Non si ferma mai Albano Carrisi. Neanche in tempo di pandemia. «Bisogna essere sempre vigili e pensare a nuovi progetti», dice il leone di Cellino San Marco, che – nonostante l’anno diffìcile segnato dal coronavirus – non ha perso il suo proverbiale ottimismo. «Ringrazio Dio, perché sto bene».
Nelle scorse settimane Al Bano si è vaccinato contro il Covid-19 – «Ho fatto la prima dose di Moderna e questa settimana faccio il secondo “ritocco”, come lo chiamo io», dice – e ha fatto visita ai malati dell’ospedale alla Fiera del Levante di Bari. Ha cantato e parlato con i ricoverati da dietro il vetro del reparto di terapia intensiva.
«È stato emozionante. Sono molto felice di dare il mio supporto», racconta. E, mentre aspetta con trepidazione di poter cantare su un palco e di tornare a fare il coach di The voice senior con la figlia Jasmine, sogna Sanremo 2022. E non solo.
Possiamo dire che, nonostante la pandemia, non sei mai a corto di progetti. «Certo che no! Adesso, per esempio, mi sto occupando della mia nuova cantina di vini. Sarà un bel gioiello, stiamo creando nuove vigne, il nome del l’etichetta… Appena sarà tutto pronto ne parlerò in maniera più approfondita.
Un buon bicchiere di vino, non ho alcun dubbio, aiuta a vivere meglio». Non starai forse pensando di mettere da parte la musica? In passato hai annunciato più volte il ritiro dalle scene, ma poi ci hai sempre ripensato. «La musica è linfa vitale per me, così come la mia terra. Vanno insieme e vediamo che cosa succede in futuro».
È vero che già pensi al Festival di Sanremo 2022 e che ci vorresti andare con Romina Power? «Lo sapete che soffro di “sanremite acuta”: è come una febbre che non passa, una malattia da cui non si guarisce. È presto per dire che cosa succederà, però di certo vorrei esserci, anche con Romina.
L’unico problema è convincerla, perché lei invece la febbre sanremese non l’ha mai avuta, non ama le competizioni. Se mi dicesse “sì”, ne sarei ben contento». Ti vedremo di nuovo fare il coach a The voice senior in coppia con tua figlia Jasmine?
«Penso proprio di sì, lo rifarò con lei. É stata un’esperienza intensa e divertente e. ha reso il nostro rapporto padre-figlia ancora più bello di quanto già non fosse prima». I tuoi figli ti hanno sempre descritto come un padre presente. Come nonno, invece, quale voto ti daresti?
«Il voto non lo so, ma posso dire che, anche se viviamo lontani, non passa giorno senza che io non veda e non parli con Kay e Cassia, grazie alle videochiamate con mia figlia Cristèl. E poi durante le ultime vacanze di Pasqua abbiamo avuto la possibilità di stare tutti insieme, in famiglia, proprio qui a Cellino. Sono un nonno fortunato».
«Il primogenito è identico a suo padre (l’imprenditore di origini croate Davor Luksic, ndr), mentre Cassia mi ricorda tanto Cristèl da piccola. Speriamo di averne anche altri, di nipoti».
«Felicità? Vedere la fine della pandemia».
Tornando alla musica, tra i tuoi tanti cavalli di battaglia c’è Felicità. Ebbene, che cos’è oggi, per te, la felicità? «In un momento difficile come questo, felicità sarebbe vedere la fine della pandemia. Sono fiducioso. È stata debellata l’influenza spagnola, cento anni fa, e succederà anche stavolta con il Covid-19.
Confido molto nel vaccino e invito tutti a vaccinarsi come ho fatto io. L’augurio è di poter tornare a stare tutti insieme a bere un bicchiere di vino e a mangiare un panino. Quella è la felicità».
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