È proprio il caso di dirlo, come avevo previsto e affermato già a gennaio, quando la Cassazione aveva annullato con rinvio l’istanza di accesso ai reperti da parte della difesa di Bossetti, era decisamente prematuro parlare di ulteriori “indagini genetiche”.
E infatti, il nuovo collegio della Corte di Assise di Bergamo chiamato a esprimersi sulla riproposizione dell’istanza di accesso ai reperti, ha rigettato tale richiesta ponendo una definitiva pietra tombale sulle speranze, assai labili a mio avviso, di tentare la via della revisione per Massimo Bossetti.
Insomma, ergastolo è ed ergastolo resta. Sul punto proprio non potevano esserci dubbi, almeno da parte degli addetti ai lavori, sull’esito finale di questa ennesima presunta (mancata) “svolta” clamorosa. Secondo la Corte, la difesa di Bossetti non ha minimamente spiegato perché nuovi esami potrebbero essere utili per ribaltare la condanna all’ergastolo attraverso la tanto agognata revisione del processo.
Aggiungo poi che la richiesta di accesso ai reperti, per come prevede il codice di procedura, solitamente è successiva alla scoperta di nuovi elementi o di nuove prove atte e dimostrare che il condannato vada prosciolto.
E non mi risulta proprio che allo stato tali nuove prove esistano, neppure ipoteticamente. E ancora: «La necessità di svolgere nuove/ulteriori indagini di tipo genetico poggia sul falso presupposto dell’esistenza di irrisolte anomalie negli accertamenti eseguiti e posti a base del giudizio di condanna di Bossetti». Insomma, la revisione del processo mi pare molto lontana. In termini di anni luce, intendo.
Add comment