Compie 90 anni il prossimo 3 novembre Maria Luisa Ceciarelli, in arte Monica Vitti, tra le più famose attrici del cinema italiano. Mostratasi al pubblico per l’ultima volta nel marzo del 2002, alla “prima” italiana di Notre-Dame de Paris, malata ormai da tempo, la Vitti vive nella casa romana in cui ha sempre abitato, accudita dal marito, il regista Roberto Russo, e da una badante.
A ricordare la sua brillante carriera è il press agent per eccellenza e creatore di star Enrico Lucherini. «Incontrai Monica all’Accademia d’arte drammatica – racconta – Lei usciva e io entravo e a quel tempo che abbiamo iniziato a frequentarci.
Da lì un’escalation di esperienze memorabili. Ho dovuto studiare Medicina per due anni perché mio padre voleva che mi specializzassi in Radiologia, cosa che poi ha fatto mio fratello. Io m’iscrissi di nascosto all’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico” dove, oltre Monica, incontrai anche Giuseppe Patroni Griffi e Luchino Visconti».
Chi si nascondeva dietro ai personaggi della Vitti? «Devo confessare innanzitutto che non è stato facile lavorare con lei, in quanto era una persona estremamente precisa sul set. Concepiva il lavoro in maniera totalizzante;. Ricordo quando le fu dato il ruolo di Assunta nella commedia del 1968 La ragazza con la pistola, diretta da Mario Monicelli, film che segnò la svolta per la sua carriera. Monica, infatti, era impegnata solo in ruoli drammatici. Monicelli, invece scoprì le sue doti di brillante attrice comica e ironica, facendola diventare la colonna portante della Commedia all’italiana».
Ci fu, quindi, una sorta di “avanzamento di carriera” per la Vitti… «La ragazza con la pistola decretò la promozione di Monica a “colonnello” della Commedia all’italiana” titolo fino a quell’epoca appannaggio dei quattro grandi interpreti del momento: Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Nino Manfredi e Vittorio Gassman». E lei curava il suo ufficio stampa… «Essere l’ufficio stampa di quelle pellicole fu un lavoro davvero difficilissimo.
Conservavo delle fotografie fatte a Monica sulle quali lei – una volta esaminate – aveva segnato una serie di correzioni da fare che riguardavano i capelli, le ombre e luci, così come le espressioni e le rughe. In quegli anni, dove non esistevano né chirurgia né photoshop, lei era avanti nel capire quanto l’immagine potesse essere alla base della promozione di un film».
Per lei era un lavoro duro, ma si divertiva a gestire attrici del calibro della Vitti, della Loren e tante altre… «Sicuramente fu un periodo estremamente florido ed impegnato per me. Contemporaneamente seguivo la Vitti, la genesi del Gattopardo di Visconti e la promozione della Ciociara con Sophia Loren. Furono anni meravigliosi in cui il ruolo dell’attrice donna all’interno del cinema italiano fu di una prorompente vitalità».
Quando ha visto per l’ultima volta la Vitti? «Ho incontrato l’ultima volta Monica durante una puntata speciale del Maurizio Costanzo Show. Era assieme ad Alberto Sordi, suo fraterno amico, e a Gassman. Era il 1995 e la trasmissione era un tributo ai tre grandi attori, ma anche una scusa per raccontare la storia italiana degli ultimi anni». Chi c’era in trasmissione oltre loro? «Enrico Mentana, che con Costanzo faceva un po’ da padrone di casa».
Con Monica è sempre filato tutto liscio? «Devo dire che la nostra fu un’amicizia fatta di assiduo sostegno lavorativo. Tante volte, però, abbiamo litigato: lei rimproverava me ed io lei. Non uscivamo spesso. Passavamo però giorni interi a lavorare insieme e ad architettare l’uscita di importanti pellicole. Anche se per lunghi periodi non ci siamo visti, Monica sapeva che ci sarei sempre stato per lei». Si occupò anche dei film della Vitti con Michelangelo Antonioni. «Un incubo. Poteva essere insopportabile, ribelle, una grande rompiscatole. Una volta andai a casa loro per parlare della promozione di un film.
Loro avevano un pianoforte in studio. A un certo punto lei si volta verso Antonioni e gli dice “Michele (lo chiamava Michele, non Michelangelo)… mi ha parlato!” Indicando il pianoforte. Lui si avvicina allo strumento e le dice “È vero… parla”. Io non capivo se stessero facendo sul serio o mi fosse una presa in giro… Non sapendo che dire me ne uscii con un esterrefatto “E che dice?!”… Mi guardarono malissimo». Una “lucherinata” orchestrata per la Vitti? «Franco Zeffirelli era regista della versione italiana di Dopo la caduta, dramma di Arthur Miller, ex marito di Marilyn Monroe.
In scena Giorgio Albertazzi e la Vitti e per la “prima” c’era una tensione enorme. In quei giorni ricevevo un bollettino dagli alberghi di Roma che mi aggiornavano sugli arrivi e scopro che all’Excelsior c’era Ava Gardner, grande amica della Monroe: chiamo la segretaria e le mando due biglietti per la prima. La piazzo al centro della platea. A metà del primo tempo si alza e se ne va. Io inseguo la Gardner sulle scale e noto che è un po’ brilla: “Non capisco niente emi annoio, mi chiami la macchina”. Quando vidi i giornalisti arrivare, la butto in auto e me ne esco con un: ‘Era molto commossa perché si è ricordata della sua amica Marylin. È impazzita per Monica Vitti”».
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