Controcopertina

Gigi Proietti, il suo ultimo film ‘Io sono Babbo Natale’



Dopo un anno di attesa finalmente esce al cinema l’ultima commedia con Gigi Proietti: Io sono Babbo Natale. Il compianto attore – scomparso il 2 novembre 2020, giorno del suo ottantesimo compleanno – riappare sul grande schermo con l’infallibile carisma del gigante che era, anche fisicamente, alto quasi un metro e novanta.



È commovente ritrovarlo in questo ruolo tenero e ironico mentre mette in riga l’ex cinema galeotto interpretato da Marco Giallini. Una coppia inedita questa Giallini-Proietti pensata dal regista Edoardo Falcone già in fase di scrittura della sceneggiatura. «Con Marco ho lavorato molte volte (è anche protagonista del nuovo film che sta girando in questi giorni: Il principe di Roma, ndr)», spiega Falcone. «Invece non conoscevo personalmente Proietti, ma è il primo a cui ho pensato per il ruolo di Babbo Natale».

Chi meglio di lui? «Infatti se mi avesse detto di no, non avrei saputo dove altro rivolgermi. Aveva l’età e la dolcezza perfette per il personaggio. Ero innamorato del suo talento, come tutti. Trovavo molto ingiusto che negli ultimi trent’anni non gli fosse stato offerto un ruolo da protagonista al cinema». I rari film con Proietti sono diventati veri cult, ma la sua grande passione restava il teatro, dove probabilmente era più libero di esprimere la propria multiforme e strabordante personalità.

E poi adorava il contatto con il pubblico, che l’ha ripagato con immenso affetto e una grande partecipazione di popolo al suo funerale un anno fa. «Il regalo di Natale più bello per me sarebbe che questo film, diventasse un classico anche per gli anni a venire», confessa ancora Falcone. «Non avevo mai girato un fantasy e ho cercato di renderlo piuttosto realistico nella sua follia: l’adorabile vecchio ora vive a Roma perché il rigido clima della Lapponia peggiora i suoi reumatismi.

Ho descritto un uomo mite come tanti, che va a fare la spesa, passeggia al parco, guarda la Tv e fa le parole crociate. A un certo punto, però, dovrà confrontarsi con un cinico rapinatore». L’incontro con il ruvido Giallini sarà esilarante. La commedia è stata proiettata in preapertura della Festa del Cinema di Roma dove, per la prima volta, l’hanno vista anche la vedova Sagitta Alter, ex guida turistica e compagna discreta di Proietti dal 1962, e le due figlie, Carlotta, attrice e cantante, e Susanna, costumista.

«Gliel’avrei mostrata già l’anno scorso, ma mi dissero che proprio non se la sentivano: hanno preferito aspettare di vederla in mezzo al suo pubblico. Il distributore ha tenuto duro per fare uscire il film al cinema: non ha ceduto al richiamo delle piattaforme. Ne siamo tutti contenti: seduto accanto alla moglie e le figlie durante la proiezione in sala, ho vissuto una forte emozione che non dimenticherò ».

Le riprese erano finite a settembre, solo due mesi prima della scomparsa dell’attore. Sul set era apparso provato? «Ogni tanto si stancava, ma sembrava nella norma. Era un grande professionista e non si lamentava mai. Se stava già male non ha detto nulla anzi, tra un ciak e l’altro, si scatenava raccontando aneddoti, storielle e barzellette: gli si creava attorno un capannello di gente che lo ascoltava a bocca aperta. Marco Giallini, suo grande ammiratore, ne era totalmente schiavo: accanto a Proietti era felice come un bambino a Natale.

E poi Gigi possedeva una dote rarissima: l’umiltà che hanno solo i più grandi». Insomma, il regista si è trovato con una grande responsabilità: l’ultimo ruolo del mitico mattatore. «Sono felice che Proietti se ne vada con questa grande interpretazione». In questi giorni è stato presentato anche un film-documentario, intitolato Luigi Proietti detto Gigi, di Edoardo Leo, che ha registrato il pienone di pubblico alla Festa del Cinema e uscirà in sala l’anno prossimo. La lavorazione era iniziata più di tre anni fa e si sarebbe dovuta concentrare solo sullo spettacolo di Proietti del 1976, intitolato A me gli occhi please, che secondo Edoardo Leo ha cambiato le regole del teatro italiano. «Poi Gigi è scomparso e io mi sono dovuto fermare e confrontare con la famiglia per capire se era il caso di andare avanti», ha raccontato. «Loro hanno preso un po’ di tempo e alla fine hanno detto di sì. Allora il mio lavoro si è allargato a tutta la sua carriera e mi sono trovato a confronto con un uomo che ha attraversato i generi e le generazioni. Purtroppo siamo un Paese di smemorati». Proietti fu attore, cantante, ballerino, conduttore, regista, trasformista, manager, maestro di recitazione. Era in grado di interpretare ruoli comici, farseschi, drammatici e sentimentali, dalla Tv al teatro, al cinema. È impossibile dimenticarlo.



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