Grazia Cristina Battiato è la nipote del compianto Franco, morto purtroppo nella giornata di oggi, martedì 18 maggio 2021. Il maestro della musica italiana ci ha lasciati proprio nella giornata di oggi e la notizia della sua scomparsa ha colto tutti di sorpresa. Come ben sappiamo, Franco non ha mai avuto figli e mogli. Di conseguenza l’erede del cantautore è proprio lei la nipote di nome Grazia figlia del fratello. Ma cosa sappiamo di lei e della sua vita privata?
Grazia Cristina Battiato chi è e dove vive
Secondo le poche informazioni che abbiamo su di lei, quest’ultima vive a Milano dove tra l’altro ha studiato e ha costruito la sua carriera. Grazia è infatti un avvocato affermato e lavora all’interno di uno studio legale associato ormai da diversi anni. È laureata in giurisprudenza e come abbiamo già detto è la figlia di Michele Battiato ovvero il fratello maggiore del cantautore scomparso oggi all’età di 76 anni. Riguardo la sua vita privata, sembra che la donna abbia mantenuto da sempre il massimo riserbo e non è dato sapere quindi se la donna sia sposata o se abbia avuto dei figli. Le uniche notizie che abbiamo di lei, riguardano la sua carriera da avvocato.
Franco Battiate era un pazzo: era convinto che il cane di casa fosse la reincarnazione di suo padre, e il gatto di sua madre.
Franco Battiate era un genio. Un giorno raccontò, sorridendo: «Ho passato gli anni 70 a fare vocalizzi ed esperimenti. Poi ho deciso di avere successo. Mi sono chiuso un mese in un garage a Milano, e ne sono uscito con La voce del padrone». Forse il disco più bello, certo quello di maggior successo mai inciso da un cantautore.
Franco Battiate era uomo di una rettitudine assoluta. Molto severo con i potenti e con la politica. Provò anche a farla, da assessore; ma capì presto che non era per lui. Disse che se a Catania avessero rieletto un sindaco che non stimava, avrebbe lasciato la città; e così fece. «Però il nostro giornale ti tratta sempre bene» gli obiettò uno scrittore. Lui rispose: «E tu credi che io sia così miserabile da giudicare le persone non per come sono, ma per come si comportano nei miei confronti?».
E stato il più colto e il più profondo tra i musicisti italiani. Pensava che i grandi artisti si parlassero tra loro, in varie forme. Ti faceva ascoltare l’Adagio di Telemann e La canzone dell’amore perduto di De André e diceva: «Senti? Sono uguali Ma Fabrizio non ha copiato; ha ripreso un discorso interrotto. De André è stato anche un bravo astrologo». Astrologo? «Dilettante. Ma di grande acume».
Viveva a Milo, un posto bellissimo quindi adatto a lui, castagni e nuvole basse, a dieci minuti dal mare e a dieci minuti dall’Etna. Era molto diverso dalla sua immagine pubblica, un po’ distanziali te: ad esempio era molto alto, disponibile, allegro e ricordava fisicamente il suo conterraneo Pippo Baudo.
Lo divertiva l’idea di essere nato in una città che non esiste più, Ionia, tornata dopo il fascismo a dividersi tra Giarre e Riposto. Famiglia di pescatori. Il padre, camionista e scaricatore di porto a New York, mori quando lui aveva 19 anni. Franco partì per Milano. «Allora era una città di nebbia, e mi sono travato benissimo. Mettevo a frutto la mia poca conoscenza della chitarra in un cabaret, il Club 64, dove cerano Paolo Poli, Jannacci, Toffolo, Cochi e Renato, Andreasi, Lauzi. Io aprivo lo spettacolo con due o tre canzoni siciliane: musica pseudobarocca, fintoetnica. Tra il pubblico cera Giorgio Caber che mi disse: vienimi a trovare, un giorno. Andai il giorno dopo. Diventammo amici anche con Ombretta Colli, fui io a convincerla a cantare».
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