Controcopertina

Francesca Neri la sua malattia l’ha fatta pensare al suicidio: cistite interstiziale cronica



Un dolore che ti impedisce di vivere, che ti inchioda al letto per giorni interi. Un dolore che ti prende tutta, e che ti rende incapace di fare qualsiasi cosa. E che ti spinge addirittura a pensare al suicidio. È quello che è successo all’attrice Francesca Neri, moglie di Claudio Amendola e mamma di Rocco.



Per anni ha sofferto di cistite interstiziale cronica, un forma grave di infiammazione della vescica, senza sapere come curarsi. In pratica, per motivi ancora non ben chiari, il rivestimento delle pareti vescicali si assottiglia causando un dolore costante di tipo neurologico, oltre a disturbi urinari e intimi, che impediscono di avere rapporti sessuali.

Per capire quanto possa essere devastante questo disturbo, basta pensare alla cistite comune, quella che tutte le donne almeno una volta nella vita hanno sperimentato, e moltiplicarla per mille, diecimila, centomila. Il dolore è fisso, non passa, non diminuisce.

Per giorni, mesi, anni. Si tratta di una malattia poco conosciuta anche dai medici, molto invalidante, di cui si parla poco, che ha spinto Francesca Neri verso un calvario di mille visite con mille specialisti fino a trovare, forse, una cura.

Di questa vicenda, l’attrice ne ha fatto un libro Come carne viva (Rizzoli, 17 €, in uscita il 5 ottobre), un’autobiografia intensa e sofferta in cui racconta la sua vita e la sua lotta quotidiana contro il dolore. In effetti, ripensando alla sua carriera, Francesca è scomparsa dalla ribalta dal 2015, proprio lei che come attrice e come personaggio pubblico, in coppia con Claudio Amendola, conosciuto 25 anni fa e sposato nel 2010 a New York, è stata una delle stelle più brillanti dello showbiz italiano.

Ora si scopre che è stata la malattia a far subire alla sua carriera una battuta d’arresto, fino a costringerla a rinunciare a recitare e a presenziare agli impegni pubblici. Cresciuta a Trento e trasferitasi a Roma, ha cominciato da giovanissima a studiare a teatro.

È diventata famosa con un ruolo conturbante nel film Le età di Lulù del regista spagnolo Bigas Luna, una pellicola che ha fatto scandalo anche per le numerose scene molto spinte. In brevissimo tempo, grazie anche alla sua enigmatica bellezza, ha incarnato l’emblema di una femminilità sensuale, tormentata, misteriosa, consacrata poi anche da ruoli che sembravano disegnati sulla sua pelle, come quello in Carne Tremula di un altro regista spagnolo, Pedro Almodóvar.

Poi le sue prove d’attrice sono diventate sempre più rare fino a scomparire, appunto, nel 2015. In una toccante intervista al Corriere della Sera, ha raccontato che la fase acuta della malattia, dolorosissima, è durata ben tre anni: «Non ne sono fuori, non si guarisce. Impari a gestirla e a non provocarla in modo che non sia invalidante. I primi due anni sono stata in una chat di donne che soffrono di questa patologia. Stare accanto a me era impossibile.

Di fatto sono stata via per tre anni, però c’ero, ero lì in casa con mio marito e mio figlio ed è stata la cosa più terribile». L’attrice ricorda di aver passato notti intere giocando a burraco online e a guardare serie televisive nella speranza di distrarsi dal dolore. Invano.

Fino ad arrivare al pensiero peggiore: «Ho accarezzato l’idea del suicidio. Il mio lockdown è durato tre anni. E quando è arrivato per tutti, con la pandemia, sono stata meglio perché condividevo la situazione con gli altri». In questo calvario, il marito Claudio le è sempre stato vicino. Intervistato da Silvia Toffanin a Verissimo, l’attore commosso ha detto: «Francesca fa fatica. Lotta, ha combattuto con se stessa, con il suo fisico, con il suo corpo.

Quando non è una malattia chiara, quando non hai una cosa che riesci a riconoscere, ma hai una difficoltà nel vivere le tue giornate, una difficoltà fisica perché è un dolore fisico enorme, cerchi in qualche modo di capire». E il suo modo di capire, prosegue l’attore, è stato scrivere questo libro, un atto di grande sensibilità: «Quando l’ho letto ho pianto tantissimo. Starle vicino è stato il mio compito ed era quello che dovevo fare.

Non è stato difficile, è stato molto più difficile per lei». Ora fortunatamente l’attrice ha cominciato a stare meglio, a trovare un equilibrio: «Ho cominciato a privarmi di cose che potevano scatenare una reazione. L’aria condizionata, il caldo, certi cibi. La vescica è una parete e se viene lesionata si creano ferite interiori. Le conosco bene, le ho anche nell’anima».



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