Meghan, duchessa di Sussex, compie i suoi primi 40 anni il 4 agosto. Un traguardo anagrafico, giro di boa che spalanca le porte agli “anta”, e coglie la consorte del principe Harry in un frangente delicato.
Nove settimane dopo la nascita di Lilibet Diana, venuta al mondo il 4 giugno, la neo mamma è ancora lontana dalla scena pubblica e ci resterà almeno fino a metà novembre se deciderà di usufruire, come ha dichiarato, delle 20 settimane di congedo parentale che la fondazione Archewell, da lei istituita con il marito Harry, assicura a tutti i dipendenti.
Eppure, il bailamme intorno al ramo Windsor emigrato negli Stati Uniti non si placa. Per molti mesi ci siamo concentrati sulle tensioni tra i Sussex e la corte inglese, cadenzate dalle dichiarazioni al vetriolo che i duchi hanno somministrato con regolarità per tutta la primavera: l’intervista a Oprah Winfrey, le sconcertanti affermazioni sulle pecche paterne di Carlo e quelle sulla famiglia reale, definita «un circuito del dolore», hanno inasprito le contrapposizioni soprattutto tra Harry e William, sfociate in un’incomunicabilità e un silenzio assordanti.
Oggi, alla vigilia del compleanno della duchessa, torna a farsi sentire anche Thomas Markle, il padre dell’ex attrice, che già giocò un ruolo tra il nefasto e l’imbarazzante a poche settimane dalle nozze dei nostri protagonisti, e torniamo a maggio 2018.
Lo ricorderete tutti: l’ex direttore delle luci di Hollywood oggi residente a Rosarito, in Messico, aveva venduto l’esclusiva del suo viaggio a Windsor a un’agenzia fotografica americana per circa 100 mila euro.
La catena di servizi comprendeva tre momenti: la prova dell’abito da cerimonia nel retrobottega di un droghiere, il passaggio contrito a Los Angeles davanti alla casa dell’ex moglie Doria, mamma della sposa – ovviamente ignara della mossa – e l’arrivo sul territorio britannico.
Palazzo scoprì tutto, i futuri sposi si inferocirono e da quel momento Meghan ha tranciato ogni rapporto con il genitore, accusato di voler speculare sulla sua felicità. Thomas negli ultimi tre anni ha rilasciato un certo numero di dichiarazioni prezzolate, ma l’ultima ha fatto davvero il giro del mondo.
Parlando con Fox News, Markle ha minacciato di rivolgersi ai tribunali della California «affinché mi riconoscano il diritto di poter vedere i miei nipotini [Archie e Lilibet, ndr]». Non pago, si è anche rivolto a sua maestà britannica con una sorta di supplica, augurandosi che Elisabetta II non assuma atteggiamenti punitivi verso i nipoti per il cattivo comportamento dei loro genitori. «Archie e Lili sono bambini, non pedine. Non fanno parte del gioco», ha detto Thomas. «Sono reali e hanno gli stessi diritti di qualsiasi altro reale».
Persino esperto dinastico. Ironie a parte, è vero che casa Windsor ha impiegato quasi due mesi per modificare sul sito Internet la linea di successione al trono, nella quale, fino al 25 luglio, all’ottavo posto compariva ancora il principe Andrea, duca di York.
Ora quella posizione è occupata, come è suo diritto, da Miss Lilibet Diana Mountbatten Windsor. Quel “Miss”, che suona come una qualifica americana, è formalmente ineccepibile: né la piccola né Archie, secondo le leggi patenti in vigore dall917,hanno avuto diritto ad alcun titolo per nascita.
Diventeranno altezze reali, e principi del Regno Unito, quando il nonno Carlo salirà al trono. Rassicurato dunque sul futuro dei nipoti, che cosa chiede, in definitiva, Markle senior? Visibilità propedeutica all’incasso di generosi ira choc per ristabilire i rapporti con la figlia? Se questo è il fine ultimo, la strategia è assai infelice.
La stessa Meghan, interpellata da Oprah sulle relazioni familiari con il clan d’origine, lo scorso marzo aveva detto: «Se guardo Archie [Lilibet cresceva ancora nel suo grembo, ndr] penso che non potrei mai fare nulla che gli causi dolore. Per questo è difficile pensare a una riconciliazione».
E, per rendere meglio l’idea della corretta condotta che deve tenere un genitore verso un figlio immerso in uno tsunami mediatico, ha messo a confronto l’atteggiamento tenuto dalla madre Doria. «Non ha mai proferito una parola in pubblico. È rimasta in silenzio con dignità per quattro anni, sostenendomi».
Vedremo nei prossimi mesi se la boutade di Thomas si tradurrà davvero in un’azione legale. Ma è chiaro che una tale esternazione ha addensato nuvole minacciose su questo compleanno della duchessa. I Sussex, tuttavia, hanno ideato una strategia tutta loro per superare i momenti critici: siglare accordi milionari. Dopo le produzioni televisive (Netflix e Apple) e i podcast (con Spotify), ora arrivano i libri. I duchi hanno firmato un contratto con la casa editrice americana Penguin Random House per 25 milioni di dollari, oltre 20 milioni di euro.
Il primo prodotto sarà un’autobiografia che Harry ha già scritto segreta- mente nel corso dell’ultimo anno e che quella volpe di Markus Dohle, il responsabile della società, ha assicurato al proprio catalogo dopo un altro successo: Becoming, le memorie di Mi- chelle Obama. Leggeremo dalla penna di Harry medesimo il racconto della sua infanzia, di traumi ed esperienze della sua adolescenza, fino ai tempi odierni.
L’uscita è prevista a fine 2022. «Chi scrive non è il principe di nascita, ma l’uomo comune che sono diventato», ha detto il neo scrittore. Secondo alcuni, in realtà i volumi dovrebbero essere due: il secondo, ancor più dirompente, dovrebbe uscire dopo la morte della regina, ipotesi però smentita dall’entourage dei Sussex. A questo progetto se ne aggiunge uno specifico di Meghan, anche in questo caso un’autobiografia. Tutto questo spaventa la casa reale? Sì, ed è anche motivo di indignazione, visto che le bombe editoriali verranno sganciate nell’anno del Giubileo di Platino di Elisabetta, i suoi 70 anni sul trono. A scatenere tempeste perfette, redditizie e divisive, Harry e Meghan sono diventati indiscussi maestri.
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