Ginevra Elkann nasce a Londra il 24 settembre 1979. Cresciuta, come i fratelli, fra Inghilterra, Francia e Brasile, Ginevra ha prodotto cortometraggi ed è stata assistente alla regia di Bernardo Bertolucci nel film L’assedio (1998) e assistente di Anthony Minghella ne Il talento di Mr. Ripley (1999). E’ sposata dal 2009 con Giovanni Gaetani dell’Aquila d’Aragona, la coppia ha tre figli: Giacomo (2009), Pietro (2012) e Marella (2014).
Non lo dice apertamente né lo nega troppo, ma MAGARI opera prima di Ginevra Elkann, già al Festival di Locarno e ora al Tff, racconta un po’ la sua infanzia o almeno ne è fortemente ispirata. In fondo niente di nuovo quando si tratta di creatività.
Nipote di Gianni Agnelli, figlia di Margherita Agnelli e di Alain Elkann, sorella di John Elkann e Lapo Elkann, Ginevra non a caso mette su una storia di tre fratelli, Alma, Jean e Sebastiano che da Parigi, città dove vivono in un agiato ambiente alto borghese con la madre di fede russo-ortodossa, Charlotte (Celine Sallette), si ritrovano per un breve periodo in un’ambiente opposto.
Ovvero tra le braccia di Carlo (Riccardo Scamarcio) , padre italiano, abbastanza immaturo e completamente al verde. Tutto, in questo film dai toni delicati, è visto dagli occhi di Alma (Oro De Commarque), sei anni, sognatrice ad occhi aperti con un’unica ossessione: vedere i suoi genitori biologici tornare insieme. Quando Alma e i suoi due fratelli maggiori, Jean (Ettore Giustiniani) e Seba (Milo Roussel), si ritrovano a passare il Natale a Roma con il padre biologico Carlo (Riccardo Scamarcio) scopriranno presto che lui, oltre ad essere tanto confuso quanto pieno di fascino, è sicuramente più interessato alla co-sceneggiatrice Benedetta (Alba Rohrwacher) che a loro. Niente di male per Alma che continua a non vedere i difetti di Carlo.
Anzi pur di far ricongiungere i genitori è anche disposta (come si vede nel film) a bere un bicchiere di urina del fratello. ‘Magari’, prodotto da Wildside con Rai Cinema e distribuito da BIM , spiega ancora la Elkann: “si basa sui ricordi e sulla nostalgia e guarda alle fantasie sulla famiglia perfetta che inseguiamo, soprattutto da bambini”.
“Volevo fare la regista da 14 anni – racconta ancora la regista – così ne ho parlato con Chiara Barzini e con il produttore Lorenzo Mieli. La storia – continua – nasce ovviamente sia dall’esperienza personale che da vari papà visti in azione da soli in vacanza con i propri figli. Figure strane che mi hanno sempre affascinato anche perché ho notato i figli con loro si sentono più liberi rispetto alle mamme”.
“Ginevra – spiega poi Chiara Barzini sull’aspetto religioso del film – conosce la religione ortodossa perché ci è cresciuta. Ci divertiva così raccontare dei bambini che crescono in un ambiente severo con tanto di icone da portarsi dietro anche in viaggio, mentre il padre è assolutamente ateo”. Il titolo ‘Magari’ esprime perfettamente l’anima del film. “Alma vive in questo ‘magari’ – dice Ginevra Elkann – , sono i suoi desideri, le sue aspirazioni, desidera che i suoi genitori tornino insieme. La sua è una vita di sogni e la parola ‘magari’ poi mi piace molto perché racchiude felicità e malinconia, proprio come il film”.
Il film ambientato principalmente a Sabaudia negli anni Novanta ha una sua leggerezza, una sorta di tristezza allegra: “La commedia all’italiana era così – conclude la Elkann- , potevi essere serio e ridere nello stesso tempo”.
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