Vladimir Putin potrebbe rimanere alla guida della Russia fino al 2036. Lo garantisce una modifica alla Costituzione che lui stesso ha voluto e che è stata confermata con referendum a cui ha detto sì il 78 per cento dei votanti. Tra 16 anni Volodja (è il diminutivo di Vladimir) avrà 83 anni, ma già ora è “lo zar eterno”, così qualcuno l’ha definito.
Certo, la storia non è mai una strada diritta, ha svolte improvvise e tortuose, imprevisti e colpi di scena. Qualunque cosa può e potrà accadere, soprattutto se si parla di un impero multietnico vasto 60 volte l’Italia, in cui esercitare il potere dal centro è tanto difficile quanto essenziale.
Per ora però Putin quell’impero lo tiene saldamente in mano. È, insieme al presidente cinese Xi Jinping, l’uomo più potente del mondo. Quel potere, a cui ha sacrificato sempre tutto, non ha intenzione di dividerlo con nessuno. Almeno per altri 16 anni.
Non male per un ragazzo cresciuto in venti metri quadrati nella periferia di Leningrado. I genitori erano due sopravvissuti all’assedio della città da parte dei nazisti. Hitler aveva promesso di prendere la città simbolo dell’Unione sovietica in poche settimane. L’assedio durò due anni e cinque mesi. Il padre di Vladimir, combattente volontario, rimase ferito in battaglia, la madre soffrirà per sempre le conseguenze della denutrizione.
Vladimir perde, senza conoscerli, due fratelli maggiori: Oleg, morto a pochi giorni dalla nascita, e Viktor, che cede alla difterite a nove anni. Da ragazzino Volodja è aggressivo, violento, «un bullette» si definirà lui stesso anni dopo. Si dà alla boxe, gli rompono il setto nasale, poi alla Sambo, arte marziale allora diffusissima.
A 12 anni legge un libro, Lo scudo e la spada che racconta le avventure di una spia sovietica. È la lettura che segna la sua vita: il suo sogno diventa quello di entrare nel Kgb, i potentissimi servizi segreti di Mosca, un’ossessione che porterà avanti con determinazione e a cui sacrificherà tutto, anche l’amore della sua vita.
Dopo le scuole superiori il giovane Putin si iscrive a Giurisprudenza, si innamora di una studentessa di medicina il cui nome non è mai stato rivelato.
Un amico del futuro zar la descrive come una ragazza «bellissima, intelligente, dal carattere molto forte». Le fedi sono pronte, anche i vestiti. La mamma di Volodja ha già deciso di regalare alla coppia la Zaz 966, auto fabbricata in Ucraina, che ha vinto a una lotteria. Ma pochi giorni prima delle nozze, Vladimir rompe il fidanzamento. Dice: «Meglio affrontare il problema oggi che poi». È un funzionario del Kgb, al quale Putin ha presentato domanda di ammissione, a fargli capire che per essere una vera spia sovietica è meglio rimanere scapoli. Una moglie, se vuole, la troverà più avanti.
Il matrimonio arriverà qualche anno più tardi, il 28 luglio 1983. A una festa, nel 1979, Vladimir ha conosciuto una ragazza: Ljudmila Aleksandrovna Skrebneva. Lei lo nota perché lui si porta il bicchiere alle labbra e fa solo finta di bere. È astemio, addirittura odia la vodka. Quasi impossibile per un russo. Il fidanzamento dura tre anni e mezzo.
Vladimir è gelosissimo, racconterà poi Ljudmila. Un giorno la vede ballare allegra in mezzo alla pista, la raggiunge e le dice: «La nostra storia non ha futuro». Ma sarà lui a tornare da lei per ricominciare. Al matrimonio indossa un completo grigio con panciotto, lei è in bianco con il velo. Arrivano su una enorme Zil nera. Vanno a vivere nella casa dei genitori di lui: in una stanza di 12 metri quadrati. Nascono Maria, la primogenita, e, quando Vladimir viene mandato a Dresda, in Germania dell’Est, Ekaterina. Sulle due figlie dello zar aleggia da sempre un alone di mistero. Entrambe vivono praticamente in incognito, lui protegge la loro privacy in maniera ossessiva tanto da cambiare loro i nomi. Ekaterina si chiamerebbe oggi Iekaterina Tikhonova, sarebbe una campionessa di rock and roll acrobatico ma soprattutto il padre l’avrebbe messa a capo del Fondo per lo Sviluppo nazionale intellettuale che non si sa bene a cosa serva, ma gestisce progetti da miliardi di euro.
Dalla Germania dell’Est, dopo la caduta del muro di Berlino, la famiglia Putin torna in Unione sovietica. Vladimir lascia il Kgb e inizia a lavorare per il comune di Leningrado. Si fa strada, è bravo a stringere accordi, ha carisma. Man mano che il potere di Putin cresce, il matrimonio con Ljudmila si sfalda. Si seperano ufficilamente nel 2013 quando lui è presidente da 13 anni.
A Vladimir le donne piacciono, non lo ha mai nascosto. Dice: «Le donne russe sono le più belle del mondo, poi vengono le italiane». Ne sceglie però una di origine uzbeka, Alina Kabaeva, 37 anni, ex ginnasta, medaglia d’oro nel 2004 alle Olimpiadi di Atene. Che i due stiano insieme non è un segreto per nessuno in Russia. Lo sanno tutti ma nessuno può dirlo apertamente. Alina ha anche avuto due figli, Dimitri, nel 2009, e un bambina, nel 2012. La paternità di entrambi è attribuita a Putin. Così come si racconta della nascita di due gemelli, mai confermata. Non sono i soli. In tutta la Russia, periodicamente, spuntano presunti finti dello zar. Lui non conferma ma non nega. In fondo anche questo serve ad alimentare il mito dello “zar eterno”.
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