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Il primo obiettivo per l’attacco granata è in questo momento Sanabria, ma in base al numero delle uscite da reparto offensivo attualmente a disposizione di Nicola dal mercato potrà anche arrivare un ulteriore attaccante. Magari quel Kouame fortemente trattato prima che la Fiorentina chiudesse, almeno temporaneamente, anche a una corposa proposta di 16 milioni più 2 di bonus formulata dalla dirigenza del Torino.



Vagnati in questo momento è attivo sul fronte Sanabria, ma sa che l’ingresso del paraguaiano potrà avvenire contestualmente, se non subito dopo l’uscita di almeno un elemento. Edera è ambito in Turchia, dal Trazbonspor, nonché dai serbi della Stella Rossa con sullo sfondo l’interessamento del Crotone. Il discorso, però, riguarda soprattutto Bonazzoli e Zaza. Il centravanti di proprietà della Sampdoria è pure stato richiesto dal Crotone, con il Parma che negli ultimi giorni si è ugualmente mosso per riceverlo. Il cartellino resta di proprietà dei blucerchiati, quindi quale possa essere la destinazione, la formula sarà nuovamente quella del prestito da parte del club di Ferrero. Da Zaza il Toro può invece monetizzare, o nel caso di un affare da chiudere con il Cagliari arrivare a uno scambio di cartellini (in questo caso con quello di Pavoletti). Zaza, che questa sera dovrebbe partire titolare a Benevento, piace anche agli stessi campani allenati da Filippo Inzaghi. Se a Vagnati riuscisse il filotto di cessioni, ecco che si riaprirebbe la strada che porta a Kouame, con Defrel del Sassuolo alternativo all’ivoriano della Fiorentina.

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Tiene ben a bada la mozione degli affetti, Nicola: lui che pure avrebbe potuto dilungarsi, e a ragione, sul suo tifo per il Toro fin da bambino. O sull’eredità sentimentale di quel gol segnato (da giocatore finalmente granata) nella porta del Mantova nel 2006, che valse la promozione in A. In fondo, durante la conferenza stampa di presentazione, l’unica frase che il suo cervello ha concesso agli aggettivi del cuore granata è stata questa: «Per me è una sfida speciale».

E tutto il resto? Un pragmatismo e una lucidità essenziali. Che non significa affatto freddezza, distacco dalle passioni. Anzi: Nicola è esattamente l’opposto. Non esiste cervello senza cuore, ma il cuore non deve confondere il cervello. Il cuore alimenta il cervello, spalanca scenari anche impossibili, ma poi è il cervello a dover controllare il cuore. La situazione è grave: non c’è tempo per i ghirigori dialettici. Proviamo a risentirlo, Davide. Non c’è bisogno di leggere tra le righe.

«Mi scuso per la voce rauca: in questi 3 giorni ho già iniziato a usarla… Ringrazio tutti, con affetto: questa è una sfida speciale per me. La storia del club, blasonata, importante, deve rappresentare una costante per andare sempre oltre i limiti. Mi interessa subito fare: e non perdere tempo in parole. Agire sulle priorità per avere un cambio di trend: subito. Ringrazio per il lavoro svolto e saluto anche Giampaolo, a distanza».

«Per prima cosa ho detto ai ragazzi che è necessario creare un gruppo di uomini veri. Relazioni schiette, ma anche educate e produttive. Senza queste, non si costruisce un gruppo che vada oltre le difficoltà. Bisogna credere ciecamente nel lavoro. E lavorare in armonia. Non sta a me valutare ciò che è stato fatto prima. Io ho subito iniziato a lavorare sulle priorità. Prima di tutto, la creazione di un gruppo. E voglio subito», cioè fin da stasera a Benevento, «una prestazione che segua i nuovi principi: miei. Non bisogna aver paura di sbagliare. Bisogna anche sbagliare, per fare. L’errore non deve far perdere sicurezza, paralizzare.

Io credo ciecamente in questi ragazzi: dobbiamo dimostrare a noi stessi che è così, che i valori ci sono. Pretendo una nuova mentalità. Ho trovato una rosa che si è messa a disposizione. Mi aspetto atteggiamenti e comportamenti all’altezza. Davanti abbiamo 20 partite: 20 finali? No: questi sono luoghi comuni che non mi interessano. Dobbiamo essere coscienti della realtà che stiamo vivendo. Solo così si possono muovere passi in avanti. Se avremo gli atteggiamenti e i comportamenti giusti, ne potremo uscire. E’ importante anche la gestione delle emozioni. Non si può essere schiavi delle emozioni. Solo il lavoro e la forza di volontà ti permettono di raggiungere degli obiettivi. Non è questo il difficile. Il difficile è rimanere equilibrati perseguendo l’obiettivo, fosse anche con un percorso a zig zag. Io plasmo le mie idee sulla base dei giocatori che ho. Tanto entusiasmo, determinazione, leggerezza, senso di responsabilità: ecco cosa mi aspetto».

Gli chiedono della generosità di Belotti, sino a spomparsi (troppo) in ogni zona del prato: «Io amo le persone generose che danno tutto. Ma bisogna anche essere ordinati». Torna a parlare in generale: «Un allenatore deve essere coerente nelle richieste. Io ci metto una passione e un entusiasmo incredibili: mi aspetto di vedere la stessa cosa sul campo. Sono tremendamente curioso di giocare questa partita: la prima di un percorso per arrivare a un’identità precisa.

Non abbiamo molto tempo. Io ho idee precise. Idee tattiche e comportamenti individuali. Non vedo l’ora di vedere i giocatori all’opera. Ho la consapevolezza di essere in un club speciale. Ma non si può diventare un salvatore della patria in tre giorni. Però sono anche straconvinto di poter fare bene. Io sono un martello. Non so se sono un grande motivatore, ma so che sono sempre molto motivato e tremendamente curioso. Do tutto me stesso. E se poi tutto questo trascina gli altri, bene. Le mie valutazioni saranno in divenire. Giovani, vecchi…. Io devo poter dare nel tempo una possibilità a tutti. Ma ogni giocatore deve dimostrare con la voglia, la fame e gli atteggiamenti giusti che può essere parte del gruppo. L’ho chiarito a tutti, lo sanno. Voglio conoscere meglio i giocatori. Valutarli innanzi tutto in questa prima partita: e poi dirò a chi di dovere se ci sono o non ci sono gli atteggiamenti giusti per giocare in questa squadra»: col mercato aperto… «Adesso il nostro futuro è questa partita, la prima verifica è questa. Ai giocatori dico: dimostratemi di voler fare cosa vi ho chiesto. Solo dopo parlerò con la società per capire cosa serve. La mia prima regola è credere ciecamente nel gruppo. Poi, se non vedo gli atteggiamenti giusti, se ne parlerà».

Kamil Glik sì, Iago Falque a gara avviata. I due ex Toro avranno destini differenziati. Lo spagnolo, nelle rarissime e ridotte esibizioni, ha suscitato sempre rimpianti: fosse stato abile ed arruolabile, avrebbe offerto un grande contributo al campionato della Strega. Anche stasera si accomoderà inizialmente accanto ad Inzaghi. «Non è ancora pronto per giocare dal primo minuto, potrà darci una mano a gara in corso», dice il tecnico alla vigilia del match. In quanto a Insigne deciderà soltanto stamattina, ma quasi sicuramente il colpo alla caviglia indurrà SuperPippo a preferirgli Tello che, in tandem con Caprari, proverà a innescare Lapadula, bomber dalle polveri bagnate. Improta, invece, dovrebbe tamponare ancora una volta la falla apertasi in difesa con l’infortunio di Letizia. Il trio Dabo, Ionita, Hetemaj proverà a non far rimpiangere Schiattarella, negli ultimi tempi in grande spolvero. Pippo Inzaghi, come di consueto, non drammatizza: «E’ un’emergenza continua, siamo abituati. L’importante è mantenere l’equilibrio; se vogliamo salvarci, non deve mai venir meno. Siamo consapevoli di dover sudarcela sino alla fine». Un occhio, infine, al Torino: «Ha un organico di tutto rispetto, alcuni giocatori di valore europeo, il centravanti della Nazionale. E poi il cambio dell’allenatore sarà un vantaggio per loro. Dispiace per Giampaolo e faccio un grande in bocca al lupo a Nicola. Ma noi dovremo riprendere il cammino interrotto».

Davide Nicola si prenderà ogni minuto a sua disposizione prima di prendere una decisione definitiva. Prima cioè di disegnare il suo Toro. O almeno quello che si vedrà questa sera in campo a Benevento. Non esistono certezze assolute. Ma una bozza del primo Toro di Nicola è già venuta a galla al Filadelfia in questi primi giorni di allenamenti: tre. Al di là dei discorsi legati al modulo, che in questo momento rimarrà il 3-5-2 consolidato da Giampaolo nelle ultime settimane, il nuovo corso è legato a due concetti in particolare: aggressività e verticalizzazioni. Non è proprio tempo per vincere la classifica del possesso palla: Nicola non è stato chiamato per questo, ma per cercare di portare la barca in porto senza ulteriori scossoni.

Dunque, al Vigorito spazio a un Toro solido. Che non potrà contare sull’esperienza di Nicolas Nkoulou: l’affaticamento muscolare all’ileo-psoas destro non gli ha nemmeno permesso di partire alla volta di Benevento. Non ci sarà il camerunense, comunque ai margini del progetto Giampaolo. Per una maglia da titolare si candidano Izzo, Bremer e Rodriguez. Il primo ormai è praticamente intoccabile: resta perché ha dimostrato di tenere ai colori granata, ma anche perché pochi difensori in Italia sono migliori di lui nelle vesti di centrale di destra della difesa a tre. Poi Bremer, che può agire anche sulla sinistra: è in vantaggio su Lyanco, che può finire in panchina.

Anche perché sul lato opposto a quello di Izzo è caldo il nome di Rodriguez, che può permettere al Toro di far ripartire più velocemente l’azione. In mezzo al campo, con il rientro di Rincon dopo la squalifica, il pacchetto degli interni è già pronto: accanto al venezuelano dovrebbero giocare Lukic e Linetty. Sulle corsie, invece, la gioventù dirompente di Singo e la preziosa esperienza di Ansaldi, che dovrebbe spuntarla su Murru, disastroso contro lo Spezia. Davanti c’è una sola maglia per tre: se la contendono Zaza, Verdi e Gojak. Ma l’attaccante di Metaponto guarda tutti dall’alto: in barba alle continue voci di mercato che si rincorrono sul suo conto, pare lui in vantaggio per fare da spalla a Belotti, stasera dal primo minuto. Per Nicola non ci sono problemi di coesistenza: possono giocare insieme dall’inizio. Nell’attesa di una seconda punta che più si avvicini alle idee del tecnico (Sanabria su tutti), Zaza si ritrova in mano l’ultimissima possibilità di tenersi stretto il Toro. Gettarla al vento, mai come stavolta, significherebbe addio.



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