Il trio avrebbe costantemente tentato di sviare le indagini, ma è stato incastrato dalle intercezioni, i pedinamenti e le dichiarazioni dei testimoni. Nell’ordinanza di custodia cautelare, il giudice Alessandra Sabatucci sottolinea come l’arresto si sia reso necessario per il pericolo di reiterazione del reato, «vista la freddezza nell’aver ucciso» e nell’aver fornito «una versione alternativa, frutto di una lunga premeditazione che ha portato a costruire un disegno criminoso complesso, con numerosi tentativi di depistaggi».
Il giudice ha anche evidenziato la «crudeltà» usata dai tre «per aver privato la sorella disabile dell’unico genitore vivente». Laura Ziliani, infatti, era mamma di una terza figlia, L.Z., affetta da disabilità mentale. La ragazza, che viveva a Urago Mella con la madre, si è infatti ritrovata sola. L’ordinanza ricostruisce la vicenda nei dettagli.
Si parte proprio dalla telefonata fatta da Silvia ai carabinieri: «Avevamo appuntamento con la mamma alle 10 per andare in discarica a gettare dei materassi vecchi, ma non è tornata e sono preoccupata ». La ragazza, risentita il 9 e l’11 maggio per presentare formale denuncia, arricchisce il racconto di particolari: «Mia madre era salita a Temù (dove possiede la sua casa di montagna, ndr) per la festa della mamma.
Il giorno dopo saremmo andati in gita a Cevo e quella notte in casa dormiva anche il mio “danzato Mirto. Alle 7.30 circa è uscita per una passeggiata e ha salutato anche Paola e Mirto, che si stava alzando per fare colazione. Mia mamma era seduta sul divano intenta a scorrere qualcosa sul cellulare, forse i social.
Le sono arrivata da dietro, ma era concentrata sul cellulare, mi ha salutato qualche secondo dopo, poi io sono andata in cucina e abbiamo parlato del laminato e della ristrutturazione. Mi ha poi detto che voleva andare a fare una passeggiata sopra Villa.
Dopo è arrivato Mirto, che ha salutato mia madre. Poi lei ha detto “bonk (espressione tipica bresciana), adesso vado” e mentre noi facevamo colazione è andata in camera. Quando è uscita dalla camera, ha visto Paola che si alzava e la salutava, poi è andata via scendendo dalle scale. Erano le 7.05». Un racconto smentito dalle analisi tecniche e scientifiche, nonché dalla versione di Mirto Milani, secondo cui la donna sarebbe uscita alle 8.
Successivamente i carabinieri trovano il telefonino di Laura in un’intercapedine del divano. Un fatto strano, in quanto la donna, come aveva già spiegato a Giallo l’amica Emanuela Ravizza, «non si separava mai da quel cellulare, perché era in stretto contatto con la !glia L.».
Nel cellulare, inoltre, era presente un’applicazione per contare i passi. La mattina della scomparsa aveva registrato 38 passi tra le 8 e le 8.20, un orario incompatibile con quello in cui Laura, secondo le !glie, sarebbe uscita.
Il 23 maggio viene ritrovata una scarpa destra nel torrente Fiumeclò. Silvia Zani la riconosce come quella della madre. Il ritrovamento è comunque sospetto. Spiegano gli inquirenti: «La posizione era compatibile con la sparizione della Ziliani, ma considerato che il torrente attraversava l’intera area delle ricerche, appariva improbabile che potesse essere scesa lungo il torrente e arrivare al punto dove era stata recuperata. Non c’era abbastanza portata d’acqua. Un ritrovamento poi anomalo, perché poteva trovare un senso solo se il corpo fosse caduto in quel torrente, ma questo era stato battuto più volte e non era stato trovato».
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