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Ci fosse stato Ibra, lui e CR7 avrebbero sgomitato in locandine omeriche: Achille contro Ettore. Gli eroi dei due eserciti. Ma per rappresentare il conflitto di potere tra il Milan capolista e la Juve campione d’Italia, in scena stasera a San Siro, vanno benissimo anche Gigio Donnarumma e Cristiano Ronaldo perché si guarderanno in faccia e perché anche il loro è uno scontro tra numeri uno. Miglior portiere per media-voto del campionato? Gigio, 6,6, davanti a Gollini (6,57, Atalanta) e Silvestri (6,56, Verona).

Miglior attaccante? Cristiano, 6,95, davanti a Belotti (6,85, Torino) e Lukaku (6,69, Inter). Appunto. E anche se allarghiamo lo sguardo all’orizzonte europeo, fatichiamo a trovare eccellenze superiori. Manuel Neuer, 34 anni, non è più sovrano inattaccabile del ruolo. In 14 partite di campionato, il tedesco, pur protetto dal Bayern campione d’Europa, ha subito 21 gol, 8 più di Donnarumma. Blindato dall’ermetismo tattico del Cholo, lo sloveno Oblak ha incassato solo 6 dispiaceri in 15 match di Liga, con un impressionante 86,96% di parate.

Con il 75%, Gigio, che protegge un Milan molto più offensivo dell’Atletico Madrid, si lascia alle spalle eminenze come Alisson, Ederson, Courtois, De Gea… e, soprattutto, data l’età e i ritmi di crescita, è destinato a ricoprire presto il ruolo di guida che era di Gigi Buffon. In questa stagione è cresciuto molto, tecnicamente, ma ancora di più caratterialmente. Dida e Ibra Alle basi dell’antico maestro Magni, Donnarumma ha aggiunto la lezione preziosa dei preparatori arrivati con Gattuso e Giampaolo, Betti e Ragno, che lavorano ancora con lui. Nonmeno prezioso l’apporto di Nelson Dida che ha esperienza vincente da vendere. Ci ha messo del suo anche Ibra che gli ha ordinato: «Devi gridare. Devi parlare di più in campo!». Se oggi riconoscete il vocione di Gigio, non è solo per effetto degli stadi vuoti, ma perché guida i compagni come prima non faceva. La fascia portata a lungo, in assenza di Romagnoli, gli ha dato ulteriore sicurezza. C’è molto di suo nel primato di Pioli: dal tacco parato a Lukaku in coda al derby, al miracolo su Mertens al San Paolo, al riflesso su Scamacca a Genova, fino al guizzo di Benevento su Lapadula.

L’unica volta che ha mollato i pali (con la Roma), il Milan ha pagato. Più in generale, Donnarumma è cresciuto in continuità, serenità e convinzione. La vera forza di Buffon non è stata il talento, ma la continuità del talento. Gigio, ragazzo- uomo che nel derby del 21 febbraio potrebbe festeggiare le 200 in A, a 21 anni, si è messo stabilmente sulla strada di Gigi. Solo Lewandowski A sbirciare tra i cannonieri dei 5 campionati top, si scopre che nel rapporto partite/gol, solo Lewandowski (13/19) ha numeri migliori di Cristiano (11/14): 1,46 gol a partita per il polacco, 1,27 per il portoghese. Più di un gol a partita anche per Haaland (1,1), il bambinone norvegese del Borussia Dortmund. Tutti e tre sono andati a segno domenica, alla prima dell’anno, tanto per non perdere il vizio. A leggere bene i numeri con più attenzione, la forbice tra Lewa e CR7 si restringe parecchio. Le 19 reti del polacco si diluiscono nell’ipertrofico bottino del Bayern Monaco: 44.

La seconda in Bundesliga non è ancora arrivata a 30. I 14 gol di Cristiano sono invece il 48,2% del bottino juventino, un’incidenza che non ha paragoni in Serie A: Immobile è il 43%della Lazio, Belotti il 36% del Toro, Lukaku il 30% dell’Inter, Ibra il 29% del Milan. La Juve, che al momento ha il sesto attacco del campionato, non ha certo rifornito il suo bomber come fa il dominante Bayern con Lewandowski. Eppure CR7, per 6 volte su 11 partite, ha segnato più di un gol. Esattamente come Lewa. Un testa a testa che sa già di Pallone d’oro. Con una differenza sostanziale, però: il polacco si è infilato spesso in allegre goleade, mentre 8 dei 14 gol del portoghese hanno procurato un vantaggio o pareggiato uno svantaggio. Oggi non esiste in Europa un giocatore più decisivo, anche perché Messi si è smarrito nelle sue malinconie. E’ l’attaccante che ha tirato di più in porta (45) e quello con la peggiore media realizzativa: 7,53%. E’ come se calciasse per dovere, senza amore: solo 7 reti in 15 match di Liga. Donnarumma sa bene quanto sia decisivo CR7. Al primo incrocio di campionato (Milan-Juve 0-2, 11-11-2018), non bloccò un tiro
di Cancelo e Cristiano lo fulminò.

Nell’ultimo (Milan-Juve 4-2, 7 luglio 2020), Kjaer e Romagnoli si fecero uccellare da un lancio lungo e Ronaldo firmò il 2-0 alle loro spalle. Stanotte Gigio urlerà perché non riaccada. A Cr7 mancheranno le sponde di Morata e la rifinitura di Cuadrado. Ma il portiere non si fida: guanti in alto, faccia coperta. Uno come CR7 picchia anche quando è seduto all’angolo.
A meno che Pirlo lo sostituisca, come fece Sarri durante Juve-Milan di un campionato fa, facendolo imbufalire. Difficile. Stasera, a San Siro, Milan- Juve, Gigio vs CR7: numeri uno.

La notte prima del ritorno nella sua vecchia casa sarà una lunghissima e snervante attesa, molto diversa da come l’aveva immaginata. Andrea Pirlo entrerà a SanSiro per la primavolta da allenatore, ma più che i ricordi inquesta stranavigilia domina l’ansia di un domani senza certezze.

Tutta colpa del Covid, che nella settimana della sfida più importante, quella che può rilanciare o ricacciare indietro la Juve nella rincorsa verso il 10° scudetto, ha preso di mira la Signora, privandola con certezza di Alex Sandro e Cuadrado, e lasciandola conil timore che altri positivi possano saltare fuori oggi, a poche ore dal match, costringendo il tecnico a escogitare altre soluzioni d’emergenza. «Stiamo aspettando lo spoglio», ha cercato di sdrammatizzare il tecnico in conferenza stampa, prima che venisse comunicata la positività di Cuadrado.

Ad accendere la miccia era stato Alex Sandro lunedì, altra benzina gettata sul fuoco bianconero dopo lo stop, prima della gara con l’Udinese, di Morata, che nonha recuperato dal risentimento muscolare alla coscia destra. Pericolo focolaio Tre assenze pesanti piovute sulla testa dell’allenatore, che deve fare i conti anche con la febbriciattola di Dybala: «Lunedì aveva 37,6 — ha spiegato Pirlo — ma ieri stava meglio e salvo imprevisti giocherà».

La traduzione di imprevisti è Covid, anche se Dybala lo ha già avuto lo scorso aprile, ieri era negativo e in teoria dovrebbe essere tra i meno a rischio. La squadra è rimasta a Torino e partirà per Milano in tarda mattinata, dopo aver avuto tutti gli esiti del terzo giro di tamponi. Ieri alla Continassa hanno tirato un primo sospiro di sollievo perché temevano un contagio più diffuso, visto che Alex Sandro ha giocato quasi tutta la partita con l’Udinese (Cuadrado invece era squalificato) ma bisognerà attendere ancora qualche ora per avere la certezza che non ce ne siano altri. In serata si era diffusa la notizia di altre positività, ma dalla Juventus non è arrivata alcuna conferma.

Tamponi e attesa Dalla Asl di Torino fanno sapere che i due positivi non paiono legati all’attività di squadra ma infezioni prese probabilmente fuori dal contesto calcio: «La società ha avvisato subito delle due positività — ha detto Roberto Testi, direttore del Dipartimento di Prevenzione della Asl Città di Torino — e in questo momento non si può parlare di focolaio, visto che tutti gli altri risultano negativi. Se dovessero esserci nuovi casi e venisse confermato un focolaio non controllato allora la Asl, per la sicurezza dei giocatori stessi, sarebbe costretta a intervenire e bloccare la trasferta». In serata c’è stato anche l’intervento dell’assessore regionale all’emergenza Covid della Regione Piemonte: «Milan-Juventus si giocherà — ha assicurato Matteo Marnati, in collegamento a Top Calcio 24 —. Ho appena sentito il direttore generale della Asl di Torino e mi ha detto che non è stata presa alcuna decisione. Il nostro interesse è che siano le autorità sportive a gestire la questione. Non c’è un’emergenza che giustifichi un intervento della Asl di Torino».

La Juventus è intenzionata a partire, attenendosi al protocollo, ma dovrà comunque attendere il via libera dell’autorità sanitaria competente. Niente alibi Il momento è delicato, Pirlo sperava di arrivare a questa sfida con meno incertezze, ma non ha alcuna voglia di piangersi addosso: «Domani (oggi, ndr) vedremo chi potremo far giocare, ma non dobbiamo avere alibi. Troveremo 11 giocatori da mandare in campo. Questa situazione è capitata anche ad altre squadre, la rosa è competitiva in ogni settore, andiamo a San Siro per giocarci la nostra partita, senza paure né problemi. Al tecnico non resta che incrociare le dita ancora per un po’ e poi pensare solo alla partita, che non considera decisiva ma molto importante sì: «Stiamo lavorando per rimontare. Il Milan è primo meritatamente, noi dobbiamo risalire gara dopo gara e ad aprile guarderemo la classifica per vedere dove siamo arrivati. Voglio una Juventus consapevole della propria forza: andiamo a San Siro per comandare il gioco». Serata speciale Il Milan può diventare uno step decisivo in chiave scudetto: Madama non ha ancora mai vinto con una squadra d’alta quota (pari con Roma, Lazio e Atalanta, oltre ai rossoneri dovrà affrontare nel girone d’andata Inter e Napoli). In Champions Pirlo si è goduto la straordinaria vittoria di Barcellona, in campionato invece manca ancora una partita così, di quelle che ti fanno svoltare la stagione. Il Maestro a San Siro ha vissuto un’infinità di notti magiche da giocatore, chissà se il suo vecchio stadio gli regalerà le stesse gioie da allenatore.

Se c’è una certezza, nel Milan capolista, è la consapevolezza della propria forza. Un percorso avvenuto per piccoli passi, cominciato nello scorso campionato e proseguito in questo, non a caso vissuto da protagonista, senza aver mai perduto una partita. Adesso che a San Siro arriva la Juventus, è proprio questa consapevolezza che consente a Stefano Pioli di poter affrontare la gara con un atteggiamento tutt’altro che rinunciatario: «Se approcci la partita per pareggiare, vuole dire rischiare seriamente di perdere. Dobbiamo cercare di giocare al meglio delle nostre possibilità. Vogliamo provare a vincere anche questa volta. Io sono contento quando a fine gara vedo una squadra che ha dato tutto». Con dieci punti di vantaggio sulla Juventus, ma uno solo sull’Inter, è legittimo che il tecnico rifiuti di voler dare alla partita un significato decisivo in chiave scudetto. Ma sembra poco sincera quando dice che non sarà decisiva nemmeno per la Juventus, che insegue a 10 punti e che, in caso di ko, si troverebbe davvero a una distanza siderale dal primo posto: «No, la Juve non sarebbe fuori dai giochi, manca ancora tanto. C’è ancora spazio per recuperare, soprattutto per una squadra forte ed esperta come quella di Pirlo»”.

Anche perché alla favoletta di una squadra in crisi, Pioli non ci crede affatto: «Mi aspetto una Juventus in crescita. Ha dovuto iniziare un nuovo percorso, quindi è normale perdere qualcosina, ma è una squadra difficile da affrontare. Servirà una partita molto lucida. La Juve è forte, ma affronterà un Milan pronto e forte». Anche se stavolta è il Milan a guardare gli avversari dall’alto al basso, resta comunque una vigilia molto sentita: «E’ sempre una grande partita. E’ una gara importante e lo sappiamo. Però il campionato è una maratona, questa è solo una tappa, importante, ma non decisiva. Vogliamo fare una grande partita, sapendo che all’interno troveremo delle difficoltà». Almeno su una cosa Pioli non nega l’evidenza: «Per noi è cambiata la gerarchia del campionato, abbiamo fatto 17 punti in più rispetto all’anno scorso. La strada è quella giusta ma non possiamo parlare di partita decisiva alla quindicesima di campionato»..

Anche se alcune immagine postate da Ibrahimovic sui social potevano far supporre un clamoroso recupero dello svedese, Zlatan in realtà rimarrà ancora a vedere: «L’ho rimproverato per quel video, perché poi sono stato sommerso di messaggi per sapere se recuperava. Sta meglio, sta lavorando bene, ma contro la Juventus non ci sarà. Al suo posto giocherà Leao: sta crescendo, non ha le stesse caratteristiche di Ibra e quindi dobbiamo capire bene come servirlo. Però vedo in lui grande voglia di crescere e di migliorare». Ibra non sarà l’unico assente, a centrocampo non ci saranno né Bennacer, né il sostituto naturale Tonali: «L’idea è quella di far giocare Krunic. Si prepara sempre la strategia iniziale, poi c’è pronto un piano B se le cose non vanno». Ancora una volta il Milan scenderà in campo conoscendo il risultato dell’Inter. Da quando i nerazzurri sono arrivati in zona sorpasso,hanno sempre giocato prima dei rossoneri, hanno sempre vinto e hanno quindi messo una pressione in più al Milan, obbligato a sua volta a vincere per non perdere il primato. Accadrà anche oggi, visto che i nerazzurri affronteranno la Sampdoria alle 15, mentre Milan-Juventus è il posticipo notturno. Ma Pioli sostiene che la squadra non sente la pressione: «Noi prepariamo la partita con grande concentrazione ,indipendentemente dal risultato delle altre. Noi dobbiamo pensare solo a fare bene, è troppo presto per pensare alla classifica».

A luglio, l’ultima sfida con la Juventus è finita 4-2 per il Milan. Ma Pioli non ci fa troppo caso: «Quello che è stato è stato. A luglio è stato importante vincere quella partita, ma è il passato. Domani sarà difficile. La partita del campionato scorso va presa come esempio per far vedere alla squadra che le partite non finiscono mai. Eravamo sotto di due gol, ma poi abbiamo vinto 4-2. La squadra ha fatto esperienza di questa cosa e ora ci crede sempre. Questa qualità è importante». E se magari stasera si dovesse ripetere il successo,allora magari la parola scudetto verrebbe sdoganata: «Noi dobbiamo continuare così e migliorare ancora. Per fare bene servono due cose: intensità e qualità. Se manteniamo alti questi due fattori, possiamo essere protagonisti a lungo».



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