Giampiero Galeazzi lo conosciamo tutti per essere stato un noto giornalista sportivo il quale purtroppo è venuto a mancare lo scorso 12 novembre 2021. È stata da sempre piuttosto riservata, soprattutto sulla sua vita privata e per questo motivo di lui non abbiamo molte notizie. Ha vissuto la sua notorietà con una grande leggerezza, ma soprattutto riservatezza. È stato in questo modo che è riuscito a proteggere la sua famiglia mantenendola lontana dalle telecamere e soprattutto dal gossip. E’ anche per questo motivo che della moglie non sappiamo praticamente nulla. Ma chi è quest’ultima?
Giampiero Galeazzi Chi è la moglie
Sappiamo per certo che la compagna di tutta la vita di Giampiero Galeazzi è stata una donna di nome Laura con la quale ha avuto due figli, entrambi giornalisti. Questi ultimi si chiamano Susanna e Gianluca. Non abbiamo molte informazioni sulla donna se non il fatto che è stata sicuramente molto innamorata di Giampiero ed il loro è stato sicuramente un grande amore vissuto fino all’ultimo respiro del noto conduttore e giornalista sportivo.
Proprio la figlia nel corso di un’intervista sembra che parlando della madre l’abbia definita “la donna più elegante del mondo”. “Mio padre e mia madre sono insieme da quarant’anni e anche questo per me e mio fratello è un valore che ha strutturato in modo profondo la nostra famiglia”. I figli sono nati rispettivamente nel 1975 e nel 1978. Tra i due Susanna sembra sia la più nota al pubblico italiano nello specifico per aver lavorato per il TG5 ed anche per Sky e l’espresso. Taglio 2006 ha lavorato anche per Verissimo ed ha reso i suoi genitori nonni visto che ha avuto una figlia di nome Greta Alma Maria nata nel 2017.
Chi era Giampiero
Sappiamo bene che era soprannominato il Bisteccone ed ha lavorato per tantissimi anni in RAI. In passato è stato un ex campione di canottaggio e telecronista oltre che conduttore televisivo. Impossibile dimenticare la sua telecronaca che nel 1988 ha accompagnato la medaglia d’oro dei fratelli abbagnale e alle Olimpiadi di Seul 1988 e ancora di Antonio Rossi e Beniamino Bonomi a Sydney 2000.
Malattia
Diversi anni fa pare che fosse circolata la voce relativa ad una possibile malattia ed effettivamente si diceva che fosse malato del morbo di Parkinson. Poi durante una intervista Rilasciata dal Salotto della sua grande amica Mara Venier a Domenica in pare avesse smentito questa notizia e dichiarato di avere il diabete.
Era autore di pezzi unici passati alla storia televisiva. E al tempo stesso era un esemplare perfetto, e del tutto dentro il suo tempo, di adesione al mestiere: tempi di esplosione della popolarità dello sport televisivo, di Rai a gestire tutto e quindi anche di tempi da cambiare (si-poteva-fare) mostrando come poteva evolversi, anche in popolarità, il racconto live dello sport rispetto a tutto quello che c’era stato prima.
Giampiero Galeazzi se n’è andato ieri a 75 anni, stremato dal diabete e dalla fatica di vita che comporta, si era pentito di una recente apparizione in tv dall’amica Mara Venier, dovette presentarsi in carrozzina e i commenti che lesse dopo, essendo già piena era social, non gli piacquero. Mi hanno già fatto il funerale, disse: mancavano invece tre anni ma soprattutto quel momento era le mille miglia distante dalla travolgente presenza dentro decenni di sport televisivo, con l’irruenza e la facilità quasi irridente con cui portava a casa colpi miracolosi, inventando lì per lì (il microfono consegnato a Maradona nello spogliatoio della festa scudetto del Napoli), o battute dei protagonisti che per qualche motivo, forse sempre un po’ intimiditi dall’imponenza dell’interlocutore, volevano fare bella figura davanti a quel microfono.
Ma appunto c’era una tonnellata di mestiere da portarsi appresso: valga per tutte quella telecronaca, la seconda più celebre, dell’oro olimpico a Sydney nel K2 di Bonomi&Rossi: volendo, la telecronaca della vita Galeazzi l’aveva già fatta – a Seul con gli Ab-bagnale, ovvio – poteva cavarsela di rendita e invece, ascoltare per credere, la voce che si alza ad arrochirsi nel grido è anche la voce continua, pagaiata dopo pagaiata, a dare conto del numero dei colpi e dei distacchi esatti in quel momento. E solo a un metro dalla linea lo svolazzo: “Si guarda a sinistra, si guarda a destra” urlato, e a seguire un “E vince l’Italia” riafferrando al volo la voce che se n’era andata.
Era dodici anni dopo gli Abbagnale e quanto era bello il tempo scandito in quadrienni olimpici: i Fratelloni e Peppiniello e Galeazzi che diventa il quarto elemento, dentro una telecronaca da leggenda perché da leggenda era l’impresa, prima di tutto, e c’era dentro anche materiale simbolico della storia, la barca che alla fine rinviene pericolosamente – e Galeazzi urlava quasi a ricacciarla indietro – era quella della Germania Est, era il 1988, segnali di muri acquatici che cadevano.
Galeazzi aveva riempito ore e ore di sport di livello top, il canottaggio lo aveva dentro perché era stato atleta nazionale di primo piano, ma il canottaggio è una botta ogni quattro anni e via. E c’era stato il tennis quando il tennis sbocciava alla popolarità tv sempre via Rai, ma al tennis si sta composti e si sa. La sua presenza, in Rai monopolistica, nel racconto del calcio, è invece una miniera di spunti e occasioni, centinaia di ore a gestire i 90°Minuto e gli studi dedicati alla Nazionale, Mondiale dopo Mondiale anche se lo stigma dell’inviato che si buttava e, senza concorrenza alcuna, entrava da qualunque porta di stadio era la sua cifra definitiva.
Reazioni
“La morte di Giampiero Galeazzi è una notizia sconvolgente, mi lascia senza parole”, dice. Giuseppe Abagnale , Presidente di Federcanottaggio. “Eravamo con sua figlia qualche giorno fa e abbiamo parlato di lui, mi ha fatto molto piacere che si stia riprendendo, invece arriva questa notizia. La voce storica della blasfemia è sparita, così come un amico e un personaggio carismatico volenteroso. “ Adriano Banatta: “Ricordo che ha fatto il commento mentre stava ancora giocando. Quando abbiamo iniziato a farli insieme, probabilmente erano meno tecnici e progettuali di oggi, decisamente più umani, per così dire. Mi dispiace davvero, sapevo solo che non era giusto. Ho buoni amici. Molto con Giampiero. Ho solo bei ricordi con lui, molto felice e divertente. Era un professionista pazzo, è venuto a fare il commento così bene, sapeva tutto. Fare battute su di lui, avventurandosi in un dibattito tecnico, e poi non l’ho condotto apposta, e lui, benissimo, ha subito cambiato versione. Poi gli ho detto che stavo scherzando, che quella cosa era molto divertente”.
Numerosi i messaggi di cordoglio dal mondo dello sport, dalle società calcistiche alle istituzioni. “Ciao Giampiro! Grazie per aver vissuto lo sport prima da atleta e poi da giornalista. La tua voce piena di entusiasmo e passione è legata ai ricordi di tanti sentimenti blu. Sono sicuro che lo Stadio Olimpico di stasera ti ricorderà anche quello che meriti”. Inserito su Twitter dal Sottosegretario allo Sport Valentina Vesali . Dice: “Parte della mia vita sta scomparendo, fratello”. Mara Venere . la Lazio, la squadra da lui ammirata, lo ricorda con una dichiarazione del presidente Lotito: “Una figura strettamente legata allo sport italiano: prima come atleta vittorioso, poi come opinionista appassionato e giornalista acuto e competente. La fede di Giampiero Lazio era nota a tutti, ma mai fuori luogo. In una recente intervista a Ray, stanco ma mai soccombente alla malattia, ha detto una frase semplice e insolita: “Sotto lo stesso cielo, sotto la stessa bandiera. Forza Lazio”. Un’altra stella brilla in quel cielo”.
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