisi in successivi aggiustamenti dei conto. Ma il pentito non è disposto a stare zitto. L’assassinio di Falcone nel 1992 deciderà a Buscetta di fare un passo avanti nelle sue confessioni rivelando il nome della persona che secondo le sue prime confessioni è “il riferimento politico di Cosa nostra”. Si tratta, dice, dello stesso Andreotti, che ha mantenuto contatti attraverso il suo uomo in Sicilia, Salvo Lima, assassinato anche lui nel 1992.
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