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La sua “Gioconda”. Senza voler scomodare Leonardo Da Vinci, lo scudetto che lìnter potrebbe già vincere in questo weekend in caso di successo questa sera a Crotone (ore 18) e mancata affermazione dell’Atalanta alle 15 di domani contro il Sassuolo, potrebbe rappresentare per Antonio Conte il suo capolavoro. Il tecnico non si è voluto spingere a definire così lo scudetto in salsa nerazzurra, ma si è limitato a dire che «siamo padroni del nostro destino e ci auguriamo di finire la stagione con lo scudetto, sarebbe come un’opera d’arte per noi». Però Conte sa bene quanto questo traguardo sia stato difficile da raggiungere. Magari non tanto sul campo, dove l’Inter si è dimostrata la più forte per lunghi tratti del campionato, quanto per tutti gli ostacoli che hanno accompagnato l’annata, a partire dai problemi economici di Suning e l’assenza da Milano per sette mesi del presidente Steven Zhang, tornato ieri ad Appiano per incoraggiare la squadra all’ultimo step: «C’è stato un semplice saluto visto che non ci vedevamo da qualche tempo – ha raccontato Conte -. Ha salutato i giocatori e ci ha fatto l’in bocca al lupo. Sa benissimo che ancora non abbiamo conquistato niente».
Quattro punti all’alba, ma come detto, potrebbero bastarne tre stasera se l’Atalanta domani non sconfiggerà il Sassuolo: «I ragazzi sanno che dovremo fare lìnter: se andiamo pensando di fare qualcosa di diverso, ci sarà una brutta sorpresa – ha ammonito Conte alla vigilia -. La stanchezza? C’è per noi e per gli altri; magari gli altri, visto il distacco, la stanno accusando di più. Stiamo per fare qualcosa di storico, non penso sia il caso di parlare di stanchezza e se qualcuno è stanco, me lo dice e va in panchina». Conte non vuole abbassare la guardia, vuole azzannare quello scudetto che insegue fin da quando ha ci e notti insonni. Quando ti avvicini a un traguardo è inevitabile che l’attesa diventi qualcosa da gestire. Non è facile, ma penso che stiamo gestendo il tutto nella giusta maniera. Chi è dentro alla Pinetina, chi ci lavora, dalla guardia a chi taglia l’erba, sa che sta per essere fatto qualcosa di straordinario». Conte è tornato anche sul percorso che sta conducendo l’Inter a un titolo atteso dal 2010: «Il mio obiettivo è portare il mio credo che sicuramente chiede sacrifici, sudore e fatica; spinge tutti al limite, ma alla fine questo è il percorso da seguire se si vuole essere vincenti e credibili. Ho cercato di fare questo – ha sottolineato -; siamo riusciti, al di là di vincere o meno lo scudetto, a ritrovare credibilità sotto tutti i punti di vista. E’ stato cruciale il momento in cui siamo andati in testa: lì o reggi la pressione e dimostri di avere la giusta mentalità e concentrazione, oppure la pressione ti mangia e vieni risucchiato. Questo non è accaduto. A inizio stagione avevo detto che le fortune dell’In-ter passavano dalla crescita singola dei giocatori per far crescere tutta la squadra: penso che tutti siano cresciuti e abbiano acquisito un senso di responsabilità maggiore, che percorso bisogna seguire per essere protagonisti».
«Ora manca l’ultimo sforzo». Lo ripete da giorni ai suoi ragazzi Antonio Conte, lo ha ripetuto ieri ai giocatori nerazzurri pure Steven Zhang, tornato alla Pinetina da dove mancava da sette mesi. Dopo essere sbarcato a Milano mercoledì e aver passato la giornata di giovedì nella sede di Viale della Liberazione per svolgere le prime riunioni, ieri mattina verso le 11.15 il presidente nerazzurro è tornato al centro sportivo. Ha subito salutato Conte con cui si è intrattenuto qualche minuto, poi i giocatori che via via lasciavano lo spogliatoio per raggiungere il campo. Lì, prima dell’allenamento, Zhang jr ha radunato tutti – oltre a Conte, Orlali, squadra e staff tecnico, presenti il vice presidente Zanetti, i due ad, Antonello e Marotta, il ds Ausilio e il dottor Volpi – e ha voluto ringraziare tutti per quanto fatto in questa stagione, compresa la gestione di un periodo complicato legato all’emergenza Covid, dicendosi orgoglioso per il «viaggio eccezionale» svolto fin qui e poi ha dato la carica per l’ultimo passo, la vittoria a Crotone che, di fatto, darebbe lo scudetto ai nerazzurri, matematicamente se domani l’Atalantanon vincerà col Sassuolo, altrimenti fra una settimana quando a San Siro arriverà la Sampdoria (a quel punto basterebbe un punto). Zhang ha poi abbracciato lungamente Conte e si è messo a bordo a campo per seguire parte della seduta di rifinitura iniziata intorno alle 12 e alle 13.30, mezzora prima che finisse il lavoro di Conte, ha salutato tutti e ha lasciato la Pinetina per far rientro a Milano e passare il pomeriggio in sede. Come previsto, infatti, Zhang non sarà a Crotone oggi. Vedrà la gara in tv e domani scoprirà se potrà festeggiare con la sua squadra o aspettare una settimana. Solo dopo lo scudetto, poi, verranno affrontati tutti i temi legati al futuro del club.
Una carica speciale Zhang l’ha inviata ai suoi due gioielli offensivi, Lukaku e Lautaro Martinez, i due giocatori che, segnando insieme ben 36 gol (21 il belga, 15 l’argentino), hanno trascinato l’Inter in vetta. La LuLa, però, non va in gol da quattro gare, un digiuno lungo ventitré giorni, ovvero da Inter-Sassuolo 2-1, partita guarda caso griffata proprio dai due attaccanti. Quattro gare di fila senza gol in campionato, però, non rappresentano una novità per i due bomber nerazzurri. Un periodo simile di “astinenza” era capitato a gennaio. Proprio dopo la gara d’andata contro il Crotone (terminata 6-2 con quattro gol della coppia, tre di Lautaro e uno di Lukaku), iniziò un periodo di silenzio: zero gol contro la Sampdoria il giorno della Befana (sconfitta 2-1 a Genova, l’ultimo ko in campionato), 2-2 a Roma, 2-0 alla Juventus e 0-0 a Udine. In tutto 5 punti su 12 disponibili. Questa volta è andata meglio, visto che di punti l’Inter ne ha collezionati 8 grazie alle vittorie firmate Darmian con Cagliari e Verona, più i due 1 -1 con Napoli e Spezia. Ovviamente, però, per agevolare il compito alla squadra stasera allo Sci-da sarebbe importante che i due si sbloccassero: l’Inter ha dimostrato di avere armi alternative per vincere le partite, ma Conte, così come Zhang, si aspettano l’acuto finale della loro coppia d’oro.
Il fatto che abbia impresso il suo nome sulle ultime vittorie in campionato, ha portato per esempio Darmian a essere favorito su Perisic per il molo di esterno sinistro del 3-5-2. Il jolly, che ha dimostrato di essere a suo agio su entrambe le corsie – il primo gol in campionato contro il Genoa il 28 febbraio arrivò da laterale destro -, potrebbe però non essere l’unica novità nell’undici dei “titolarissimi” di Conte degli ultimi tre mesi. C’è infatti un ballottaggio per il molo di mezzala sinistra fra Eriksen e Sensi, con le quotazioni dell’azzurro in grande risalita.
Ad Appiano Gentile tutti sperano di vincere lo scudetto battendo la Sampdoria a San Siro sabato prossimo, senza la scorciatoia del tricolore davanti alla televisione grazie a una mancata vittoria dell’Atalanta domani a Reggio Emilia con il Sassuolo.
Ovviamente a patto che i nerazzurri oggi conquistino i tre punti a Crotone.
Per l’Inter sarebbe la seconda volta di un trionfo in campionato da spettatori seduti in poltrona. È successo 12 anni fa, a maggio del 2009, anche se in quel caso con una dinamica invertita.
I giocatori, all’epoca allenati da José Mourinho, festeggiarono il giorno prima della partita in programma con il Siena a San Siro. Merito della sconfitta del Milan a Udine.
Javier Zanetti e compagni iniziarono a brindare alla Pinetina davanti alla tv, insieme a Massimo Moratti. Poi via alle prime celebrazioni con i tifosi in attesa di un risultato favorevole fuori dai cancelli del centro sportivo.
Il tempo di organizzarsi e la squadra partì in pullman verso Milano per unirsi alla folla in Piazza Duomo.
Il fine settimana si concluse nel migliore dei modi con il 3-0 casalingo al Siena con gol di Cambiasse), Balotelli e Ibrahi-movic.
Sarebbe la seconda volta anche per Antonio Conte che sigillò con le stesse modalità il suo terzo scudetto juventino.
Il 4 maggio 2014 la Roma cadde fragorosamente a Catania (4-1). Quanto bastava per assicurare alla Juventus che il divario con i giallorossi era diventato onnai incolmabile.
Il giorno dopo la forma-zione bianconera completò l’opera superando in casa l’Atalanta per 1-0 e mantenendo il ritmo da primato verso il punteggio record di 102 punti.
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