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«Mourinho mi chiamò quando oramai avevo un accordo con la Roma, mi disse se volevo andare alla guerra». Thiago Motta toma a casa, dove aveva inforcato le armi e vinto tutto. San Siro è casa sua, ed in un calcio che ama gli eroi picareschi, lui è un vecchio giovane signore di un pallone mai dimenticato. Almeno per i tifosi nerazzurri, che sono pronti ad applaudirlo. Il problema è che lo fecero anche il 21 dicembre del 2019, quando Thiago si presentò con il Genoa al Meazza. Perse e lo licenziarono. Se è un deja vu quello che si prepara, anche se la proprietà americana dice di voler respingere ogni vento contrario, svegliatelo prima del fischio d’inizio: «Tomo in un posto dove sono stato bene non solo calcisticamente, lì i tifosi mi hanno sempre accolto in maniera fantastica. Poi dopo il fischio d’inizio però sono tutto dall’altra parte». Tra questa sfida impossibile e la gara con il Sassuolo di domenica, si gioca, di nuovo, la pelle, perché qualche rischio c’è nonostante il modello americano imposto dai Platek, oggi in tribuna:«Affrontiamo la squadra più in forma del momento^ quella che sta giocando il miglior calcio. E’ una gara molto complicata che dobbiamo rendere possibile. Come? Con coraggio, senza farci condizionare, perché servono punti per noi e per la classifica». Lo strano è che per cercare di uscire da San Siro con punti, Thiago voglia usare proprio l’arma degli ex, verificando se possono dare molto alla causa sia Salce-do, che è proprietà Inter, che Manaj che nell’Inter è cresciuto ed esordito prima di finire anche al Barcellona. La società nerazzurra lo prese prima in prestito poi lo riscattò dalla Cremonese ma per lui ha sempre avuto il foglio di via, prestiti che non finivano mai. Esordio al centro della difesa del polacco Kiwior, nazionale under 21. Motta non lo dice ma sarà tum over, per cercare di giocarsi più carte in quella successiva con il Sassuolo.

La prima è andata bene. Stasera ci sarà il bis e come si dice in questi casi, se anche il secondo indizio darà responsi positivi, con un terzo si potrebbe costruire una prova. Ovvero che Alessandro Bastoni oltre ad essere il futuro della difesa interista e azzurra, potrebbe esserlo non solo da “braccetto” di sinistra, ma anche da leader del reparto arretrato in quella che nelle ultime tre stagioni è stata la posizione di Stefan de Vrij. Irlandese, arrivato da parametro zero nell’estate 2018, dopo il primo anno di linea a quattro con Spalletti, è tornato a essere il “regista” difensivo della retroguardia a tre, prima con Conte e poi con Inzaghi che lo aveva già sfruttato per due campionati a Roma.

De Vrij però fra una stagione andrà in scadenza di contratto (2023) e non è detto che rimanga a Milano. Un anno fa, prima che iniziasse il periodo economicamente complicato della proprietà, la dirigenza aveva iniziato a discutere con Mino Raiola del prolungamento del difensore olandese. Un rinnovo di tre stagioni, alzando l’ingaggio da 3.8 milioni a 4.5. Tutto fermo, nonostante il club, dopo i rinnovi di Bastoni, Barella e Lautaro, ora sia impegnato nelle discussioni con Dimarco, Brozovic e Perisic. L’estate scorsa l’agente italo-olandese aveva iniziato a sondare il mercato inglese e se non si fosse palesato il Chelsea per Lukaku, probabilmente De Vrij sarebbe potuto essere uno dei sacrificati all’altare dei conti.

L’ex Lazio il 5 febbraio compirà 30 anni e l’estate 2022 sarà, per l’Inter, l’ultima buona per monetizzare una sua eventuale cessione. De Vrij, tornato a essere titolare nella sua nazionale, ha ancora mercato, soprattutto in Premier, ma anche il Barcellona l’estate scorsa, su indicazione di Koeman, si era informato. Dalla sua vendita il club nerazzurro potrebbe incassare una buona cifra, superiore ai 20 milioni e l’ad Marotta lunedì ha fatto capire che il futuro dell’Inter passa dal «player trading. Bisogna trovare modelli di sostenibilità differenti – ha spiegato -, vendendo giocatori e sostituendoli bene». E l’Inter il sostituto di De Vrij potrebbe già averlo in casa.

Bastoni da centrale del la difesa a tre ha giocato bene a Venezia e oggi, stante l’assenza sia di De Vrij (proverà a recuperare per Roma) sia di Ranocchia, verrà confermato anche contro lo Spezia. La sua crescita è evidente, se poi Bastoni si dimostrerà ancora una volta una buona guida pure da centrale, allora sì che l’Inter potrebbe ragionare con minor ansia su un domani senza De Vrij. Considerando, pure, che la società si sta già muovendo per i rinforzi della prossima estate quando potrebbero salutare anche Ranocchia, D’Ambrosio e Kolarov, tutti in scadenza. L’In-ter ha in prestito due giovani di ottime prospettive come Vanheusden e Pirola, ma è evidente che servirà qualcosa di più, tenendo sempre presenti elementi fondamentali come Dimarco e Skriniar (anche per lui a inizio 2022 inizieranno i discorsi per prolungare il contratto in scadenza nel 2023).

Marotta e Ausilio hanno messo da tempo gli occhi su due futuri parametri zero come Luiz Felipe della Lazio (il rinnovo che sembrava scontato in estate è ora in salita) e il nazionale tedesco Matthias Ginter del Borussia Mònc-hengladbach (stesso agente di Calhanoglu). Il primo è ovviamente ben conosciuto da Inzaghi che in biancoceleste lo ha utilizzato in tutte e tre le posizioni della difesa, caratteristica simile a quella del duttile tedesco. Sul taccuino c’è anche il 22enne francese Malang Sarr del Chelsea (lui non in scadenza), al momento in seconda fila.

Intanto in questi giorni è in visita a Milano l’agente di alcuni attaccanti uruguaiani, in primis Darwin Nunez del Benfica (costo già superiore ai 50 milioni) e Agustin Alvarez del Pe-narol. Dovrebbe scambiare due chiacchiere con le dirigenze di Inter e Milan.



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